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LE VITE PARALLELE DI PLUTARCO


Elaborate dalla fine del I secolo al primo quarto del II secolo, le 
Vite parallele di Plutarco, rappresentano la prima grande testimonianza nel genere letterario della biografia intesa come narrazione della vita di un personaggio illustre.

Lo scrittore e filosofo greco, attingendo ampiamente dagli storici precedenti e dalla storiografia romana rappresentò, con una finalità paradigmatica, i vizi e le virtù dell’uomo.

Scrisse non un’opera di storia ma cercò di cogliere i tratti distintivi delle personalità.

 

“Ma il libro dei libri per me fu Plutarco, le vite dei veri grandi”.

Vittorio Alfieri

 

Biografie di uomini illustri appartenenti al mondo greco e romano: 22 coppie che confermano la denominazione di “parallele” e 4 vite singole.

Le coppie pervenute sono:

  • Teseo e Romolo;
  • Licurgo e Numa Pompilio;
  • Solone e Publio Valerio Publicola;
  • Temistocle e Marco Furio Camillo;
  • Pericle e Quinto Fabio Massimo;
  • Alcibiade e Gneo Marcio Coriolano;
  • Timoleonte e Lucio Emilio Paolo;
  • Pelopida e Marco Claudio Marcello;
  • Aristide e Catone il Censore;
  • Filopemene e Flaminino;
  • Pirro e Gaio Mario;
  • Lisandro e Silla;
  • Cimone e Lucullo;
  • Nicia e Crasso;
  • Sertorio e Eumene;
  • Agesilao e Pompeo;
  • Alessandro e Giulio Cesare;
  • Focione e Catone il Giovane;
  • Agide e Cleomene e Tiberio e Caio Gracco;
  • Demostene e Cicerone;
  • Demetrio e Antonio;
  • Dione e Bruto.

 

 

Le “Vite” osservano tutte la stessa struttura.

Plutarco illustra le motivazioni che lo hanno spinto a parlare di questi personaggi, inserisce una narrazione cronologica degli eventi, un breve parallelo e la conclusione finale.

Il disegno tracciato da Plutarco consiste nel contrapporre il mondo greco, la cui grandezza è ormai tramontata, alla supremazia eterna di Roma.

Il rapporto tra i Greci e Romani era già presente nelle Imagines di Varrone e nelle Vitae di Cornelio Nepote; senza dubbio l’originalità di Plutarco è stata quella di valorizzare nel confronto l’esistenza di due mondi, due popoli, due culture che si inseriscono reciprocamente nell’Impero Romano.

Il tratto distintivo dell’opera è lo studio della storia di Roma e della Grecia mediante l’ethos dei personaggi, che sono sì protagonisti di grandi gesta, ma si impongono ai nostri occhi anche per particolari di minore importanza e per atteggiamenti poco noti della loro indole e umanità.

Dichiarò infatti più volte di non voler concorrere con i grandi storici nella narrazione delle imprese e cercò di descrivere il carattere dei protagonisti attraverso l’utilizzo di quei dettagli che sfuggono alla stragrande maggioranza degli scrittori: i tratti del viso e dell’aspetto, i piccoli gesti, le battute divertenti, i pensieri e quei “segni dell’anima” che denotano il temperamento di ciascuno.

 

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