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MYSPACE, QUANDO IL MODERNO DIVENTA ANTIQUATO

Gli ultimi decenni hanno visto una progressiva velocizzazione dell’evoluzione in campo tecnologico. Un qualcosa di mai visto nella storia dell’essere umano, portando a una affannosa rincorsa, in cui nessuno è al sicuro, neanche i più grandi colossi. Basta pensare a Kodak o a BlockBuster, multinazionali che hanno visto, nell’avvento della contemporaneità, la loro più grande sfortuna.

Tutto ciò avviene non solo per le aziende fisiche, ma anche per quelle digitali. Mentre Facebook oggi ha pressoché il monopolio (ricordiamo che sia Instagram che Whatsapp sono sotto il controllo dell’impresa di Mark Zuckerberg) nel mondo dei social network, gli anni 2000 hanno visto la nascita e la fine di un gigante che sembrava impossibile da scalfire: MySpace.

Cos’era MySpace? I più giovani sicuramente non ne hanno memoria, ma prima dell’arrivo di Facebook era l’assoluta normalità, soprattutto per seguire i propri artisti preferiti. Il social network si basava sulla possibilità, come Facebook, di essere utilizzato come proprio blog personale, con la differenza di poter aggiungere parti alla propria homepage, personalizzandola il più possibile.

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Tutto ciò si rivelò vincente proprio nella sua possibilità di essere una vera e propria vetrina. Molti musicisti raggiunsero la fama infatti attraverso MySpace, fornendo al proprio pubblico audio e video delle proprie esibizioni. Il problema fu che il grande pregio del social network si rivelò ben presto anche la sua rovina.

La mancanza di omogeneità iniziò a pesare sulla velocità di fruizione del sito. Mentre Facebook nasceva sotto l’egida dell’omologazione, con profili identici e poco personalizzabili, la grande unicità finì per rendere MySpace fin troppo lento. Le homepage erano ricche di codici HTML che ne rendevano difficile il caricamento, soprattutto in un periodo in cui la banda larga non era diffusa come oggi. Le molte estensioni resero così il sito decisamente granitico, portando la società a pensare e realizzare un vero e proprio azzeramento dei profili, ripulendo e donando al pubblico un nuovo stile nei propri profili MySpace. Il risultato fu ancora peggiore, poiché l’architettura in Flash rese la navigazione maggiormente difficoltosa.

Il crollo fu dunque inesorabile. Mentre Facebook, alla fine de decennio scorso, proseguiva la sua incredibile corsa, MySpace si preparava a vendere, come avvenuto nel 2011. Il sito ha così riaperto nel 2013, forte di un nome che aveva conquistato milioni di utenti.

Attualmente MySpace sta dedicando le proprie forze al campo musicale, optando per evitare lo scontro diretto con gli altri colossi del mercato dei social network. La possibilità di ascoltare musica, insieme a quella di aprire la propria stazione radio, sono i cavalli di battaglia di questa nuova gestione.

La lezione che ci insegnano le vicende di MySpace è la più cinica possibile: in un mondo che viaggia a velocità assurde, nessuno può sedersi ad ammirare dalla cima della torre. Perché nessuno è realmente in equilibrio.

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