Fu denominata Apollo 11 la missione spaziale che portò l’uomo a mettere piede, per la prima volta nella storia, sull’unico satellite naturale della Terra: la Luna, quel corpo celeste che orbita sincronicamente attorno al nostro mondo rivolgendo alla Terra sempre la stessa faccia; ad una distanza di circa 384.400 km; così vicino a noi da poter essere scrutato ad occhio nudo mentre brilla possente nel cielo e concilia le nostre riflessioni più intime e le nostre introspezioni più recondite.
La Luna ha da sempre destato la massima curiosità per l’essere umano, con quella naturale attitudine ad influenzarne i comportamenti e le abitudini, ad incidere e governare il moto delle maree, a determinare il tempo della semina e del raccolto, a regolare il ciclo riproduttivo di molte specie viventi.
E l’ambizioso desiderio di conquistare un pezzetto di questo luogo così misterioso ed ancora inesplorato non poteva rimanere inesaudito, specie se a volerlo fortemente era J.F. Kennedy, l’allora Presidente degli Stati Uniti d’America.
Furono proprio gli statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin, infatti, i primi ad arrivare sulla Luna.
Il 20 luglio 1969, dopo un viaggio in velocità di circa quattro giorni, il modulo lunare chiamato “Eagle” con all’interno gli astronauti Armstrong e Aldrin, si separò dal modulo “Columbia” al cui comando vi era il terzo uomo dell’equipaggio, l’astronauta Michael Collins; fu il capitano della missione Neil Armstrong il primo a poggiare il suo piede umano sul suolo lunare; erano le ore 02.56 UTC del 21 luglio 1969.
Gli uomini della missione rimasero al di fuori della navicella spaziale per circa due ore e mezza, tempo sufficiente a scattare fotografie e a raccogliere oltre venti kg di materiale lunare che fu portato sulla Terra per poter essere analizzato.
“That’s one small step for (a) man, one giant leap for mankind”. Emblematica è la frase – una delle più famose della storia – pronunciata da Armstrong nel compiere il balzo sulla superficie lunare, evento definito dall’astronauta come un piccolo passo per (un) uomo che al contempo rappresentava un gigantesco balzo per l’umanità.
Ma più che un gigantesco balzo, per molti l’allunaggio degli statunitensi rappresenta piuttosto un grande dubbio.
Nonostante il lancio dell’Apollo 11 si perfezionò di fronte agli occhi di migliaia di persone che seguirono l’evento dalle autostrade e dalle spiagge vicine al luogo di lancio, senza contare poi i milioni di telespettatori che sussultarono dinanzi ai monitor delle loro televisioni (ricordiamo Tito Stagni e la sua celebre frase in diretta tv: “Ha toccato!”), rimangono molte questioni irrisolte e molte perplessità sulla veridicità della missione, tanto che si è adombrata una tesi complottista – detta anche “teoria del complotto lunare” o “Moon Hoax” (frottola della Luna) – che insinuerebbe addirittura che le missioni del programma Apollo e il lancio dell’Apollo 11 fossero una messa in scena per permettere agli USA di guadagnare terreno e credito agli occhi del mondo a discapito della acerrima rivale U.R.S.S. e di portarsi in vantaggio rispetto a quest’ultima nella competizione aperta per la conquista dello spazio.
La teoria del complotto ipotizzerebbe che alcun uomo statunitense sia mai giunto a destinazione approdando sul suolo lunare e che le prove dell’allunaggio sarebbero state falsificate dalla NASA con il placet del governo americano attraverso la realizzazione di una sorta di set cinematografico con tanto di effetti speciali.
In un testo del 1976, dal titolo We never went to the Moon(Bill Kaysing – Ready Reid) emerge come la tecnologia dell’epoca in cui si sarebbe verosimilmente realizzato il lancio sulla Luna non era affatto compatibile né sufficientemente avanzata per consentire l’allunaggio.
Le illazioni di Kaysing non erano però tutte qui. L’autore del libro asseriva che le riprese cinematografiche del fantomatico atterraggio di Armstrong e Aldrin sulla Luna erano state affidate alla maestria del regista Kubrick, incontestato padroneggiatore dell’arte e dell’utilizzo degli effetti speciali, il quale peraltro aveva girato all’epoca (nel 1968, l’anno precedente al lancio) un film dal titolo 2001: Odissea nello spazio, in cui trovava particolare risalto proprio tale abilità di regia e che era divenuto famosissimo per l’abbondanza di effetti.
La teoria ebbe diversi seguaci ma nel mondo scientifico e tra gli addetti ai lavori non c’è dubbio sulla realtà e veridicità della missione Apollo 11 e sul fatto che l’uomo abbia fatto quel saltello che ha di certo cambiato il corso della storia e determinato quello che Armstrong correttamente ha definito un balzo gigantesco per la comunità scientifica, per l’America e per il mondo intero.
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