Dalle bevande, ai capelli. Dagli hashtag, alle emojii. Dagli accessori, ai trucchi. La moda degli unicorni continua ad impazzare in ogni ambito della nostra vita.
Ma cosa contribuisce ad incrementare esponenzialmente la loro fama?
La nostalgia dei Millennials. Il loro bisogno di evasione e fuga dalla realtà.
Gli unicorni, infatti, evocano il periodo spensierato dell’infanzia, soprattutto per chi l’ha vissuta negli anni Ottanta e Novanta.
Complice, in quegli anni, anche il marchio di giocattoli My Little Pony, per l’appunto una linea di pony colorati che spopolò in breve tempo, tanto da superare per un periodo le vendite delle famigerate Barbie.
Il leggendario cavallo alato è simbolo di bellezza e saggezza, sicuramente l’emblema del mondo magico. In perfetta linea, quindi, con la voglia di evasione.
Ma l’unicorno non è solo una moda legata agli ultimi tempi, la sua venerazione ha origini antiche. Fin dal Medioevo venivano attribuiti poteri curativi all’alicorno – il tipico corno a spirale posto sul capo del cavallo alato, ndr -, si pensava, infatti, che fosse in grado di neutralizzare i veleni.
Solo nell’epoca vittoriana l’unicorno iniziò a comparire nelle storie per bambini e, quindi, iniziò anche ad essere associato all’arcobaleno.
Successivamente è diventato il simbolo delle associazioni LGBT, comparendo sugli striscioni delle manifestazioni, in questo caso rappresentando la rottura degli stereotipi e probabilmente in associazione alle bandiere arcobaleno.
Bandiera Arcigay
Così come, non di rado, compare in occasione di manifestazioni di qualsiasi tipo, come quella organizzata ad Amburgo lo scorso aprile per il riconoscimento del valore della ricerca.
Nel mondo dell’economia, invece, il termine unicorn sta ad indicare una start up il cui valore stimato è superiore a un miliardo di dollari. In Europa ne è un esempio Spotify (l’azienda svedese che offre un servizio musicale di streaming on demand di una selezione di brani di varie case discografiche e etichette indipendenti, ndr) stimata intorno agli 8,5 miliardi di dollari.
Se questa degli unicorni sia solo una moda passeggera non è dato sapere, ciò che è certo è che dal 2015 ad oggi continua a cavalcare la cresta dell’onda raggiungendo ogni mercato possibile. Da quelli più ovvi come il settore dei giocattoli e dell’abbigliamento, a quelli meno probabili da associare ai beniamini alati, come il settore della cosmesi e del food. A tal proposito ricordiamo l’Unicorn Frappuccino lanciato da Strarbucks lo scorso aprile.
Unicorn highlighter
Ciò che è certo è che affinché si crei una moda è necessario che un vasto pubblico si identifichi nell’oggetto di tendenza, se è un elemento radicato nella cultura del passato avrà più probabilità di attecchire come moda duratura.
Un altro elemento è legato alla popolarità delle persone che iniziano a pubblicizzarla – Lady Gaga si fece tatuare un unicorno sulla coscia per celebrare il successo del suo album Born this way – e l’ultima, non di certo per ordine di importanza, è che questa cosa sia visivamente di impatto e, conseguentemente, facilmente condivisibile sui social network.
Non è un caso che il ritorno degli unicorni sia avvenuto proprio nell’era di internet e dei social network. Difatti tutto ciò che è colorato e brillante diventa più attraente online, soprattutto su quegli strumenti che dell’immagine fanno la loro essenza, come ad esempio Instagram o Pinterest.
Più un’immagine è colorata, più aumenta la nostalgia e il ricordo della cultura pop anni Novanta, di cui la maggior parte dei Millennials ne è vittima.
A quella degli unicorni, dalla scorsa estate, si è subito associata la moda dei fenicotteri rosa e delle sirene. In attesa di scoprire se avrà la stessa forza mediatica del precedente (e ancora attuale) trend, lasciatevi ispirare dall’unicorn power.
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Metis Magazine 
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