L’ industria tessile, ovvero l’attività di produzione delle fibre tessili, ha origine molto antiche. La prima produzione di tessuti risalirebbe addirittura all’era neolitica quando venivano utilizzate fibre vegetali come il lino per ripararsi dal freddo. Solo successivamente con i primi stanziamenti sedentari si ereditò dalla pastorizia nomade la capacità di allevare animali e a sfruttare il manto degli ovini fino ad arrivare alla lavorazione del materiale dando inizio alla prima e vera applicazione tessile della materia.
Dal neolitico ad oggi l’industria del tessile e dell’abbigliamento ha preso piede in maniera esponenziale.
Quando si pensa all’inquinamento ambientale subito ci vengono in mente fattori come il riversamento del petrolio tra i peggiori disastri ambientali del globo, alla radioattività, basti pensare ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, il disastro di Chernobyl dell’86 e gli oltre 100 incidenti in 50 anni di storia che non hanno impedito a governi e grandi multinazionali di percorrere la strada atomica, ai gas serra e a molti altri ancora. Pochi saranno quelli che penseranno all’inquinamento provocato dall’industria della moda.
L’industria del tessile e dell’abbigliamento ha un ruolo cruciale a livello ambientale perché, oltre a essere uno dei principali consumatori di acqua a livello globale, incide per circa un decimo sul totale delle emissioni di gas serra presenti nell’atmosfera. Basti pensare che ogni anno vengono prodotti circa 80 miliardi di nuovi capi e che delle 5,8 milioni di tonnellate di rifiuti tessiliscartate in Europa solo un quarto viene riciclato.
Ecco perché la scelta dei tessuti ecologici è importante per ridurre l’inquinamento provocato dall’industria della moda.
Tra i tessuti ecosostenibili cioè derivati da fibre organiche o di origine animale ma anche quelli prodotti artificialmente, troviamo cotone, il lino, la canapa tessile, la lana, la seta e il caucciù ma anche il nylon. Ciò che rende, però, ecologico un tessuto è il processo produttivo a cui viene sottoposta la fibra.
A causa della loro composizione i tessuti sintetici, invece, hanno un bassissimo tasso di biodegradabilità.
Global change award ideato da H&M foundation intende sostenere le realtà imprenditoriali nascenti in grado di ridurre l’impatto ambientale di uno dei settori industriali più grandi e inquinanti al mondo.
Dal filato Orange Fiber ottenuto dalle arance ai tessuti in similpelle vegetale Muskin, Piñatex, Wineleather e Pellemela ricavati rispettivamente dai funghi, dall’ananas, dalla vinaccia e dalla mela: queste sono alcune delle iniziative che si stanno facendo strada all’interno del mercato tessile andando ad ampliare sempre più il portfolio di soluzioni valide per il raggiungimento di un’economia circolare.
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