Poter giocare significa poter crescere bene, poter diventare grandi senza il peso di aver acquisito delle responsabilità fuori tempo, troppo in fretta da poter essere gestite correttamente.
Il diritto al gioco è stato riconosciuto già nel 1989 dalla Convenzione ONU dei diritti dell’infanzia ed è stato parificato, quanto ad importanza, al diritto all’istruzione.
Spesso agli adulti sfugge che giocare – non giocare per forza a pallone, ma giocare nel senso ampio del termine – significa in fondo esprimere la propria personalità, plasmare il proprio carattere apprendendo le dinamiche del rischio, imparare a misurarsi con gli altri, a vincere e a soccombere, ma anche a rialzarsi da terra se ci si è finiti per via di uno spintone.
Si tende a limitare lo spazio ed il tempo del gioco perché si pensa erroneamente che serva meno di altre cose; i genitori, il più delle volte, pensano che sia necessario che i propri figli si dedichino ad attività educative e formative anche se hanno solo due anni, che sia utile che sappiano leggere e far di conto molto prima di arrivare alla scuola primaria, che debbano primeggiare per “intelligenza” (intesa come quantità di cose apprese e note) e per capacità, perché, in fondo, sfoggiare un bambino stra-ordinario fa sentire un pò più bravi anche loro.
Ma perché non proviamo a pensare che la straordinarietà, oggi, sia negli occhi di quel bimbo che invece di leggere a quattro anni, a quella stessa età conosce il gioco della campana, o sa correre all’aria aperta senza pensare di dover avere necessariamente una macchina elettrica per andare più veloce; quel bimbo che sa stare due ore in un ambiente chiuso ad inventarsi un gioco fatto con il niente senza richiedere, dopo neanche due minuti, uno smartphone su cui guardare un video, quello stesso video che gli ha insegnato buona parte delle cose che sa, ma che gli ha sottratto del tempo per provare sensazioni più genuine e decisamente più alla sua portata; quel bimbo che guardando il mondo con gli occhi incantati della sua tenera età lo vede tinto di colori brillanti e non patinato come potrebbe sembrare ai più!
Giocare, per i piccoli, è davvero una cosa seria; è un pò come per gli adulti andare a lavorare; non serve a riempire gli spazi di tempo, ma permette di affermarsi, nobilitarsi, identificarsi, dichiarare al mondo di essere vitali e soprattutto utili ad una causa.
Certo con gli anni i giochi preferiti cambiano, e cambiano le modalità di gioco; tutto si adegua ad uno sviluppo intellettivo e psicologico che è confacente alle diverse tappe dell’età evolutiva, ma in ogni caso il gioco rimane un elemento essenziale della vita di ogni individuo, anche quando questi è diventato adulto
Schiller ci insegna che “l’uomo è pienamente tale solo quando gioca” perchè riesce a ritrovare la propria identità ed essenza più intima, quella emotiva ed autentica che gli consente di agire senza condizionamenti, senza l’influsso negativo di contaminazioni esterne.
Il 28 maggio, ogni anno, sin dal 1998, si celebra la Giornata Internazionale del Gioco (World Play Day); l’idea si deve a Freda Kim, l’allora presidente dell’Associazione internazionale delle ludoteche, che ne propose l’istituzione a Seoul proprio in quell’anno raccogliendo il placet delle Nazioni Unite.
E’ sicuramente una grande conquista nell’ottica dell’esplicazione concreta di un diritto riconosciuto sulla carta.
Il 28 maggio, quindi, via libera al gioco in ogni salsa, per tutti i piccoli del mondo…e perchè no, anche per i loro genitori.
Avete mai pensato a quanto poco tempo i genitori trascorrono a giocare con i propri bambini? Vi siete mai chiesti se i vostri figli desidererebbero condividere con voi un momento così importante della loro giornata?
Siamo sempre così indaffarati e presi dagli adempimenti del nostro quotidiano, che spesso dimentichiamo che forse un minuto della nostra giornata potrebbe essere impiegato diversamente; che potremmo trascorrerlo a giocare, e che ciò renderebbe i nostri piccoli sicuramente più felici, più sicuri e più autonomi.
Non servono per forza giochi elaborati o di ultima generazione, solo un pò del nostro tempo…perchè probabilmente non ci abbiamo mai pensato, ma in fondo è un concetto più semplice di quanto si immagini: i bimbi non vogliono giochi, vogliono solo giocare!
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