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EPILESSIA E CBD: UN ESTRATTO DI CANNABIS PUÒ AIUTARE A RIDURRE GLI ATTACCHI EPILETTICI?

“L’epilessia è una condizione clinica caratterizzata da eventi accessuali, le crisi epilettiche, dovuti a scariche ipersincrone che coinvolgono popolazioni neuronali della corteccia cerebrale”

(Dizionario Treccani)

L’epilessia è un disturbo abbastanza diffuso, infatti circa il 5% della popolazione sperimenta nella sua vita almeno un episodio di crisi epilettica, pur non potendosi considerare caso patologico affetto da epilessia; invece in Italia oltre l’1% della popolazione può dirsi affetto da questa malattia. Generalmente l’insorgere delle prime crisi epilettiche nella vita di una persona, si concentra durante lo stadio infantile e l’età adolescenziale, e comunque entro i venti anni, sebbene esistano casi in cui si presentano in età adulta.

Esistono diverse e svariate forme di epilessia, ognuna delle quali con un’origine e uno sviluppo propri e differenti dalle altre. Per la diagnosi di epilessia sono dunque necessari diversi esami di laboratorio e tecniche di indagine quali, per esempio, risonanze magnetiche (TAC) e EEG, quest’ultima atta a rilevare l’attività elettrica del cervello, oltre ad un’attenta analisi dei sintomi riportati dal paziente e della sua storia clinica.

Ovviamente le soluzioni adottate dai medici specialisti per il paziente epilettico dipendono dal tipo e dalla gravità della situazione. Generalmente è una condizione trattata con farmaci anticonvulsivanti, che hanno cioè lo scopo di bloccare la scarica elettrica anomala che provoca la convulsione nel momento della crisi. Sebbene non sempre riscontrabili, tali farmaci portano spesso numerosi effetti collaterali, più o meno rilevanti; tra questi sonnolenza, allucinazioni, aumento della salivazione, perdita di concentrazione e ostacolo della attività intellettiva, disturbi di comportamento, iperattività motoria , depressione e turbe emotive, ecc… a seconda del farmaco antiepilettico e della reazione del paziente ad esso.

Nonostante i farmaci funzionino molto bene, è stato tuttavia riscontrato che circa il 25 % dei soggetti affetti da epilessia non risponde positivamente alle terapie. Studi recenti hanno mostrato che l’assunzione di cannabidiolo (CBD un estratto di cannabis), ovviamente sottoposto all’attenzione e all’analisi del medico specialista e unito a un trattamento farmacologico, potrebbe essere una valida alternativa o talvolta una soluzione per queste casistiche e non solo.
Il potenziale anticonvulsivante della marijuana è noto già da tempo, testimoniato da una serie di esperienze aneddotiche di pazienti epilettici. Già nel 1949 i ricercatori J.P. Davis e H.H. Ramsey pubblicarono un articolo nel quale mostravano come reagivano cinque bambini epilettici e farmaco-resistenti all’assunzione di due congeneri del tetraidrocannabinolo: fu messo in luce che per due bambini su cinque le convulsioni scomparvero del tutto.

Un altro caso lo ritroviamo dopo ben ventisei anni, nel 1975 e riguarda un ragazzo ventiquattrenne, affetto da epilessia, non rispondente alle terapie, a cui venne prescritta l’inalazione di cannabis assieme al trattamento farmacologico, il che portò ad un miglior controllo degli episodi di crisi e delle convulsioni.

Esclusi questi due casi, si è taciuto a lungo sulla capacità terapeutica della cannabis per pazienti affetti da tali condizioni cliniche. Il consumo di marijuana per scopi medici e la legalizzazione della cannabis a tal fine è infatti un argomento che tutt’oggi divide le coscienze. Tuttavia, recentemente diversi studi, tra cui il Workshop on medical marijuana del National Institutes of Health USA, lo Science and Technology Committee della Camera dei Lord inglesi, l’Institute of Medicine della Accademia Nazionale delle Scienze USA hanno riportato in auge il tema, riconoscendo le possibilità mediche anticonvulsivanti dei derivati della cannabis.

In particolare al congresso del 2014 della American Academy of Neurology (Washington, USA) fu riportato lo studio effettuato su circa 75 pazienti affetti da varie forme di epilessia e di diversa età (da 1 anno ai 18 anni), non rispondenti ai trattamenti, ai quali venne somministrata una terapia di CBD unito agli antiepilettici convenzionali, per una durata media di 3 mesi, fino ad arrivare a 6 mesi. Il risultato fu la netta riduzione della frequenza degli attacchi epilettici.

Sono risultati importanti, seppur ancora limitati e preliminari. Risultati che non devono, ovviamente, prescindere da un lavoro di ricerca lungo e soprattutto da una cosciente scelta e analisi da parte degli specialisti sul paziente.

Sara Di Leo

Copyright foto:

http://www.tantasalute.it/articolo/epilessia-come-riconoscerla-e-come-soccorrere-un-ammalato/1894/

 

 

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