ATTUALITÀ

INTERVISTA AD ERRI DE LUCA: “ECCO IL SIGNIFICATO DEL DISSENSO”

Nel 1989, anno della pubblicazione del suo primo romanzo dal titolo Non ora non quiErri De Luca entra nel panorama letterario italiano, da protagonista ma con delicatezza, con la poesia delle sue parole e delle sue immagini pregnanti di vita vissuta. Ma egli è anche il più insigne rappresentate delle voci fuori dal coro italiane. Dissidente contro ogni forma di censura reale e ideologica, porta il dibattito intellettuale e civile sul piano dell’azione. Il tentativo di sabotare le sue parole contrarie non è servito, egli è ancora qui a raccontarci qualcosa di sé e a regalarci il suo punto di vista su alcuni temi d’ attualità.

Siamo abituati a vederla in diverse forme, come scrittore, poeta, traduttore, giornalista, imputato, ma chi è in realtà Erri de Luca? Quali sono stati gli avvenimenti più significativi della sua vita che l’hanno portata ad essere ciò che è oggi?

Non so niente di chi sono oggi, ma mi consolo, non lo sapevo nemmeno ieri. Mi sono tenuto compagnia con la scrittura fin da ragazzo, continuo a farlo, senza poterlo considerare un mestiere. Sono uno che ama le parole, a voce e su pagine, il migliore strumento di comunicazione.

Come avvenne il suo incontro con Lotta Continua e quanto questo ha influito sui suoi scritti e sul suo modo di approcciarsi alla politica?

Lotta continua nasce nel ’69 a Torino, io ero a Roma e con un gruppo già esistente aderimmo in blocco alla nuova organizzazione. Ho saputo allora che la politica era quella che si faceva in strada e non nei palazzi. Credo che sia ancora così. Ho appartenuto a quella generazione insubordinata e a nessun partito. Finita quella, finita l’appartenenza. Oggi sono un cittadino che si interessa della vita pubblica del suo paese.

In un’intervista da lei rilasciata qualche anno fa, dice che gran parte delle persone che aderirono a lotta continua, dopo lo scioglimento del 1976, rimase “inapplicabile alla vita civile e inutilizzabile per i poteri. Inservibile”. Perchè? Qual è il discrimine tra vita civile e poteri forti?

Dopo una militanza antagonista fatta di svariati anni, fu possibile solo a pochi rientrare nei ranghi delle carriere, degli studi. Non credo alla definizione di poteri forti, sono tutti fragili e provvisori. Fingono tracotanza sapendo che la loro supremazia barcolla. La vita civile invece non vacilla e inventa la sua sopravvivenza giorno per giorno.

Quanto pesano le sue parole contrarie in merito alla questione No-Tav?

Per me stesso hanno il peso delle mie convinzioni. Per l’esterno sono invece servite da antenna per lanciare più lontano il segnale di quella lotta popolare di legittima difesa della salute e della dignità. 

Il dissenso dovrebbe essere un diritto democratico, secondo lei perché spesso questo viene “sabotato” e strumentalizzato? E’ questa una forma di censura?

Siamo un paese segnalato come il più corrotto d’Europa, secondo solo alla Bulgaria, e abbiamo la peggiore informazione libera del continente. In queste condizioni di assuefazione alla notizia sonnifera e drogata, stentiamo perfino a sapere che c’è un referendum voluto da sette regioni italiane il 17 aprile per fermare le trivellazioni davanti alle nostre coste. Il sabotaggio della notizia è censura.

La non-parola della censura è uno strumento militare, uccide e limita; cosa pensa dei recenti fatti accaduti in Turchia presso la redazione del giornale Zaman?

La Turchia ha votato a larga maggioranza un tiranno e ne sconta le conseguenze.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha ufficializzato il decreto che conferma il referendum sulle attività petrolifere nel mar Jonio per i titoli abilitativi già rilasciati “per tutta la durata di vita utile del giacimento”. I cittadini, pertanto, saranno chiamati ad esprimersi il 17 aprile. Cosa pensa che si possa fare per sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica ed esercitare la propria sovranità in merito alla questione?

Tutto il possibile, senza aspettare le televisioni. Avvisare il vicino di casa, il parente, spedire messaggi a tutti i numeri della propria agenda telefonica, a tutto il proprio indirizzario email. Si tratta di sovranità sul suolo contro la sua svendita e il suo stupro.

In questi giorni i capi di stato dei Paesi membri dell’Unione Europea stanno dibattendo circa soluzioni da prendere in merito alla questione dei rifugiati. Secondo lei è giusto che solo in pochi possano decidere il destino di migliaia di persone che ogni giorno vengono inghiottite dal mare perché inseguendo la speranza?

Non decidono niente, non loro: decidono i profughi che si buttano a mare pur di salvarsi dalla casa in fiamme, decidono le loro necessità estreme e non la nostra contabilità. Arriveranno comunque.

Per concludere, quali cambiamenti augurerebbe all’Italia di domani?

Invitato nelle scuole, nelle università , ricevo le più attente domande e osservazioni da parte delle ragazze. La futura classe dirigente italiana sarà femminile, loro sono il prossimo di questo paese.

 

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