Gulmurod Khalimov, capo delle unità speciali Omon della polizia del Tagikistan e addestrato personalmente dall’FBI per combattere la minaccia dello Stato Islamico, diventa pericoloso comandante dell’Isis. Prende il posto di Abu Omar al-Shishani, morto nel luglio 2014 presso la città di Shirqat durante uno scontro a fuoco. Già in Aprile le tracce dell’ex comandante si perdono e ciò fa accrescere molta preoccupazione per un uomo che ha servito a pieno il suo paese. Dopo circa un mese, però, viene diffuso un video sconvolgente.
Nel filmato, che diventa la sua prima dimostrazione di consacrazione al califfato, egli risulta circondato da altri dodici membri effettivi dell’Omon, l’Unità speciale della Polizia Russa, specificamente addestrata nella lotta antiterrorismo. In particolare l’unità di Khalimov era stata preparata direttamente dalla Special Weapons And Tactics degli Stati uniti.
Khalimov stesso nell’aprile 2015 si rivolge agli Usa dicendo che avrebbe mostrato la sua gratitudine per il particolare addestramento. Grazie ad esso afferma di essere diventato un elemento scelto, e ringrazia delle attrezzature del valore di milioni di dollari come giubbotti antiproiettile, caschi speciali, maschere, visori ed armi ultimo modello, e di aver investito ogni risorsa, economica e non, per fargli diventare esperti nell’antiterrorismo e nella guerriglia. Conclude infine dicendo che avrebbe utilizzato tutte quelle capacità per massacrarli. Le qualità militari di Khalimov e la sua adesione allo Stato islamico hanno fatto si che il tutto destasse grande preoccupazione tra i funzionari americani, tanto che viene inserito tra i ricercati più pericolosi, designato come Specially Designated Global Terrorist sotto l’Executive Order 13224 del 29 settembre 2015.
Una storia sconvolgente che ci dimostra che anche ciò su cui possiamo fare affidamento può cambiare, che probabilmente non si è mai sicuri davvero e che tutto non è mai come sembra. Un comandante apparentemente fedele alle sue convinzioni e al suo paese tradisce chi aveva creduto in lui e nella sua forza. Ora c’è da chiedersi chi sia l’eroe e chi l’antieroe e se davvero sia possibile ancora credere in qualcuno senza diffidenza.
Milena D’Alessandro
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