Il Boccon Di-Vino

LA CUCINA: DA TRADIZIONALE ALLE NUOVE TENDENZE FUSION

La cucina italiana rappresenta un must a livello internazionale, è apprezzata per la sua semplicità, per la qualità e la scelta delle materie prime, per l’abbondanza nei condimenti e il gusto unico.

È però improprio parlare di cucina italiana in senso lato, ci sono sicuramente dei piatti regionali che per la loro tipicità sono diventati un simbolo della gastronomia italiana, come ad esempio la pizza napoletana o i tortellini emiliani. Questo caratterizza una sola area geografica, e nella preparazione di piatti tipici di una specifica regione esistono delle differenze, spesso profonde.

La peculiarità della cucina regionale è strettamente legata al territorio e all’ambiente umano, agli aspetti tradizionali e simbolici che si conferiscono ad alcune pietanze, tanto da essere poi riconosciuti come elementi identitari superando la dimensione locale.

Oggi la tipicità cede il passo agli aspetti merceologici dell’industria alimentare, per cui molti prodotti un tempo reperibili soltanto in aree ristrette e caratteristiche, è possibile trovarli ovunque, e così il pistacchio di Bronte è possibile trovarlo anche sugli scaffali dei supermercati emiliani e non solo in Sicilia. Questo fenomeno è imputabile anche ai fenomeni migratori che hanno investito la penisola italiana, il risultato è l’omogeneizzazione a livello culinario, con una progressiva perdita della memoria storica legata alla preparazione di alcuni piatti.

In contrapposizione alla riscoperta della tradizione e della cultura gastronomica del territorio, c’è la cucina fusion che mescola ingredienti provenienti da culture diverse e da paesi lontani, un mix che fa nascere piatti davvero originali e dai sapori insoliti. Un esempio fra tutti è la cucina tex-mex che deriva dall’unione delle culture regionali della zona del sud-ovest degli Stati Uniti e del Messico, diffusa in Texas, Arizona, Nuovo Messico e in buona parte del Nevada e della California meridionale. In Europa prende sempre più piede la fusione tra la cultura gastronomica asiatica e quella mediterranea; ed è proprio analizzando gli ingredienti della cucina mediterranea, come i pomodori, le melanzane, le zucchine e le patate la cui origine è legata all’America centrale e all’Asia, si può azzardare dicendo che la fusione in cucina esiste da tempi immemori. Da secoli vengono consumate materie prime ed ingredienti che, pur avendo caratterizzato la tradizione culinaria di una specifica area, non hanno alcun legame di origine con il territorio in cui vengono quotidianamente consumati.

Quello della cucina fusion è quindi un trend in crescita, ha sicuramente subito una prima fase di arresto con l’introduzione dei prodotti a Km0 e della riscoperta del territorio, che indubbiamente ha degli impatti positivi in termini di salute ambientale e di ecologia, oltre ad incentivare un modo di cucinare sano e consapevole, nel totale rispetto della stagionalità degli alimenti e del territorio, ma al contempo, dal punto di vista culinario, presenta il limite della mancanza di innovazione e la bontà di alcuni alimenti è superiore in determinate aree geografiche: come i pomodori del sud Italia, le cipolle di Tropea o l’aglio di Sulmona.

Quella che potrebbe essere un’evoluzione della cucina fusion è la rivisitazione del concetto di territorio e dei prodotti tipici appartenenti ad una specifica area geografica, in chiave di fusione delle eccellenze. Questo tipo di approccio potrebbe permettere di esaltare la biodiversità dell’intero territorio italiano, mantenendo la dimensione territoriale in termini di tradizioni e ampliando la visione ai territori, quindi alle diverse regioni, per quanto riguarda la provenienza degli ingredienti, diventando al contempo un esempio di cucina fusion.

 

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