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L’INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE CON MODELLI MATEMATICI. A SCUOLA DI ALGORITMI CON IL PROF. LUIGI VIOLA

“È inutile che mi ci provi” disse Alice, “non si può credere alle cose impossibili”. “Forse non hai la pratica necessaria” disse la Regina. “Quando io avevo la tua età, m’esercitavo per mezz’ora al giorno. Ebbene, a volte credevo nientemeno che a sei cose impossibili prima della colazione…”

(Lewis Carrol – Alice nel paese delle meraviglie)

La sensazione più comune – ed anche la meno rassicurante – che si prova quando si è coinvolti in un contenzioso civile o si è imputati nell’ambito di un processo penale è quella di credere che sia impossibile sapere come andrà a finire; fino all’ultimo.

Questo perché, sebbene le norme siano definite, precostituite, univoche ed intellegibili (o almeno così dovrebbe essere), una volta giunte alla loro applicazione concreta in ambito processuale, cominciano a “vivere” ed incontrano il loro interlocutore; che sia esso lo studioso, il tecnico, l’avvocato oppure il giudice, le norme interagiscono con coloro che rappresentano e determinano l’aspetto aleatorio del processo, perché – umanamente – ne interpretano il contenuto, attribuendo ad esse, in taluni casi, significati diversi.

Ma come si combina la possibilità di dare ad una norma più interpretazioni utili con le esigenze di certezza del diritto e con il principio di non contraddizione che permea il nostro ordinamento, che è emblema di civiltà e democrazia e secondo il quale ad una stessa norma non può attribuirsi un dato significato ed al contempo il suo opposto?

È a questo dilemma che risponde il Prof. Luigi Viola, autore del volume “L’interpretazione della legge con modelli matematici”, un volume che cambia radicalmente il modo di fare diritto, di pensare le norme, di leggerle e di interpretarle, finanche di governarle; con l’ausilio di modelli matematici.

Un’opera ambiziosa, coraggiosa e decisamente fuori dalle righe quella di Viola che ci svela – con una naturalezza quasi sorprendente – quante (e quali) cose accomunano il diritto alla matematica, due scienze solo apparentemente distanti, ed invece assolutamente complementari tra loro; perché, a guardarci bene, nelle disposizioni normative vi è una componente scientifica intrinseca ed innegabile.

È indubbio. Le norme, pur occupandosi di regolamentare fatti sociali, si misurano pur sempre con la realtà, perché reali sono tali fatti, e per questo suscettibili di essere descritti, indagati e disciplinati con il metodo scientifico.

La regola giuridica, pur adeguandosi a criteri di valore, non può essere arbitraria, né rimessa alla discrezionalità incontrollata del legislatore, la cui attività deve essere orientata e limitata dal sapere scientifico.

La legge si esprime utilizzando le parole, così come la matematica utilizza i numeri; ma questo non allontana affatto le due scienze ed anzi le accomuna, perché le parole utilizzate dalle norme per descrivere cose reali ed accadimenti naturali devono essere precise e determinate, perché non si lasci spazio all’interpretazione incondizionata.

Occorre allora prendere cognizione del fatto che l’incontro tra diritto e matematica – ed il loro contemperamento – non solo non è impossibile, ma è addirittura auspicabile, perché porta con sé un risultato che ha dello strabiliante; quello di dare certezza al diritto, una scienza che allo stato brancola nella molteplicità interpretativa che ne fa una giurisprudenza a volte troppo creativa.

“Ma io non voglio andare fra i matti, — osservò Alice. — Oh non ne puoi fare a meno, — disse il Gatto, — qui siamo tutti matti. Io sono matto, tu sei matta. — Come sai che io sia matta? — domandò Alice. — Tu sei matta, — disse il Gatto, — altrimenti non saresti venuta qui.”

(Lewis Carrol – Alice nel paese delle meraviglie)

Se ci affidiamo al metodo matematico e leggiamo le norme in chiave algoritmica, “se…allora”, possiamo ambire alla prevedibilità dell’esito giudiziale, a soddisfacimento del paradigma minimo rischio, massimo risultato.

Questa la grande intuizione del Prof. Luigi Viola, il primo in Italia a parlare di giustizia predittiva, tematica molto calda in Francia e negli Stati Uniti, ma in Italia evidentemente ancora agli esordi dell’esplorazione.

Una mente acuta che si misura con un’idea geniale – è proprio il caso di dirlo – e confeziona, servendolo su un piatto d’argento, un concetto innovativo e rivoluzionario; quello di un diritto calcolabile.

Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada  e vide lo Stregatto sull’albero.
– “Che strada devo prendere?” chiese.
La risposta fu una domanda:
– “Dove vuoi andare?”
– “Non lo so”, rispose Alice.
– “Allora, – disse lo Stregatto – non ha importanza”.

(Lewis Carrol – Alice nel paese delle meraviglie)

Solo imboccando la strada del metodo matematico è davvero possibile essere buoni uomini di diritto, creare buone norme giuridiche ed essere in grado di applicarle correttamente o di servirsene per poter perorare la propria tesi difensiva, nel perseguimento di un ideale di diritto democratico e dal risultato certo ed uguale per tutti.

È un progetto ambizioso quello intrapreso dal Prof. Viola che sta portando avanti, con caparbietà e costanza, un fitto tour di presentazione del suo volume in lungo e in largo per l’Italia, finalizzato a condividere, nel corso delle diverse tappe, con i giuristi pronti ad abbracciare il metodo, la soddisfazione della scoperta; ed al contempo a confrontarsi – democraticamente e nel rispetto delle reciproche posizioni – con tutti coloro che ancora stentano a credere – perché ancorati ad un’idea di diritto più tradizionalista – che la matematica applicata al diritto possa davvero fare la differenza.

“Qui devi correre più che puoi per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche parte devi correre almeno il doppio.”

(Lewis Carrol – Alice nel paese delle meraviglie)

Link video intervista:

 

@copyright foto:

http://fcpamericas.com/english/anti-corruption-compliance/ten-important-fcpa-internal-controls-part-2-processes/

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