Settembre è stato un mese decisamente importante per i cittadini spagnoli. Le istanze separatiste della Catalogna, la regione della città di Barcellona, sono esplose fino ad un vero e proprio Referendum, non riconosciuto dal governo centrale. Cosa sta accadendo esattamente in Spagna?
Il movimento separatista catalano era già riuscito a indire un referendum consultivo nel 2014, a cui nei fatti non era seguito alcun cambiamento nei rapporti tra il governo centrale e il Parlamento Catalano. Nell’estate scorsa, nel mese di giugno, il presidente della Generalitat de Catalunya, Carles Puigdemont, ha annunciato un nuovo referendum per ottenere l’indipendenza. Il voto, fissato per il 1º ottobre, avrebbe avuto sulla scheda una ben precisa domanda:”Volete che la Catalogna sia uno Stato indipendente in forma di repubblica?“. Puigdemont ha inoltre aggiunto che, a differenza della consultazione del 2014, questo referendum sarebbe stato vincolante in quanto strumento “sostenuto da una larga maggioranza politica e sociale” della Catalogna.
La tensione con i mesi è progressivamente aumentata, fino al 6 Settembre, giorno in cui il Parlamento Catalano ha ratificato la legge istituente il referendum, provocando una grave frattura all’interno dell’organo legislativo. I componenti dei partiti unionisti hanno infatti abbandonato i lavori, considerando quanto stava avvenendo un grave atto illegale contro la stessa Spagna.
I contrasti tra il governo centrale e la Catalogna ruotano infatti alla incostituzionalità del referendum, poiché nella carta costituzionale non vi è alcuna possibilità di rendere indipendenti regioni dello Stato. In virtù di ciò, il giorno dopo la ratifica, il 7 Settembre, il Tribunale Costituzionale spagnolo ha dichiarato nullo quanto ratificato il giorno prima, coinvolgendo anche la procura e dando il via ad una vera e propria escalation.
Le forze di polizia sono state infatti mobilitate con il preciso obiettivo di impedire lo svolgimento del referendum, considerato illegale. Arresti, sequestri di schede, operazioni anti-sommossa: la realtà della regione spagnola è stata a dir poco scardinata da un nuovo mondo fatto di violenza, all’alba di quella che appare una guerra civile in seno al Vecchio Continente. Gli stessi cittadini catalani sono divisi al loro interno: coloro che desiderano l’unione con la Spagna si rifiutano infatti di andare ai seggi, preferendo dimostrare, tramite la loro assenza, il non raggiungimento del Quorum. Dall’altro lato, le forze di polizia hanno agito, fino al giorno del referendum, anche e spesso in maniera violenta, come mostrano dai molti giornalisti accorsi nell’area.
La consultazione si è ovviamente conclusa con la vittoria degli indipendentisti, con il 42% degli avanti diritto al voto presenti alle urne. Ciononostante, i separatisti proseguono nei loro intenti, dichiarando che i catalani si sono espressi a favore dell’indipendenza.
La situazione in Spagna prosegue sul filo della criticità. Nel momento in cui scriviamo il governo centrale spagnolo, tramite anche la figura del re Felipe, ha espresso la ferma volontà di tenere unito il paese, mentre la Catalogna si appresta a dichiarare, in maniera totalmente unilaterale, la propria indipendenza.
Il rischio di una guerra civile in seno alla stessa Europa è decisamente reale.
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