“Imparerai a tue spese che lungo il tuo cammino incontrerai ogni giorno milioni di maschere e pochissimi volti.”
Pirandello
In una società come quella odierna dove impera l’Io egoista, l’interesse personale, il primeggiare e il voler apparire in stile agonistico, ecco spuntar fuori allegoricamente un accessorio indispensabile: la maschera.
Sinonimo di menzogna, di mistero, si tende a interpretare la maschera come un metodo per nascondersi al prossimo e per non rivelare uno o più aspetti di noi stessi (cfr. Pizzorno 2008).
Simbolo che caratterizza l’umanità, mutevole ed enigmatico, la maschera continua a cambiare e a evolversi con lo scorrere inesorabile delle sabbie del tempo.
Di certo una maschera è un travestimento, un oggetto che nasconde il nostro vero viso e distorce il nostro aspetto fisico. Ma proprio per questo, a livello metaforico, una maschera è anche un modo di coprire la nostra personalità e di far vedere un’identità diversa da quella reale.
Nascondersi è una reazione umana iniziale che si verifica per colpa della paura di essere giudicati, come vi abbiamo appena detto. Possiamo essere acidi per paura di far vedere la nostra vulnerabilità; comportarci gentilmente, perché ci interessa mantenere il nostro lavoro; ammorbidire il nostro punto di vista per essere più diplomatici
Una delle cause inconsapevoli più frequenti della necessità di presentarci agli altri come quelli che non siamo è la paura di non essere rispettati, amati o accettati.
Dobbiamo sapere che, al contrario di quanto crediamo di solito, quella maschera che credevamo così sicura prima o poi cadrà o inizierà a sgretolarsi. E, da quei piccoli fori, uscirà tutta la verità della nostra essenza. È questo ciò che accade a molte persone: le maschere le rivela, perché il tempo le tradisce.
“Quando ci guardava, sembrava star cercando la verità dentro di noi. Sembrava sapere che dietro ogni cosa c’è qualcos’altro.-Clara Sánchez-
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