Sono esilaranti, divertenti, acuti e soprattutto not politically correct; sono i Griffin, la stramba famiglia americana con tanto di cane parlante che ha letteralmente conquistato il cuore dell’America.
Peter, Lois, Chris, Meg, Stewie ed il loro amico a quattro zampe Brian; sono cinque i componenti della famiglia protagonista della sitcom animata statunitense, le cui storie intrise di irrealtà ed umorismo demenziale rappresentano, secondo una visione quanto mai dissacrante, il modello tipico della famiglia americana, lo specchio di una società tendenzialmente bigotta ed ottusa.
Forse non tutti sanno che la serie, nata dal genio di Seth MacFarlane per la Fox, ha esordito nel gennaio del 1999 (con un primissimo episodio pilota in anteprima risalente all’anno precedente) e ritraeva – all’epoca – la storia e le avventure di un uomo di mezz’età scontroso ed irascibile e del suo cane parlante Steve.
Solo in seguito i due assunsero l’identità di Peter e Brian.
Dopo una prima stagione di soli tre episodi ed una seconda stagione ben più corposa, la Fox annunciò che la serie sarebbe stata sospesa, così generando nel popolo americano un tale malcontento che fu organizzata addirittura una petizione, con tanto di raccolta firme (se ne raccolsero oltre centomila), per invocare la ripresa degli episodi.
Fu proprio grazie a tale mobilitazione che i Griffin ottennero uno spazio su Cartoon Network per poi ritornare a Fox per la quarta stagione in onda negli Stati Uniti a partire dal maggio 2005.
La serie racconta la storia di una famiglia decisamente sui generis.
Siamo letteralmente divertiti dal grasso e ottuso Justin Peter Löwenbräu Griffin, padre e capo-famiglia assolutamente inadeguato al suo ruolo di uomo di casa e all’assunzione dei suoi doveri genitoriali, dedito all’alcool, personaggio dagli imparentamenti insospettabili, come quello con Ella Fitzgerald Griffin o con il fratello minore di Adolf Hitler, Peter Hitler Griffin, o ancora con Re Artù Griffin, antenato del quale ha mutuato le sembianze.
Pare che Peter abbia strangolato il suo primogenito, che spesso non ricordi il nome (e nemmeno la faccia) di sua figlia Meg e che avesse un gemello vestigiale di nome Chip, una sottospecie di clone della sua testa che gli spuntava dalla spalla destra e che Peter ha rimosso attraverso un intervento chirurgico…un Peter Griffin basta e avanza!
Il suo peggior nemico è il pollo gigante Ernie, che di tanto in tanto compare sulla scena e con il quale Peter comincia a lottare e a picchiarsi a sangue; mentre il suo migliore amico è Brian, perché lo sanno tutti, il cane è senza dubbio il miglior amico dell’uomo! Ma a guardarci bene Brian è un cane speciale, un cane dotato di una “certa” umanità, tanto da figurare e comportarsi come un vero componente del nucleo familiare; vive con i Griffin, siede a tavola con loro, dorme in un letto, si lava i denti, si phona il pelo, guarda la tv e possiede – per di più – una singolarità non da poco: Brian è un cane parlante.
Nato in Texas da papà Cacao e mamma Biscottina, Brian sviluppa un acuto senso dell’umorismo e velleità artistiche canore e recitative di tutto rispetto. Studia all’università pur senza conseguire la laurea ed è appassionato di giornalismo.
È un cane letterato ed anche molto sofisticato, vanta amicizie nelle alte cariche delle istituzioni (si pensi a Barack Obama) ed è politicamente schierato a favore dei democratici, anche se ogni tanto i suoi geni texani emergono e si manifestano attraverso esternazioni razziste per le quali lo stesso Brian prova vergogna.
Ha dalla sua parte un grande vantaggio: è l’unico della famiglia a comprendere perfettamente il linguaggio del piccolo Stewie, ne capta i pensieri e coglie appieno le minacce che il piccolo e impertinente futuro sterminatore del mondo sputa costantemente dalla bocca, ma non gli dà quasi mai peso, sicché Stewie si ritrova spesso a blaterare senza alcun senso apparente agli occhi di tutti gli altri…tutti tranne Brian si capisce!
Nel 2009 ha conquistato il podio per il “Cannato dell’anno” (“Stoner of year”) per la rivista High Times.
Ma veniamo a lei. Non possiamo che rimanere deliziati dalla figura della bella e dolce Lois Patrice Pewterschmidt, donna dai natali aristocratici che ha conosciuto Peter mentre lui faceva l’inserviente nella lussuosa piscina della sua famiglia e si è immediatamente innamorata di quel ciccione dal quoziente intellettivo limitato, al punto di decidere di rinunciare all’eredità di famiglia pur di cavalcare l’onda emotiva dei suoi sentimenti.
La dolce Lois è una desperate housewife nel senso letterale del termine; fa la moglie e la mamma a tempo pieno, di tanto in tanto insegna pianoforte per far quadrare i conti ed è spesso costretta a riparare ai guai del vecchio Peter, ma non è la donna scialba ed insignificante che potrebbe sembrare; anzi, ha più di qualche scheletro nell’armadio, ama le pratiche sado-maso, fa uso di stupefacenti in massicce quantità (i figli – ed in particolare Stewie – sono proprio l’eloquente rappresentazione degli esiti di tale abuso!) e vanta flirt extraconiugali di un certo rilievo, uno dei quali la accomuna a Monica Lewinsky, eccezion fatta per le doglianze in merito ad ipotetici abusi di potere subìti per via della “golosa” scappatella da prima pagina della cronaca rosa.
E che dire di Christofer Griffin? È un personaggio quasi grottesco, degno figlio di cotanto padre, quanto a stazza e a materia grigia. Chris è il classico ragazzone tontolone, nient’affatto loquace e piuttosto solitario, ma che di tanto in tanto ha dei veri e propri sprazzi di genialità; è una vera sorpresa scoprire quanta cultura cinematografica abbia, quanti attori conosca e quanto possano essere acute le sue uscite quando si parla di film.
Di lui sappiamo che è anche un brillante disegnatore, che da grande farà il poliziotto e sposerà Vanessa, una donna ruvida e del tutto priva di garbo il cui sport preferito sarà quello di maltrattare pubblicamente il malcapitato Chris.
La sfigata della storia, invece, si chiama Megatron ed è la figlia adolescente di Peter e Lois. In realtà è una ragazzetta dall’animo sensibile e gentile e non è nemmeno bruttissima, anche se tutti pensano che lo sia – papà, mamma, fratelli e cane compresi – tanto da ingenerare in lei la “sindrome della cozza”, quello strano meccanismo di difesa della mente per cui guardandosi allo specchio si vede una vera figa.
È un tipetto parecchio cerebrale, in piena crisi adolescenziale, anche se guarda al mondo e al futuro con atteggiamento speranzoso; indossa occhialoni rotondi ed un cappello che non si toglie mai dal capo, e qui le correnti di pensiero si scindono tra quelli che sostengono che Meg abbia il cuore sulla testa ed indossi il cappello proprio per coprirlo e proteggerlo e quelli che, invece, sostengono che sia costretta ad indossarlo poiché le poche volte che qualcuno abbia tentato di sfilarglielo, dai capelli della ragazza è sbucata una mano verde che glielo ha rinfilato in testa a mo’ di calzino.
La nostra Meg si presenta al mondo con mise improbabili e per nulla femminili ed ha una vera fissazione: vive la sua vita sognando la liposuzione addominale, per sfoggiare una pancia piatta alla Pamela Anderson. Inutile dire che non riuscirà mai nell’intento, se non nella sua fantasia traslativa e che il suo corteggiatore più sfegatato (e forse anche l’unico), Neil Goldman, non abbia proprio l’aspetto ed il fascino di Mich du Cannon, ma piuttosto incarni lo stereotipo di un nerd.
Ad ogni modo, gli accaniti fans dei Griffin sanno bene che prima o poi Meg riuscirà a spogliarsi delle sue sembianze di brutto anatroccolo per diventare sexy e affascinante, anche se per il tempo – fugace – di una sola puntata.
Dulcis in fundo un pensiero speciale va al più adorabile e tenero aspirante genio criminale della storia delle sitcom.
Il suo indirizzo di posta elettronica – loisdevemorire@stewie.com – la dice lunga sul viscerale complesso edipico al contrario che il piccolo Stewart Gilligan Griffin, detto Stewie, sviluppa sin dal suo primissimo insediamento nel grembo materno.
Uccidere Lois e diventare il sovrano del mondo sono i suoi obiettivi di vita; per questo studia e conosce tattiche belliche sofisticate, arti marziali, maneggia armi di ogni tipo ed ha una spiccata genialità, che gli consente di creare marchingegni per viaggiare nel tempo, nello spazio e attraverso universi paralleli.
Parecchi dubbi si adombrano attorno alla sua sessualità, si pensa possa essere omosessuale o bisessuale ed in alcuni momenti ha una certa attrazione per Brian, anche se in effetti vi sono episodi in cui manifesta pulsioni per le bambine della sua età e assume atteggiamenti omofobi.
La caratterialità di Stewie, trova la sua ragione nel fatto che Lois faceva uso spassionato di marijuana mentre era incinta di lui.
È un tantino borderline, in alcuni momenti è cinico e spietato, in altri è un cucciolo tenero e indifeso che abbraccia l’orsacchiotto Rupert e invoca l’affetto della mamma.
Vi sarete di certo chiesti come mai Stewie ha la testa a forma di un pallone da rugby; bè le vostre aspettative saranno deluse se pensate che si tratti di una malformazione genetica, perché in realtà il piccolo è nato con la forma della testa assolutamente normale e quella capoccia a mandorla orizzontale gli è venuta fuori per via di un banalissimo incidente domestico: mentre saltava sul letto si è spinto troppo in alto ed ha battuto al soffitto!
Il piccoletto ha un umorismo piuttosto spigoloso, così come d’altronde assai graffiante è la stessa sitcom, spesso avvezza a sarcasmi in grado di scatenare la riprovazione dell’opinione pubblica; si pensi esemplificativamente alle terribili battute su Michael J. Fox e sulla sua lotta contro il Parkinson; il vero dramma, però, è che nonostante i Griffin spesso sfocino nel cattivo gusto, di fronte al loro umorismo possiamo solo ridere, ridere e ridere!
E allora, se ci sentiamo dei dementi perché non riusciamo a smettere di ridere per battute oggettivamente idiote, se ci riteniamo cattivi perché beffeggiamo i drammi altrui e prendiamo atto della piccolezza del genere umano, se arriviamo a pensare che siamo sbagliati perché nel nostro intimo immaginiamo che in alcune situazioni scomode o imbarazzanti probabilmente percorreremmo la stessa scelta dei personaggi…bè, non c’è nulla di strano in noi; quello è solo il delirio emotivo da effetto Griffin!!
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