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LA TEORIA DEI MULTIVERSI SPIEGATA DA AKIRA TORIYAMA, PADRE DELLA SAGA DI DRAGON BALL

Una teoria che fa spesso capolino tra le varie opere e tra le discussioni di nerd inguaribili è quella degli universi paralleli o del multiverso. Da Ritorno al Futuro a Sliding Doors, da Marvel a DC, fino ad arrivare addirittura al Dragon Ball di Akira Toriyama, questa affascinante supposizione permette di sperimentare con i propri personaggi, orchestrare saghe attorno a strani e altrimenti impossibili colpi di scena o, semplicemente, di organizzare una mega scazzottata a colpi di trasformazioni e kamehameha.

Spiegato semplicemente, il momento in cui una persona si trova a dover prendere una decisione è il nodo perfetto per la creazione di diversi universi. Ogni universo vedrà quella persona prendere una decisione diversa, portando a risultati diversi e plausibilmente a nuovi nodi da cui nasceranno nuovi universi. Così facendo, due universi paralleli potrebbero distinguersi per piccolissimi dettagli o per eventi epocali, il tutto in base a quanto sono state divergenti le scelte e dove queste abbiano portato.

Affiancando alla teoria del multiverso anche i viaggi temporali, finiamo col giocare con qualcosa di serio e complicato. Qui solitamente iniziano i litigi tra chi vede il tempo come “una grossa palla un po’ vacillante che va e viene… fluttuante” dove viaggiare nel tempo non crea nuovi universi ma semplicemente crea cicli di eventi che sono destinati a ripetersi e chi, invece, crede che anche i viaggi nel tempo portino ad eventi differenti in differenti universi… ma non complichiamoci la vita con discussioni del genere e vediamone solo il lato divertente!

 

Questo è quello che deve aver pensato Akira Toriyama quando ha sceneggiato la saga di Cell in Dragon Ball Z creando un mondo post apocalittico su una terra alternativa in una linea temporale futura. Piccolo ripasso per chi non fosse cresciuto a pane e Son Goku: il Dottor Gero, mente geniale dell’esercito del Red Ribbon, ha costruito due terribili cyborg con l’intento di uccidere Goku. Scoprendo la morte per malattia del sayan cresciuto sulla Terra, i due iniziano a devastare il pianeta, spingendo Bulma a inviare Trunks nel passato per creare almeno un universo dove questi tragici eventi non fossero accaduti.

Questa idea non è stata solo la base per l’intero ciclo di Cell ma è stata anche la scintilla che ha spinto un numero spropositato di fan a fantasticare su cosa sarebbe potuto accadere se. Insomma, reso ufficialmente plausibile ogni “what if” all’interno del mondo canonico, ogni fantasia è diventata non solo plausibile, ma addirittura esistente in un qualche universo parallelo.

Proprio spinti da questa voglia di esplorare i diversi universi del mondo di Dragon Ball (Cell che vince il torneo, Super Buu che assorbe l’umanità, Frieza che sconfigge Goku, …) e dalla voglia di vedere Dragon Ball GT cancellato dalla memoria collettiva, Laurent Gomez detto Salagir e Gogeta jr (che ha mantenuto il suo nome segreto) hanno dato il via a quello che è diventato il fan manga su Dragon Ball più seguito, concreto e longevo di sempre: Dragon Ball Multiverse.

Partito con Gogeta jr ai disegni e Salagir alla sceneggiatura, il progetto vanta attualmente dieci anni di attività, oltre mille tavole disegnate per oltre sessanta capitoli. Nonostante le premesse siano piuttosto semplici (tanto da essere riprese anche da Dragon Ball Super), questo manga francese ha saputo giocare molto bene attorno ai personaggi più classici e iconici del franchise, tanto da attirare costantemente lettori e collaboratori fino a trasformarsi nel progetto collettivo che è oggi.

La sinossi, appunto, è molto semplice: l’avanzatissima razza dei Varga ha costruito una tecnologia che ha reso possibile il viaggio nei diversi universi paralleli e ha (ovviamente) deciso di organizzare il più grande torneo mai visto, reclutando gli esseri più forti da tutti gli universi scoperti. L’intera operazione è approvata dai Kaiohshin e coinvolge anche i personaggi dell’universo canonico di Toriyama, a cui è assegnato il numero 18, e l’universo di Mirai Trunks, con il numero 12.

Il grande pregio che questo lavoro amatoriale ha è quello di aver approfondito e riscoperto tanti personaggio cari ai fan di Dragon Ball che, altrimenti, non avrebbero mai avuto una caratterizzazione o un background degno. La famiglia di Frieza, ad esempio, è stata descritta sin da subito come “i demoni del freddo” a cui sono state fornite nuove trasformazioni (spesso necessarie per colmare gli stessi vuoti lasciati da Toriyama) e nuove informazioni sulla loro storia e sulle loro origini.

Assolutamente gradita è anche la presenza di Gotenks adulto, di Bra tra i personaggi più potenti (essendo figlia di Vegeth e di Bulma) e di Uub, personaggio spesso lasciato indietro.

Oltre alla ripresa di personaggi classici, la storia introduce nuovi universi e nuovi personaggi creati dagli stessi autori. Questi sono spesso di contorno e non competono quasi mai con le stelle indiscusse, ma ognuno ha la sua motivazione per competere nel torneo e per ambire ai desideri messi in palio dagli organizzatori tramite (lo hai indovinato) le sfere del drago.

Tutti questi combattenti formidabili sono ben gestiti e ben incastrati in un torneo che non risparmia colpi di scena. Non si può dire lo stesso per la qualità generale delle tavole, altalenante per via del lavoro di diversi disegnatori sempre a livello amatoriale, che però si mantiene sempre su livelli più che accettabili.

Dragon Ball Multiverse ha decisamente un posto speciale nel cuore di tantissimi fan, anche italiani, e non ha affatto perso il suo fascino nemmeno dopo che Dragon Ball Super ha fatto la sua comparsa e ha reso definitivamente non canonico Dragon Ball GT. Un unico dubbio attanaglia i lettori di questo web comic: una volta che incontratisi e letteralmente sbattuti l’uno contro l’altro, si può parlare ancora di universi paralleli?

Immagine di Copertina

Alessandro d’Amito

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