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IL MAGO DI OZ DAL ROMANZO AL FILM, UNA STORIA SENZA TEMPO

Chi non ha mai sognato di sbattere per tre volte i tacchi delle proprie scarpette rosse per ritrovarsi, improvvisamente, a casa?

Grazie a “Il meraviglioso mago di Oz”, uno dei romanzi più celebri della letteratura per ragazzi, questa immagine onirica è diventata palpabile.

Il romanzo fu scritto da L. Frank Baum, e illustrato da W.W. Denslow, la prima edizione risale al 1900 e poi ripubblicato in diverse lingue.

Le vicende narrate nel libro arrivarono, in seguito, a conquistare il grande schermo; l’opera fu adattata per il cinema nel 1939 con il film Il Mago di Oz”, pellicola di Victor Fleming in cui recitò Judy Garland.

La matrice fantastica e le metafore narrate, supportate da una forte caratterizzazione dei personaggi, trasfigurano il lettore e/o lo spettatore in una terra di mezzo idealizzata, spensierata e irraggiungibile per qualsiasi intruso malvagio.

La storia inizia in una prateria del Kansas, in cui Dorothy vive con il suo cagnolino Toto; a rompere la routine della vita in prateria vi è l’arrivo di un poderoso ciclone, che trasporta la piccola Dorothy, con tutta la sua casa, fino al meraviglioso regno di Oz.

Il-mago-di-Oz-1939_12 agosto.jpg

Atterrando, la casa di Doroty schiaccia la malvagia Strega dell’Est.

In villaggio sono tutti felici e la buona Strega del Nord si complimenta con Dorothy per avere annientato la strega cattiva. La ragazza chiede subito di tornare a casa, ma l’unico modo per farlo è andare dal potente mago, l’unico in grado di poter realizzare il suo desiderio.

Durante il tragitto per raggiungere la Città di Smeraldo, a Dorothy e al cane Toto, si uniscono tre compagni di viaggio, che contribuiscono a rendere l’esperienza unica: lo Spaventapasseri che vuole chiedere un cervello, l’Uomo di latta, un boscaiolo alla ricerca di un cuore, e il Leone Codardo che vorrebbe un po’ di coraggio.

“Il Mago di Oz” ha fatto la storia del cinema, Victor Fleming ha ripreso sommariamente l’opera letteraria, concentrandosi sulla crescita personale della protagonista, che con l’aiuto dei compagni passerà dall’essere una bambina all’età adulta.

Il regista affida ai colori un aspetto significativo dell’opera, infatti il film inizia e termina in tonalità seppia; mentre raggiunge l’apice della sua espressione comunicativa nella parte centrale, quando le immagini sono affidate ad uno sgargiante Tecnicolor.

mago di oz_tecnicolor.jpg

La giovanissima protagonista, Judy Garland, è essa stessa il messaggio che la pellicola vuole veicolare, ossia ricordare che il posto più bello del mondo è casa propria, nella fattispecie: l’America.

Sul piano narrativo, il momento cruciale è preannunciato dalla canzone Somewhere Over the Rainbow”, che valse al film il suo secondo Oscar; quello è il momento in cui la storia si snoda verso scenari ultraterreni.

Da quel momento inizia il meraviglioso cammino, lastricato da ogni tipo di imprevisto; cammino che si intende oltre che fisico, anche metaforico e personale.

Percorso che termina con l’incontro con il temuto mago e che, raggiunge l’apice, con lo sbattere dei tacchi delle scarpette rosse di Dorothy. La scena finale rappresenta il raggiungimento del proprio sogno, oltre a determinare il ritorno alla realtà, con una netta chiusura rispetto alla dimensione onirica.


Copyright foto:

copertina, 1, 2

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