CULTURA

RITRATTO D’ARTISTA: PEDRO ALMODÓVAR

Produttore cinematografico, scrittore e musicista. Personaggio eclettico del mondo cinematografico, ma grazie al suo talento ha riscosso successo in vari ambiti artistici.

Le sue pellicole sono caratterizzate da storie di donne che si incrociano e scontrano; tutte contraddistinte da forti passioni e sentimenti, ma al contempo eleganti e ponderate.

Parliamo di Pedro Almodóvar, dell’apporto dato al cinema spagnolo con le sue pellicole realistiche e originali, dai tratti provocatori e volutamente scandalistici, sicuramente in grado di trasmettere sempre molte emozioni.

Le storie che racconta sono incentrate prevalentemente sui rapporti fra le donne, l’ambiguità in ambito sessuale, ma anche la passione e l’amore omosessuale.

Almodóvar ha ampiamente trattato e approfondito quest’ultimo aspetto, con toni diretti e provocatori, accompagnati dalla sua immancabile autoironia.

Frequenta le scuole elementari e medie a Caceres, nella Mancha, in istituti gestiti dai Salesiani. Questo rappresenta un periodo difficile per il giovane  Almodóvar, costretto ad assistere agli abusi sui suoi compagni da parte degli educatori dei centri, motivo per cui prende le distanze dalla chiesa cattolica.

Nello stesso periodo inizia a frequentare ossessivamente le sale cinematografiche, tanto da decidere, nel 1968 all’età di sedici anni, di trasferirsi a Madrid per studiare cinema. Ma dopo pochi anni, a causa del regime franchista, vengono chiuse le scuole di cinematografia.

Non perdendosi d’animo trova lavoro in una compagnia telefonica e, contemporaneamente, recita in gruppi teatrali d’avanguardia e gira cortometraggi con l’aiuto dei suoi amici, scrive per diverse riviste underground e suona in un gruppo rock alternativo.

Esordisce alla regia di lungometraggi proprio agli albori della democrazia con “Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio”, girato in 16mm, gonfiato a 35mm ed arrivato nelle sale nel 1980. Diretto e provocatorio, desta grande scandalo al Festival di San Sebastian, ma gli permette di continuare con la sua carriera cinematografica agli albori.

Nel 1986 è la volta di “Matador”, film rivelazione per Antonio Banderas destinato, in seguito, alle glorie hollywoodiane.

Con “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, la sua fama diventa internazionale. Era il 1988, le tematiche femministe erano scottanti e lui le affronta provocatoriamente al contrario. In Italia vinse il David di Donatello come miglior film straniero ed ebbe un successo strepitoso.

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Frame tratto dal film “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”

Raggiunge l’apice delle sue capacità espressive in “Tutto su mia madre”, in cui sviscera l’universo femminile tramite il mistero della maternità. Ma allo stesso tempo affronta temi di impatto come la donazione di organi, il disfacimento fisico a causa della malattia, il rapporto tra eros e thanatos.

La pellicola pluripremiata rappresenta una moderna tragedia greca dall’elevato coinvolgimento sentimentale, in cui si esplicita il paradosso  dell’ambiguità sessuale come unico volto, in un mondo di maschere.

In “Parla con lei” approfondisce il rapporto tra eros e thanatos, già trattato nella precedente pellicola, ed esalta l’amore in ogni sua forma. Da quello non corrisposto, base di una solida amicizia, a quello carnale, feticista, che non si arresta neanche difronte alla morte.

Con “La Mala educación” viene esplicitata la sua posizione di denuncia nei confronti della chiesa cattolica. Ma non vuole rappresentare un film scandalo, bensì scrivere di realtà. Una storia di violenza e amore, in cui passato e presente si fondono di continuo e sembra non esserci alcuna certezza.

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Frame tratto dal film “La Mala educación”

In “Volver” si celebra il ricordo e l’assenza. L’assenza di una madre scomparsa, creduta morta, lontana ma perennemente presente nelle stanze dei ricordi. Come lo stesso titolo fa esplicitamente intendere “il ritorno è inevitabile”, inscritto nel destino dell’essere umano. Si torna lì dove si è stati bene, si torna al passato che ostinato non passa mai. Allo stesso modo i personaggi di Volver tornano nei luoghi in cui sono stati felici e infelici, e lì dove non possono fisicamente tornare, lo fanno con i ricordi.

Con “Julieta”, suo ultimo successo cinematografico, Almodóvar torna a far misurare i suoi personaggi con il destino.

Niente finzioni hollywoodiane, intrighi e segreti rivelati. Ma solo la vita, nuda e cruda. Il senso di colpa che consuma i personaggi e l’impossibilità, ancora una volta, di sfuggire al  proprio destino.


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