CULTURA

ODY-C, IL FUMETTO CHE RISCRIVE L’ODISSEA DI OMERO AL FEMMINILE

CANTAMI O FRACTION DEL PERCHÈ, PERCHÈ SCOMODARE L’IMMORTALITÀ

Abbiamo avuto modo di rileggere Ody-C, di Matt Fraction e Christian Ward edito in Italia da saldaPress. Brevemente, possiamo definire Ody-C come un tentativo “zoppo” di voler fare qualcosa di proto-morrisoniano calato in un contesto epico del passato. Volete sapere il perché di questo giudizio? Leggete il resto di questa magnifique (recensione in francese n.d.r.)

GENDERBENDING WITH BENEFITS

Bisogna certamente dire una cosa, Matt Fraction non è un novellino nel mondo della nona arte, anzi, è uno di quegli autori che ha avuto luci ed ombre in egual misura nel corso della sua carriera.

Vedasi in Marvel, X-Men, Fantastici Quattro, Thor, Iron Man, Defenders, il mega successone di Hawkeye; in Image invece capolavori come Sex Criminals. Insomma, non è un autore alle prime armi. In questo primo volume di Ody-C: Verso Ithicaa ha voluto sicuramente strafare, già una volta si era quasi “suicidato autorialmente” con Fear Itself, e con questa sua ultima fatica ci è andato davvero molto vicino.

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Ma perché lo ha fatto? Perché fare il passo più lungo della gamba, perché voler fare a tutti i costi come Icaro, volando troppo vicino al sole e bruciandosi quasi totalmente?

La verità è che, dopo aver letto Ody-C, Fraction sembra essere stato posseduto dallo spirito di Grant Morrison, o almeno da quella parte di Grant che lo spinge ogni volta a fare didascaliche illustrazioni e sovrabbondanti narrazioni ridondanti e inutilmente stucchevoli.

Ma di cosa parla Ody-C?

È essenzialmente una riscrittura, con ben più di qualche licenza poetica, in salsa sci-fi dell’Odissea di Omero, con tanto di linguaggio in prosa stile esametro dattile. Ma allora cosa è andato storto? Artisticamente parlando, Fraction aveva uno dei migliori new blood sulla faccia del comicdom moderno, Christian Ward.

Lo stile di Ward (conosciuto anche per la miniserie su Black Bolt degli Inumani) può benissimo sintetizzarsi come un connubio lisergico surrealista tra l’arte di Steranko, Scalera, Tocchini e Williams III (specie per alcuni innesti narrativi presenti nel suo modo di “raccontare” la storia). Non uno stile da poco, il quale trova in Ody-C la sua massima espressione, rinvenibile nel design degli elementi spaziali, costrutti organici dalla forma circolare, forme impossibili, architetture infinite. Il tutto dominato da un solo elemento ricorrente: la circolarità.

Ma, andiamo con ordine. Ody-C non aggiunge nulla di innovativo alle, invero molte, rievocazioni dell’Odissea di Omero. Dall’Ulisse di Joyce alla versione Marvel Illustrated, da Infinite Horizon al film dei fratelli Coen. Insomma nulla di nuovo, se non fosse per un vero elemento di novità.

LO SWAP DEI SESSI

Ovviamente, lo swap dei sessi, cioè avere una rosa di protagoniste donne, non è l’unica vera novita, in quanto sci-fi è pleonastico che la storia non si svolga nell’antica Grecia, preferendo invece un setting cosmico, il Pianeta Troiia; è però altrettanto scontato come l’inversione sessuale possa rappresentare la vera “croce e delizia” di Ody-C.

Quindi, tutti i personaggi principali sono diventati il loro opposto, e lo stesso dicasi anche per le controparti divine (anche se ancora non è chiaro perché Zeus venga apostrofato come Padre-Madre n.d.r.). Ed è sempre, anche in questi casi, l’arte di Ward a fare la differenza, donando ai personaggi look e movenze psichedeliche, al limite dell’intossicazione da LSD. Un qualcosa che solo il Morrison del periodo Invisibles sapeva regalarci.

UNO SGUARDO ALLA NARRAZIONE E ALLE TAVOLE

Tangibile è lo studio fatto dal disegnatore sugli elementi epici e storici dell’opera originale, il tutto calato minuziosamente in un contesto astratto, pur non disdegnando una certa solida concretezza nelle scene di combattimento, sembra quasi di trovarsi di fronte non ad un fumetto ma a qualcosa di radicalmente diverso. Ma lo stile grafico non sarebbe qualitativamente elevatissimo se non fosse anche per la componente del colore, una componente che pone un lavoro eccellente come il Low di Tocchini a livelli nettamente inferiori rispetto a quanto fatto qui dal Ward.

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Però non è bastato, c’è stato sicuramente qualcosa che ha frenato il risultato complessivo di Ody-C, nonostante l’utilizzo di un’enorma mole di materiale. Quel qualcosa potrebbe essere stata la stessa Odissea. Già pesante e involuta di suo, specie quando “viene spinta a forza dentro le menti degli studenti del classico”, Fraction ci mette anche il suo contributo, utilizzando esclusivamente uno stile didascalico e troppo focalizzato sulla descrizione, talmente narrativo da ricordare alcune storie della Silver Age del fumetto.

Ed è proprio tale stile che potrebbe risultare eccessivamente pesante, per non dire anche sovrabbondante, per la maggioranza dei lettori, i quali potrebbero persino ritrovarsi a dover abbandonare la lettura dell’opera di Fraction, magari andando a riprendersi quella originale.

Tra gli elementi che maggiormente risultano distonici rispetto al tono dell’opera, spicca sicuramente l’inclusione di tutto il Pantheon di dei greci. La domanda, quindi, è: era proprio necessaria la commistione tra tecnologia e divinità (senza contare il già menzionato problema sulla natura asessuale di Zeus n.d.r.)?. Fraction avrebbe potuto benissimo non usare la componente divina, improntando invece il racconto sulla dimensione umana dei personaggi e la caratura epica dell’avventura.

ODY-C: UNA STORIA PER BAMBINI

Interessanti sono poi le ragioni sottese al voler a tutti i costi utilizzare un cast composto interamente da soggetti a sesso invertito.

Stando allo stesso Fraction:

Ci sono due diversi livelli del lavorare insieme a qualcuno. Il primo è stata l’attesa di lavorare con Christian. Iniziare insieme, costruire delle parole chiave, una vibrazione: Barbarella! Jodorowky! I fumetti heavy metal, gli anni ’70, lo stile circense dei colori, dei corpi e delle componenti spaziali. E così mi è venuta voglia di scrivere Wonder Woman per mia figlia e così ho pensato all’Odissea come fondamento della letteratura western e d’avventura. Mia figlia adora sua madre, e io so che lei adora le storie che parlano di madri che cercano di ritornare dai loro figli. Così è stato come: Riscriverò l’Odissea! Per i bambini! 

Quindi apparentemente catalizzatore “galeotto” fu l’intenzione di Matt di voler scrivere una storia materna su Wonder Woman da poi dedicare a sua figlia. Tuttavia da questa intenzione a quello che è effettivamente venuto fuori deve essere cambiato qualcosa.

Non si vuole sindacare la bontà dell’intento, quanto la sua esecuzione invero. Fraction ha infatti preso un’idea dignitosa, e ricca di riflessioni etico-morali, per poi appiattirla su una versione fantascientifica strano-sessuale dell’Odissea. In confronto, se non fosse per Ward, Fear Itself potrebbe quasi essere ritenuto un capolavoro moderno.

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Poteva davvero essere una gemma del panorama fumettistico moderno, con le sue illustrazioni astratte, psichedelice, armoniose e circolari; con la sua storia epica, con una protagonista forte e una missione della massima importante. Invece no, fare il passo piu’ lungo della gamba è stato un secondo, sarebbe stata meglio una maggiore ponderazione dell’opera, invece che buttarsi d’impeto sulla “preda”.

Sono altresì conscio dell’impopolarità della mia opinione, visto che un sacco di siti web, testate classiche e blog, hanno promosso Ody-C, in quanto opera visionaria e rivoluzionaria. La verità è che certamente ci si trova di fronte ad un prodotto artisticamente elevato, azzoppato da una componente narrativa troppo abbondante e scomoda.

Massimiliano Perrone

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