Avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 novembre del 1966, l’alluvione che colpì Firenze fu una catastrofe senza precedenti e destinata a cambiare in modo irreversibile il volto della città.
Il fiume Arno, straripato in più punti, invase prepotentemente le vie del centro, trasformando la città in un inferno di fango.
Nei giorni immediatamente precedenti, la penisola è stata interessata da consistenti precipitazioni che hanno interessato in particolare la zona della Toscana e del Veneto.
Nonostante la situazione meteorologica preoccupasse non poco gli addetti ai lavori, nessuno avrebbe mai potuto immaginare quale sarebbe stata la portata della catastrofe che si stava per abbattere sulla città medicea.
La pioggia cadde dal 25 ottobre al 4 novembre, sino a quando il livello dell’acqua non raggiunse i 5 metri d’altezza.
Dopo aver sommerso Santa Croce, il Duomo, Scandicci, Sesto fiorentino, Signa e Campi Bisanzio e reso inagibile l’intera area, gli amministratori decisero di lanciare l’allarme e visto il ritardo nei soccorsi, la popolazione prese in mano la situazione.
Gli angeli del fango, così vennero chiamati i volontari che da tutta Italia e non solo, si recarono nel capoluogo toscano per aiutare i residenti a spalare il fango e a salvare opere d’arte d’inestimabile valore, diedero un segno tangibile di come la solidarietà popolare potesse fronteggiare tutto, persino un’immane sciagura come l’esondazione dell’Arno.
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