“Scimmia gialla”, è così che i componenti dei Beatles avevano soprannominato la compagna e seconda moglie del loro leader John Lennon, l’artista concettuale di origine giapponese che raggiunse la fama internazionale proprio a seguito del connubio con il massimo esponente del complesso musicale di Liverpool.
Che fosse un moto di gelosia dei componenti del gruppo per quel legame così intenso tra Lennon e Ono, in nome del quale il caro John era pronto a sacrificare una cospicua parte del tempo che prima dedicava alla sua band fino a sparire e ad eclissarsi per lunghi periodi, o che si trattasse, invece, di una disinteressata antipatia a pelle per l’artista giapponese, sta di fatto che il rapporto tra Yoko Ono ed i Beatles, specie quello con Paul McCartney, è stato sin da subito contrassegnato da dinamiche turbolente che si sono trascinate nel tempo e che hanno fatto scalpore persino a distanza di anni dalla morte del cantautore polistrumentista del North West England.
Basti pensare che nel 2005, nel ricevere il Q Awards, uno dei più prestigiosi riconoscimenti musicali in Gran Bretagna elargiti dalla rivista Q, Yoko Ono ha dato adito ad una provocazione (o per lo meno tale è stata ritenuta dai media) affermando che una volta Lennon, sentendosi insicuro per quel che riguardava la bellezza e la qualità dei suoi brani musicali, le chiese come mai fossero in molti a fare cover dei pezzi di Paul McCartney e nessuno mai a fare cover delle sue canzoni. Yoko Ono raccontò ai media che, di fronte a tale interrogativo, aveva risposto al suo John che lui era un autore di spessore, che non scriveva canzonette del tipo “cuore-amore” e che per questo motivo in molti potevano sentirsi a disagio nel fare cover dei suoi pezzi, mentre riusciva loro sicuramente più semplice copiare i motivi musicali di un autore “semplice” come McCartney.
Non si sa se Ono intendesse offendere il calibro musicale di Paul McCartney, ma sta di fatto che la cosa creò non poco imbarazzo e Yoko Ono attirò su di sé l’invettiva di Heater Mills McCartney, seconda moglie di Paul, che commentò testualmente: “Confrontate quanto successo riscuote la musica di Yoko Ono rispetto a quella di Paul. Questo parla da sé».
Gli stessi fans dei Beatles arrivarono ad accusare spesso Ono di essere stata la causa dello scioglimento dei Fab Four, ma di fatto non fu proprio così; la cattiva tenuta del gruppo è piuttosto da attribuire ai diversi percorsi professionali e di vita che i componenti della band inglese stavano intraprendendo negli anni sessanta.
Il primo incontro tra Ono e Lennon ha del fiabesco. I due si conobbero nel 1966, in occasione dell’anteprima di un’installazione dell’artista giapponese allestita presso la Indica Gallery di Londra; di Yoko Ono John Lennon apprezzò prima di tutto l’ironia artistica ed intellettuale e la scintilla scoccò inaspettatamente dinanzi ad una mela, esposta nella galleria d’arte londinese con la targhetta “Mela” ed in vendita al prezzo di ben duecento sterline!! Lennon pensò che si trattasse di uno scherzo e da allora in poi non potè smettere di pensare a quella mela ed all’autrice di quell’opera così bizzarra, fino a che due anni dopo i due cominciarono a frequentarsi e a dedicarsi all’amore puro, quello senza barriere, quello che dopo numerose gravidanze non portate a termine per via dell’abuso di alcool e droghe da parte della coppia, condusse i due sostenitori del piacere, della disinibizione e dell’amore libero a diventare finalmente genitori del piccolo Sean, che nacque fatidicamente, pur prematuro, il giorno del trentacinquesimo compleanno di John Lennon. Un fantastico e faticatissimo regalo di compleanno!
I due artisti hanno senza dubbio formato una delle coppie più belle e al contempo più controverse del XX secolo; l’immagine che più di ogni altra viene alla memoria quando pensiamo a Lennon e Ono è quella del Bed-In per la Pace annunciato dai due novelli sposi nella suite nuziale dell’Hilton Hotel di Amsterdam, al quale accorsero numerosi giornalisti e reporter da ogni dove, nella convinzione che i due artisti avrebbero fatto sesso davanti alle loro telecamere ed alle macchine fotografiche, per ritrovarsi invece di fronte a due sposini melensi e innamorati, in pigiama nel loro letto, che volevano semplicemente parlare della pace nel mondo e diffondere il loro messaggio universale.
Quando pensiamo al binomio Ono-Lennon non possiamo non desiderare anche noi di vivere anche per un solo giorno a “Nutopia”, il paese immaginario, concettuale, creato da Yoko Ono e John Lennon nel 1973, una terra senza dogane, né confini che può essere abitata da chiunque lo desideri e dove tutti sono uguali e liberi; un luogo incontaminato, nel quale ciascuno dei suoi abitanti è ambasciatore del mondo; un paese dove – però – John Lennon non potrà gioire a lungo di questo senso di uguaglianza ed alta umanità, così come giammai potrà esaudire il suo sogno di invecchiare insieme ad Ono e ritrovarsi a sfogliare con lei, sulle coste irlandesi, album di vecchie fotografie che ritraggono i momenti più belli e significativi trascorsi insieme.
Questo è l’ultimo pensiero di John Lennon, espresso alla Rko Radio nella sua ultima intervista; poche ore dopo questo romantico pensiero sarà irrimediabilmente infranto; sono le 22 e 50 del giorno 8 dicembre del 1980 quando il sogno finisce; Lennon viene freddato, a pochi metri dal palazzo neo-gotico noto come Dakota Building a New York City, ove egli viveva: “Yes sure!” sono le sue ultime parole, pronunciate al cospetto dei soccorritori intervenuti che gli chiedono se sapesse chi fosse mentre lo trasportavano all’ospedale per tentare invano di salvargli la vita.
The dream is over. E’ quanto riportano i titoli dei maggiori quotidiani anglosassoni ed internazionali.
Sarà stata una questione di astri, visto che il giorno della morte di John la luna era nella stessa posizione in cui si trovava alla sua nascita, in opposizione a Plutone natale, ricreando il rischio, già presagito alla nascita, di morte prematura e violenta; sarà stato uno strano scherzo del destino, se si considera che gli aspetti astrali di Yoko Ono per quel giorno, indicavano invece l’avvicendamento di eventi fortunati; sarà stato un connubio sbagliato e pericoloso, ma il bello (o il brutto chi lo sa!) è che non si può razionalizzare l’Amore, né decidere di chi innamorarsi, né opporsi alle fatalità del cuore, anche quando sono letali.
E’ sulle note di “Imagine” che ci piace ricordare John Lennon, una delle canzoni più belle di tutti i tempi (per quel che dicono i sondaggi!), neanche a dirlo ispirata ad una poesia che Yoko Ono, la “la scimmia gialla”, scrisse a dodici anni sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Ed è con un pensiero speciale che ci piace ricordare John Lennon, un pensiero che a lui rivolse quella donna che lui tanto amò, pur tra alti e bassi, ed alla quale fu sin dal primo momento irrimediabilmente e profondamente legato, al punto di fondere due culture tanto diverse e così distanti e da creare una comunione di vita e di intenti che pochi individui hanno il privilegio di vivere, perché in ogni angolo del mondo, a Oriente come ad Occidente, “qualunque cosa accada, il cielo è azzurro!” (Yoko Ono – 小野 洋子).
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