ATTUALITÀ

LA MACCHINA DEL FANGO, OVVERO COME L’INFORMAZIONE MINA LA NOSTRA REPUTAZIONE

Ultimamente è difficile riuscire a navigare su internet senza incappare nelle famigerate fake news. Questa piaga è ormai una costante di quasi ogni aspetto della nostra quotidianità, grazie alla facilità con cui basta costruire un fatto inesistente, o rielaborare un accadimento reale, mettendolo sotto una luce totalmente diversa dalla realtà.

Il meccanismo alla base delle fake news è il dare in pasto alla gente esattamente quello che vogliono sentirsi dire, a prescindere dalla veridicità di quanto detto. Più la “bufala” è incredibile più sembra avere risonanza, amplificando la propria diffusione grazie ai social, dove le condivisioni sono più numerose dei click su un qualunque sito per verificare la realtà dei fatti.

Ma se pensiamo che questo problema sia una novità degli ultimi anni, siamo in errore. Sicuramente il facile accesso a internet e la presenza quasi costante sui social aiutano la diffusione di queste fantasie screditanti, ma la esistenza può esser ricondotta ad una pratica non esattamente etica piuttosto nota nell’ambiente del giornalismo.

Robber Barons

La frase macchina del fango è un’espressione che sicuramente avrete già sentito. Nel giornalismo, viene utilizzata per indicare quelle operazioni che mirano a screditare, o meglio infangare, la nomea di una persona di spicco, andando a scavare nel suo passato e nel suo privato per scovare notizie scomode o morbose da poter usare contro di lui.

Si tratta di un procedimento che si muove su due livelli. Il primo è scovare quanto di scaborso possa indebolire il soggetto preso di mira, passando poi alla diffusione di questo materiale, in modo da rendere il bersaglio un personaggio scomodo. Pratica decisamente utile specialmente nel mondo degli affari, dello show biz e, nemmeno a dirlo, della politica.

Questa pratica giornalistica nasce come evoluzione del giornalismo d’inchiesta a cavallo tra ‘800 e ‘900, quando alcuni giornalisti americani iniziarono a usare la loro opera come strumento di denuncia e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

nauseating Job

Definiti muckrakers (che letteralmente significherbbe “spalatori di letame”) dal presidente Roosevelt, questi giornalisti iniziarano a indagare sulle figure più importanti della società americana del periodo, andando a scoprire, e in seguito raccontare, casi plateali di corruzione o di decadenza della morale sociale. Sono passati alla storia personaggi come Ida Tarbell, che scrisse del giro di tangenti con cui John Rockfeller controllava la politica americana, o Nellie Bly, che convinse il suo editor del New York World, Joseph Pulitzer, a pubblicare un suo reportage in cui smascherava uno dei più grandi casi di malasanità, dopo essersi fatta internare come copertura nel manicomio femminile di Blackwell.

All’epoca esser un muckrackers aveva un’accezione positiva, voleva dire aver il coraggio di non piegarsi ad una sudditanza ai poteri forti, ma usare la stampa come mezzo per diffondere la verità e aprire gli occhi delle popolazione sulla realtà della vita sociale.  In breve tempo, però, questa tipologia di giornalismo divenne un’arma in mano a editori vicini a certi ambienti della vita politica, che non esitarono ad utilizzare i propri giornalisti come delle spie per poter colpire avversari politici.

Il primo a denunciare questa pericolosa deriva fu Walter Lippman, che iniziò a considerare il termine muckrackers con accezione negativa, utilizzandolo per offendere quei colleghi che preferivano cercare ad ogni costo dei segreti personali, spesso di natura profondamente privata, per colpire e screditare personalità eminente, arrivando a confondere il giornalismo di inchiestra con il pettegolezzo. E il passo successivo fu la costruzione di articoli e notizie ad hoc, in cui si gettava fango su un nome particolarmente noto basandosi su supposizioni non verificate o verificabili, giocando sulla morbosa curiosità della gente e sulla sottile perfidia che accompagna il vedere cadere qualcuno ritenuto intoccabile.

the protector of our industries

La macchina del fango divenne quel sistema, quindi, usato per diffamare e screditate personalità particolarmente rilevanti. Anche l’Italia ebbe la sua macchina del fango, quando Indro Montanelli, storica penna del giornalismo italiano, definì come ‘anni di fango’ quel periodo dopo Mani Pulite in cui venne mostrato il tracollo morale della politica italiano

Ma come arriviamo alle fake news? Vedendo il modus operandi utilizzato da chi ricorre a questi mezzi, difficile non ravvisare una certa somiglianza con il sistema della macchina del fango, nella sua accezione di strumentalizzazione della stampa, o dei nuovi metodi di comunicazione, come arma contro determinate personalità della vita pubblica.

L’origine delle fake news, tanto odiate oggi, è quindi riconducibile ad una certa pratica giornalistica che, pur essendo nata con una volontà meritevole, è divenuta un pericoloso strumento che vive grazie anche alla scarsa voglia di rispettare la prima regola dell’informazione: verificare le fonti, sempre!

Manuel Enrico

Copyright Photo: CopertinaRobber Barons; Nauseating Job;

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