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Nicola Lospinoso è un poeta di Bernalda, in provincia di Matera, ha pubblicato per Arduino Sacco la sua prima raccolta di poesie “Un diario di poche parole”, nel 2012, “Occhi castani” rimasta inedita (2014), “Soliloquio e altri versi liberi” e “Canti folli” nel 2016.
Intorno alla metà di marzo contatta la nostra redazione, invitando a leggere la sua ultima raccolta di poesie “Draghi”, che inoltre verrà pubblicamente presentata il giorno 11 aprile presso la Sala Incontro di Bernalda, paese d’origine del poeta lucano. Ciò che da subito rapisce la nostra attenzione è lo stile diretto, breve, a tratti brutale; concetti apparentemente semplici, ma che nascondono stati d’animo, talmente complessi, che difficilmente ammettiamo a noi stessi, ma che lui esprime con una naturalezza disarmante.
Colpiti da questi aspetti, decidiamo di intervistarlo e fissiamo con lui un appuntamento telefonico, che si è poi rivelata una piacevole chiacchierata in cui si è parlato della raccolta di poesie, dei “draghi”, del disagio giovanile, delle condizioni di vita dei piccoli paesi, dell’arte in generale; e l’amore per l’arte è talmente forte da spingere Nicola ad auto produrre le pubblicazioni dei suoi libri, spinto dalla passione per l’arte, in particolare per la cinematografia, e a farlo tramite un’officina culturale, la CLc (Creative Language Camo), fondata da lui e da Giuseppe Di Santo (fotografo).
Ma chi è realmente Nicola Lospinoso? Venite a scoprirlo in questa intervista.
SUICIDIO DELL’UMANITÀ
Questa è
l’epoca della
dislessia dei cuori.
Attivo nel mondo dell’arte tra cinema, poesia, pittura e teatro. Ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie nel 2012; ma chi è realmente Nicola Lospinoso, vuole raccontarsi ai lettori di Metis Magazine?
Nicola Lospinoso sono tante persone insieme, un po’ come il concetto di “uno nessuno e centomila” di Pirandello, a chi mi chiede chi sono dico sempre che sono un ologramma della loro mente.
La sua poesia è attuale e diretta, parole semplici per esprimere concetti complessi: il senso di inadeguatezza, l’incapacità di esprimere sentimenti, la costante ricerca di senso. La necessità di scrivere, di dipingere, nasce dall’esigenza di trovare una risposta a questi “vuoti di senso”?
Ti direi di no perché non sono alla ricerca di qualcosa, anche se in molte poesie precedenti scrivevo che ero alla ricerca della felicità e della serenità. Diciamo che il vuoto è parte integrante dell’artista, il vuoto e la malinconia, ma più di qualsiasi cosa la ricerca. Diciamo che sono alla ricerca del mio stato d’animo perfetto che incastra gli stati d’animo positivi con quelli negativi. Non è una ricerca che ha il fine di colmare un vuoto in particolare, ma la ricerca di uno stato d’animo.
Nella sua poesia ci sono riferimenti, più o meno espliciti, legati all’uso di droghe, alcol e ansiolitici. Secondo lei, quanto il malessere interiore e l’ambiente circostante, portino al consumo di droghe e agli eccessi in generale?
Bhe diciamo che il malessere interiore e l’ambiente circostante influenzano molto questi vizi, ma non giustifico chi fa uso di alcune sostanze per nascondersi da ciò che è.
Nel mio caso specifico, sono costretto ad assumere degli ansiolitici, non vorrei usarli ma devo farlo per dei problemi infantili e adolescenziali; grazie a loro mi rilasso e mi libero dalle ansie. Quindi riesco a trovare un po’ di tranquillità, una mia dimensione, e grazie allo status mentale raggiunto scrivo, sono parte integrante di me e della mia poesia. Però non giustifico l’abuso di certe sostanze, soprattutto se legato a voler nascondere degli aspetti di se stessi.
I draghi, da cui trae ispirazione per il titolo della sua raccolta di poesie, sono la rappresentazione mentale di cosa o di quale sentimento?
“Draghi” dà il titolo a questa mia raccolta e sono i tanti me, che io chiamo draghi o mostri, sono le tante “personalità” che abitano nella mia anima, nella mia essenza. Li chimo draghi perché sento l’esigenza di farli uscire, di sfogarmi perché altrimenti ne sentirei il peso. Quello che gli altri chiamano “il mostro interiore”, io chiamo “draghi”; in realtà sono temi comuni a tutti, magari non tutti riescono ad accettarli e a conviverci. Io riesco ad attenuare tutti i draghi che sono dentro me stesso scrivendo, con la creatività, poiché per me scrivere è una valvola di sfogo, mi tranquillizza; non ho intenzione di cacciarli perché fanno parte di me.
A proposito di “Draghi” si può constatare quanto siano ricorrenti termini come “ansia”, “mostri”, “disagio”, probabilmente i vissuti più diffusi nel periodo post- adolescenziale; pensa che la causa di tale diffusione sia da imputare alle difficoltà, anche socio-economiche, che tanti giovani vivono oggi o ci si sta un po’ lasciando andare assecondando questo malessere diffuso?
Ho 23 anni e tra i miei coetanei avverto esserci questo problema, le difficoltà che oggi abbiamo un po’ tutti sono sia economiche, che legate alla realizzazione dei propri sogni. Questi problemi li vedo come un malessere diffuso, ma non concepisco questo lasciarsi andare, bisogna andare contro tutto e tutti pur di realizzare i proprio sogni, anche contro se stessi e i propri limiti. Ciò che noto nella mia generazione è l’arrendevolezza: ci si nasconde dietro i problemi legati alla mancanza di lavoro, ma non ci può far fermare da questo. Bisogna continuare ad inseguire i propri sogni e non arrendersi mai; ad esempio io so che se non scrivo non sono niente e quindi continuerò a farlo anche senza appoggi, è uno dei motivi per cui nasce anche la CLc (Creative Language Camo), la realtà di cui sono fondatore.
La produzione di “Draghi”, ad esempio, è indipendente, non c’è una casa editrice che mi appoggia economicamente, è stata possibile anche grazie a questa realtà, ciò che abbiamo fatto per pubblicizzare il libro prima del lancio, è stato realizzare un booktrailer. Con l’ officina creativa CLc ci occupiamo di cinema, teatro, video, ci muoviamo molto nel settore della produzione audiovisiva.
Le difficoltà più grandi che incontro è far capire che l’arte è a tutti gli effetti un lavoro, non un semplice passatempo: ci vuole passione, dedizione e preparazione. Non è sempre semplice lavorare e farlo con serenità, soprattutto se quello che si fa non viene riconosciuto come un lavoro, ma non bisogna lasciarsi andare, bisogna perseverare e sicuramente si raggiungeranno i propri obiettivi.
Vorrei aggiungere un piccolo appunto a proposito di “Draghi”, la raccolta è suddivisa in tre momenti della mia vita: la prima parte, forse più di 30 componimenti, è stata scritta l’estate scorsa; poi c’è stato un momento di rottura in cui ho deciso di trasferirmi in Germania, che è la parte centrale del libro, ho vissuto anche in Belgio, mi sposto molto, mi piace viaggiare.
Terminate queste esperienze, sono tornato a Bernalda per concludere il libro, di fatti la parte finale della raccolta l’ho scritta lì.
CAPRIOLE

Il poeta Nicola Lospinoso
Le mie ossa
accartocciate
alla sua anima
in un ripiglio
di angoscia
e lamenti
che risalgono
ammaliatori
dal midollo
alla coscia
e il suo
calore unto
di succo
e dolcezza
che mi sballa
paradisiaco
tra le mani
e la mia
barba sfatta
conto i mostri
ipocondriaco.
La qualità paga
da sempre e
per sempre
senza paga
libero e
rinchiuso
nelle città
deserte
tra le vie
strette
parlo solo
di me
parlo da solo con me
parlo poco
di te
che sei
che sei
un segreto
da non svelare
pensiero
irrequieto
nel gridarsi
contro
senza controllo
per andare via
spesso cretino
al fine barcollo.
Ogni sera
a vacante
sempre a
fumare
pesante
camogli
nelle sinapsi
la luce si fa
più interessante
con le pupille
dilatate
lo scatto
gli scatti
all’istante
districato
nell’iperuranio
intricante.
Non esente
dalle capriole
dei pensieri
nel cuscino
io non sono io
ad ogni respiro
ma lui non sono io
il cuore
un mimo
in ogni
centimetro
di cuore
combino
un casino.
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