Ci sono viaggi indimenticabili poiché meravigliosi e poi ci sono quelli indimenticabili per cause avverse.
Non sempre il viaggio è sinonimo di gioie, relax, piacere o conoscenza.
C’è un viaggio che non ha nulla a che vedere con i sogni ma, piuttosto, con incubi che spesso di tramutano in un vero e proprio inferno.
Stiamo parlando del viaggio dei migranti, uomini, donne e bambini che ogni giorno abbandonano le loro case, la loro terra nativa rischiando la propria vita, andando incontro ad una morte atroce.
Numerosi sono i commenti xenofobi:
‘’ Vengono, ci rubano il lavoro, sono gente di malaffare, spacciatori, prostitute, ladri. Incassano i soldi del nostro Stato. Sono i barconi a portare quì l’Isis e il terrorismo’’.
Ma perché questi uomini affrontano le avversità del mare, sfidando la sorte?
Dietro l’imponente flusso di rifugiati e migranti diretti verso l’Europa vi è un complicato insieme di ragioni, la più devastante è sicuramente la guerra.
La guerra in Siria non conosce limiti, va avanti da più di cinque anni e non ci sono segnali che diano adito a pensare che possa terminare in breve tempo. Oltre 250 mila persone sono morte durante la guerra.
Civili: anziani e bambini vittime dei bombardamenti, dilaniati e sepolti da tutto ciò che resta di una terra, un tempo, meravigliosa. Ora sorgono solamente macerie.
Già questo non è una ragione sufficiente?
Vivere o morire in un luogo dove la civiltà ha smesso di esistere. Scuole, uffici ospedali ridotti alla polvere.
Molte persone scappano da conflitti di varia intensità che si stanno combattendo in diversi paesi come l’Iraq, l’Afghanistan, l’Eritrea, la Somalia e il Niger.
Ma il gruppo più numeroso rimane quello dei siriani.
Nel 2015 i migranti siriani sono stati la metà di tutti i migranti che sono arrivati in Europa in più rispetto allo scorso anno.
Bashar al Assad, presidente siriano, ha iniziato la campagna di arruolamento contro chiunque voglia abbattere il regime.
Un’altra ragione per fuggire.
Molti dei siriani che scappano verso l’Europa provengono dalle aree della Siria controllate dal governo. Questa gente non vuole arruolarsi né combattere e morire per un’ideale in cui non crede. Fuggono per vivere.
“Meglio morire in mare che stare in Libia. In mare si muore una volta sola, se stai in Libia è come se morissi tutti i giorni”. Bakary ha poco più di 16 anni, è un minore ospitato in una struttura di accoglienza in Calabria. Viene dalla Guinea Bissau e ha raggiunto la Libia attraverso il Gambia, quattro settimane di viaggio nel deserto. “I letti dove dormivamo in Libia erano pieni di insetti, avevamo pagato per il viaggio, ma nell’attesa dovevamo lavorare per i padroni del posto. Gratis, come schiavi. Chi si rifiutava veniva picchiato. Ho visto gente morire sepolta a pochi metri da dove dormivamo”.
Ma molti altri sono i viaggi infernali e molte altre le ragioni che spingono un essere umano a fuggire.
Un altro esempio può essere quello delle donne provenienti dal Gambia, dalla Somalia o dalla Nigeria, posti dove vige un’efferata dittatura.
Il viaggio di queste donne è un viaggio all’insegna della violenza.
Vengono picchiate, minacciate e abusate, arrivano in Europa con la speranza di una vita migliore, rischiano la vita affrontando il mare e finiscono per diventare schiave, vendute come merce di scambio.
Quando giungono a destinazione sono come contenitori vuoti ai quali è stata strappata loro l’umanità. Sono annientate e, prima che di asilo politico, hanno bisogno che venga riconosciuto loro lo status di persona.
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