CULTURA

E PUR SI MUOVE! GALILEO GALILEI, L’UOMO DI SCIENZA CHE SCONFESSÒ LA SCOPERTA

Considerato il padre della scienza moderna, Galileo Galilei viene ricordato prevalentemente per il suo essenziale contributo alla rivoluzione astronomica e per aver sostenuto, in tale ambito, almeno in un primo momento, il metodo copernicano e la teoria eliocentrica.

Viene altresì ricordato per la celebre frase che non si è nemmeno certi che abbia davvero pronunciato quando, alla sottoscrizione dell’atto di abiura formalizzato per scampare alla condanna a morte, all’esito del processo cui fu sottoposto per eresia, avrebbe detto “E pur si muove”!

In un’epoca in cui il sistema tolemaico o geocentrico erano la realtà assoluta e universalmente riconosciuta; in un periodo storico in cui, secondo un retaggio antico risalente addirittura alla filosofia aristotelica, si riteneva che al centro dell’Universo vi fosse la Terra, che i suoi abitanti avessero una posizione privilegiata rispetto all’Universo stesso e che ogni altro astro o corpo celeste ruotasse attorno ad essa, veniva particolarmente difficoltoso sovvertire tale convinzione; salvo non essere tacciati di eresia e perseguitati per mano della resistenza ecclesiastica.

Fu questa la sorte che toccò anche a Galileo Galilei, il fisico, filosofo e matematico italiano, il cui entusiasmo per le scoperte attuate in campo astronomico fu ben presto smorzato dai terribili sospetti dei più influenti esponenti della Chiesa cattolica, i quali non vedevano certo di buon grado le propensioni “sovversive” di quel singolare uomo di scienza, giacché gli esiti e le risultanze delle innovative teorie galileiane erano decisamente pericolosi per i riflessi e le ripercussioni che avrebbero potuto avere sulla concezione generale del mondo e sui princìpi della teologia tradizionale.

Nel 1611 la Congregazione del Santo Uffizio decise di prendere informazioni su quel losco figuro che con così grande entusiasmo divulgava le proprie scoperte, e chiese all’Inquisizione di Padova se fossero stati mai aperti procedimenti a suo carico; in fondo il destino di Galileo Galilei era già segnato.

A sostegno della teoria eliocentrica deponeva, ad avviso di Galileo Galilei, più di qualche elemento: ad esempio per il matematico toscano era più vero ciò che sosteneva Archimede e meno vero quel che diceva Aristotele, e se gli oggetti galleggiavano o affondavano nell’acqua (ed in tale ultimo caso se affondavano più o meno rapidamente), ciò dipendeva piuttosto dal loro peso specifico che dalla loro forma; ed ancora lo studio di pianeti quali Venere o Mercurio, così come la ritenuta esistenza delle macchie solari, avvaloravano senza dubbio la teoria per cui quei pianeti ruotassero attorno al Sole e non attorno alla Terra. E la Terra allora? Non ruotava anch’essa attorno al Sole?

Era proprio questo che sosteneva Galileo, ed era deciso a dimostrarlo al mondo intero, ma non aveva di certo fatto i conti con la sua coscienza, né con il cardinale Bellarmino, al quale Galileo Galilei fu denunciato dal frate domenicano Caccini che, durante le sue omelie della domenica, non perdeva occasione per censurare quei matematici bizzarri che si divertivano a diffondere inesattezze scientifiche così ponendosi in contrasto con i principi della Santa Chiesa.

Le vicende che videro Galileo Galilei in contrapposizione con l’ordine precostituito sono complesse e davvero non possono essere racchiuse nelle poche righe a nostra disposizione; ma quel che deve sicuramente raccontarsi è che probabilmente, sebbene egli fosse un uomo di talento e di spiccata intelligenza, non fu altrettanto coraggioso né integerrimo nel sostenere la propria posizione; e sebbene il mondo scientifico gli debba molto – questo è indubbio! – di certo non se ne può dipingere l’immagine come quella di un uomo stimabile e coerente.

Galileo Galilei fece un pò come nel vecchio detto “furia francese, ritirata spagnola” e quando cominciò a rendersi conto di aver fatto arrabbiare i pezzi grossi del mondo ecclesiastico, cominciò anche a fare – oserei dire piuttosto pavidamente – i suoi bei passi indietro.

Si pensi che nel 1924 raggiunse la città di Roma per chiedere al papa Urbano VIII di concedere al sistema copernicano la tolleranza della Chiesa cattolica; evidentemente se così fosse stato, egli avrebbe avuto meno da temere. Ma Urbano VIII non volle mai prendere un serio impegno in tal senso ed in effetti tale tolleranza non fu accordata.

Ma il vero capitombolo arrivò quando Galileo Galilei ritenne di poter dar luogo ad un confronto tra diversi interlocutori immaginari che, attraverso un dialogo, esponessero le loro contrapposte convinzioni; sbagliò l’uomo di scienza a ritenere che con il Dialogo sopra i due massimi sistemi avrebbe potuto esporre le sue idee, malcelandole dietro la comparazione apparentemente asettica e non schierata tra il sistema tolemaico e quello copernicano.

Fu proprio quest’opera a determinare la fine di Galileo.

Il libro, pur apprezzato da alcuni uomini di potere dell’epoca, fu censurato e se ne proibì la diffusione; e Galileo Galilei fu processato perché ritenuto colpevole di essere un eretico e di aver aderito a teorie che per la Chiesa erano a dir poco da mettere al bando.

Correva l’anno 1633 e ripercorrendo le tappe di quello che oggi sarebbe senza dubbio un processo degno delle migliori spettacolarizzazioni, ciò su cui viene da riflettere – con un sorriso amaro sulle labbra – è la circostanza per cui il grande Galileo Galilei, l’uomo a cui vengono attribuite alcune delle maggiori scoperte in campo scientifico, era in fondo uno come tanti ed era, senza ombra di dubbio, un impudico penitente.

Galileo si pentì della sua scoperta, ne sconfessò la portata, abiurò formalmente le proprie convinzioni e durante il processo arrivò a sostenere che nel libro che fece tanto scalpore, al punto da meritargli un’imputazione per eresia, egli avrebbe addirittura dimostrato il contrario di ciò che sosteneva Niccolò Copernico “e che le ragioni di esso Copernico sono invalide e non concludenti”.

Ora, se Galileo Galilei fosse qui davanti a me, mi piacerebbe tanto ricordargli ciò che un tempo disse forse un pò troppo a cuor leggero, senza molta convinzione, a giudicare da come sono andate le cose.

Gli direi: “Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono”…e mi permetterei di aggiungere…”e che credono in ciò che hanno visto…fino alla fine”!

 

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