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PIRLO E BUFFON: VITE PARALLELE SEGNATE DA UN ADDIO.

Il campionato di calcio appena concluso sarà ricordato come quello dei grandi addii dal momento che due grandi campioni hanno deciso di dire addio, seppur in maniera differente, al calcio.

Si tratta di Andrea Pirlo, che ha deciso di appendere le scarpe al chiodo dopo una carriera entusiasmante, e di Gigi Buffon che ha deciso di lasciare la squadra che lo ha reso celebre e che lui ha reso tale, ossia la Juventus. Due baluardi del calcio italiano che hanno dato gloria alle rispettive squadre grazie ai loro colpi di classe pura, uno in mezzo al campo e l’ altro esibendosi in interventi prodigiosi in porta che spesso andavano al di là dell’ umana comprensione. Purtroppo il tempo passa per tutti e nessuno degli amanti di questo sport avrebbe mai voluto che arrivasse questo momento, sebbene l’ormai ex capitano della Juventus pare sia intenzionato a continuare probabilmente all’estero nelle file del Paris Saint Germain, forse per coronare quel sogno che insegue da tutta la carriera, vale a dire la Champion’s League.

Il 21 maggio scorso lo stadio “ Giuseppe Meazza “ di Milano è stato lo scenario della “Notte del Maestro”, una serata di gala di calcio in cui hanno sfilato tante stelle del panorama calcistico mondiale che in questi anni hanno condiviso gioie e dolori con il centrocampista bresciano. Tra questi vi era anche Gigi Buffon che con Pirlo, oltre all’esperienza in nazionale, ha condiviso anche quella nella Juventus. Una carriera invidiabile quella dell’ ex centrocampista della nazionale che dal giorno del suo esordio (datato 21 maggio 1995 in Reggina-Brescia 2-0, con le rondinelle già retrocesse in serie B, subentrò a Marco Schenardi divenendo il più giovane esordiente dei lombardi in serie A con 16 anni e 2 giorni) ha regalato un numero illimitato di delizie sui campi di calcio di tutto il mondo che gli sono valsi gli aggettivi di “metronomo” e di “architetto”, grazie soprattutto alle geometrie che un genio come lui sapeva ritrarre in campo. Ha trasmesso bellezza ed eleganza sia al gioco del calcio che ai suoi seguaci perché guardare una partita con Pirlo in campo era letteralmente uno spettacolo senza precedenti. Memorabili i suoi calci di punizione, con la sua specialità “la Maledetta”, che gli hanno permesso di divenire il maggior realizzatore della serie A insieme a Sinisa Mihajlovic con 28 centri, e di piazzarsi al 3° posto della Champions League dietro a Cristiano Ronaldo e Juninho Pernambucano.

Al di là della carriera che lo ha visto trionfare in tutto o quasi, eccezion fatta del pallone d’oro, di giocatori come Pirlo e Gigi Buffon ci mancherà la classe e la tranquillità con cui trasmettevano sicurezza a compagni e tifosi, rendendo tutti partecipi della partita anche quando l’ ostacolo da superare poteva sembrare insormontabile ma mai impossibile perché dal loro cilindro in qualsiasi momento poteva venir fuori un colpo di genio che solo i grandi artisti possono permettersi e basterebbe riguardare la finale di Coppa del Mondo del 2006 contro la Francia dove Gigi fu autore di una parata su Zidane che ormai è passata agli annali del calcio per bellezza estetica e tecnica, mentre l’architetto più famoso del rettangolo verde fu autore dell’ assist su calcio d’ angolo che permise a Marco Materazzi di siglare il gol del pareggio per gli azzurri, per non parlare dell’ assist che mise Grosso nelle condizioni di siglare il gol dell’ 1-0 al 119’ minuto contro la Germania durante la semifinale del mondiale del 2006 , che per bellezza, lucidità e circostanze in cui è arrivato rimane la pietra miliare assoluta di questo giocatore.

In un contesto sociale e culturale piuttosto grigio l’assenza di questi due giocatori anche le domeniche calcistiche rischiano di essere tali d’ ora in poi, ma in tutti noi rimane vivo il ricordo di quell’estate del 2006 quando la classe e la magia di questi due giocatori (insieme a tutta la nazionale) rese azzurro il cielo sopra Berlino e con esso divenne vivo il nostro orgoglio di essere italiani uniti, da nord a sud.

A loro due va il nostro grazie infinito per le gioie che ci hanno regalato perché il calcio si sa è uno sport collettivo che deve unire e abbattere le barriere e le magie dei singoli portano felicità e come ha detto qualcuno “la felicità è sovversiva quando si collettivizza”!

 

Danilo Sandalo


Copyright foto: copertina

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