Il 1055 rappresenta, nella storia della religione cristiana, la data della prima vera grande divisione, nota col nome di Scisma d’Oriente. Da ciò nasceranno cattolici e ortodossi, acuendo le profonde differenze che già si erano presentate nel corso dei secoli precedenti.
A livello dottrinario i due rami del cristianesimo contengono davvero poche distinzioni, riguardando perlopiù questioni legate alla ritualità, come ad esempio la presenza, in Oriente, del pane azzimo invece della classica ostia occidentale, o per l’utilizzo ovviamente del greco come lingua liturgica.
La differenza davvero profonda tra i due Credi si lega invece alla politica dell’epoca. In occidente il simbolo per eccellenza è la croce, con un chiaro richiamo al tema della sofferenza. In oriente invece l’icona più caratteristica è la natività, con un forte elemento di gioia e speranza.
Come mai una distinzione così agli antipodi?
La Chiesa di Roma fu l’unico elemento di continuità nell’Italia tardo-antica e alto-medievale, dove le istituzioni romane crollarono e venne così a crearsi un vuoto di potere che venne riempito dalle alte cariche ecclesiastiche, consentendo anche un mantenimento del ruolo dell’importanza delle città. Con la necessità di controllare il popolo il dolore divenne un tema effettivamente efficace, consentendo dunque alla Chiesa di dominare non solo le anime ma anche la vita quotidiana. Una necessità dunque di carattere fortemente politico. Il dolore, la paura, l’inferno, un insieme di componenti che nel tempo aiutarono la Chiesa a mantenere salda la propria presa, anche attraverso la classica vendita delle indulgenze, che fu tra le cause scatenanti dello Scisma d’Occidente diverse secoli dopo.
A oriente la situazione era profondamente differente. L’Impero Romano d’Oriente, noto col nome di Impero Bizantino, mantenne le proprie istituzioni, compresa la figura centrale dell’Imperatore, che col tempo assunse caratteristiche semi-divine, come una figura moralmente elevata sopra agli altri uomini. In un clima simile non vi fu spazio per il dominio temporale della Chiesa d’Oriente, che rimase legata agli ambienti imperiali, ma senza reali poteri politici. Un fattore davvero importante, che pose il Patriarca di Costantinopoli in un piano differente da quello del Papa di Roma.
In un ambiente del genere la Chiesa d’Oriente mise al centro della propria liturgia la figura della natività, dando l’accento non alla sofferenza, ma alla gioia della cristianità, al messaggio di speranza e di redenzione.
Differenze che come abbiamo visto si sono realizzate a partire dagli sviluppi storici e politici delle rispettive regioni d’azione. Da questo punto di vista lo sviluppo differente delle due Chiese mostra chiaramente come la religione non sia un prodotto statico del suo tempo, ma abbia una forma più fluida di quel che si creda, in grado di adattarsi ai bisogni degli uomini a cui si rivolgono. Gioia e dolore confluiscono, come due facce della stessa medaglia, per mostrare, a chi oggi osserva, il tanto desiderato “cosa sarebbe successo se…”.
E oggi? Oggi le due Chiese sono costantemente in avvicinamento, per superare le reciproche differenze in nome dell’unità dei cristiani. Una riunificazione che dopo quasi mille anni potrebbe arrivare, donando, ad un mondo che va verso le più disastrose divisioni, un messaggio di vera speranza.
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