Tra mille difficoltà, la nuova frontiera per l’essere umano è chiaramente l’esplorazione spaziale. Un campo di applicazione sicuramente nuovo, nato nella seconda metà del secolo scorso, ma che ha saputo ispirare intere generazioni, penetrando a fondo nella cultura comune. Basta pensare a quante opere di fantasia hanno popolato i molti media nei decenni scorsi: libri, film, serie tv e quant’altro, diventando spesso veri fenomeni di cult e di costume. Da Star Wars ad Avatar, da Asimov ad Adams, il sogno di infrangere il limite dello spazio, per colonizzare nuovi mondi, è espressione della volontà di essere nuovamente pionieri verso l’ignoto.
Un sogno che ha di fronte a sé il muro delle barriere tecnologiche, che ad oggi non ci hanno ancora permesso di raggiungere il pianeta rosso, Marte.
Eppure, in piena Guerra Fredda, quando l’esplorazione spaziale ha prodotto salti ingegneristici di enorme importanza, dallo Sputnik all’allunaggio, già esistevano progetti in vista dello sbarco marziano. Cosa è accaduto?
In primis, il termine della Guerra Fredda ha portato ad una progressiva diminuzione dell’interesse verso lo spazio delle grandi potenze, impegnate un una nuova fase della storia umana. Il neoliberismo di Reagan è stato solo il primo tassello, culminato con la crisi del decennio scorso, che ha portato in recessione l’economia globale, portando a dei decisi tagli nel budget delle esplorazioni. A ciò va ad aggiungersi la mancanza dell’antagonismo tra Stati Uniti e Unione Sovietica, in un continuo tentativo di superare l’altro. Obiettivo che oggi non sussiste, alla luce dei molti conflitti locali che impegnano forze di diverso tipo.
Il secondo, grande problema è il forte limite tecnologico, per cui le attuali astronavi non sono in grado di condurre esseri umani con sicurezza su Marte, oltre la difficile impresa del ritorno. L’ostacolo principale ruota intorno non alla velocità del mezzo, ma alla disponibilità di carburante: per permettere un viaggio di andata e ritorno è necessaria una grande quantità di carburante, e al suo aumentare aumentano anche le dimensioni del mezzo, in un circolo vizioso in cui è il carburante stesso a costituire gran parte del peso effettivo dell’astronave.
In attesa di compiere un nuovo balzo in avanti, tecnologicamente parlando, nella realizzazione di motori spaziali, una delle soluzioni proposte è la suggestiva fionda gravitazionale. Di cosa si tratta? L’idea è quella di sfruttare il moto dei pianeti lanciando il mezzo verso Venere, utilizzando la gravità per realizzare un lancio che spinga la spedizione verso il pianeta rosso. Un obiettivo decisamente ambizioso, realizzato a partire dallo studio del moto delle comete e degli altri corpi celesti che subiscono l’influsso della gravità dei pianeti e di altri corpi celesti. Una missione che nel caso sarebbero davvero ambiziosa, con un livello di difficoltà computazionale notevole, poiché ogni errore potrebbe essere fatale per la riuscita e per la vita dell’equipaggio.
Come mai Marte? Perché vi è così tanto interesse? Tutto ciò deriva dalla possibilità che Marte possa divenire abitabile, attraverso un processo di “terraforming“. Esperimenti in tal senso sono legati anche allo sviluppo di tecnologie simili già sul nostro pianeta, allo scopo di rendere coltivabili i deserti. Un simile risultato consentirebbe una colonizzazione piuttosto vicina al pianeta madre, la nostra Terra, senza bisogno di sognare di raggiungere pianeti ritenuti abitabili ma a molti anni luce di distanza da noi.
Il prossimo potrebbe essere il decennio decisivo per l’atterraggio su Marte. Non solo missioni “pubbliche”, il grande passo potrebbe avvenire grazie al lavoro dei molti privati che, come Elon Musk, stanno investendo grandi capitali per portare l’uomo verso una nuova frontiera. Che sia l’alba di una nuova era?
Categorie:Scienze & Tech