CULTURA

Die Antwoord Gli anti Barbie e Ken in un mondo di plastica

A partire dagli anni ‘80 lo star-system ha iniziato ad essere un grande contenitore di vacuità, ma soprattutto grande veicolo di informazioni e canoni di bellezza stereotipati. Insomma, da più di 30 anni, il mondo della musica e delle star ci dice come dobbiamo vestirci e a chi dobbiamo somigliare, il concetto di bellezza è monopolizzato da cantanti e attori, attrici e soubrette che fanno dell’apparire una missione, raggiungendo proseliti inimmaginabili.

Ma cosa succederebbe se i canoni divulgati dai vip cambiassero repentinamente, prendendo una rotta direttamente contraria rispetto a ciò che oggi definiamo “bellezza”? Questo è ciò che stanno cercando di fare, da alcuni anni questa parte, i Die Antwoord, un gruppo Elettrorap sudafricano formatosi a Città del Capo, alla fine degli anni Zero, da Watkin Tudor, Anri du Toit e Justin De Nobrega (aka: Ninja, Yo-Landi, Dj Hi-Tek).

Sonorità di natura hip hop e rap, si mescolano con la musica elettronica incontrando anche influenze della cultura sudafricana, ma non solo. Lo stesso gruppo  si identifica in una commistione di diverse culture, che convivono nei loro brani. La caratteristica principale dei Die Antwoord risiede nella contro cultura Zef. Questa parola proviene direttamente dallo slang Afrikaans e non può essere tradotta direttamente nella nostra lingua, ma può essere identificata come un concetto vero e proprio. Ecco allora che possiamo pensare alla contro cultura Zef come una sorta di ribellione alla conforme natura della bellezza, identificandola con qualcosa di brutto, disgustoso e sporco. Yo-Landi Visser, l’aliena cantante del gruppo, ha così definito il concetto di contro cultura Zef: “uno stile di vita fresco, diverso e innovativo che si separa dal resto della società, se vogliamo zef è anche un elogio alla povertà e al fatto che essere poveri non proibisce il fatto di essere felici, stravaganti e perché no… sexy”.

Vista l’aggressività scenica dei Die Antwoord, inizialmente si pensava che la contro cultura Zef fosse assimilabile al movimento bianco sudafricano contro la cultura nera. Scontata la critica successiva, ma non la risposta dei diretti interessati che fanno sapere al mondo che: “La cultura sudafrica è vasta, la fine dell’apartheid ha portato all’unione armoniosa delle varie culture esistenti nel territorio, ha portato tutti ad essere sullo stesso piano e sentirsi uguali”.

Qualche critica, dopo aver visto alcuni videoclip del gruppo elettro-rap, si potrebbe anche fare. Sudafricani bianchissimi, quasi da sembrare norvegesi, strani e sicuramente anti convenzionali, la loro musica di certo non veicola messaggi di pace e uguaglianza. Anzi, è costruita in modo tale da impressionare e quasi disgustare il pubblico che si ritrova a un loro concerto o semplicemente a guardare un loro video su YouTube. 

Ma, moralismi a parte, i Die Antwoord sono sicuramente interessanti proprio per come riescono a rendere piacevole e accattivante qualcosa di disgustoso, e le loro critiche mosse verso la società (soprattutto verso quella statunitense), sono molto ponderate e fastidiose, colpendo direttamente gli interessati. Emblematico è il video della canzone Fatty Boom-Boom del 2012, volontariamente creato per attaccare il simbolo dello star system patinato, Lady Gaga, criticandone l’inadeguatezza artistica e personale, in sostanza, il fatto che Gaga sia un’artista internazionale riconosciuta.

Se volessimo definire i Die Antwoord potremmo avvalerci del concetto di distopia, sia musicale sia estetica. Si, poiché il canone estetico da loro proposto rivoluziona completamente i concetti base di bellezza, e pone l’accento sull’originalità. Come figli della contro cultura Zef sono disgustosi, strani, sporchi e alieni. Non si potrebbero identificare con nulla di pregresso, ed è per questo che nello scenario della cultura pop, plastificato e patinato sono come dei mutilati Barbie e Ken, diversi ma assolutamente pronti ad entrare a far parte dello star-system. La storia insegna: se non puoi controllare direttamente un movimento, una forma d’arte o una persona, dai loro quello di cui hanno bisogno. Entrando in un sistema organizzato saranno più facilmente controllabili.

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