Di giorno tesseva la tela, di notte la disfaceva, in attesa del ritorno del suo amato Ulisse.
Penelope è una delle Donne dell’Odissea, una delle figure femminili antagoniste, attraverso le quali si sviluppa e si spiega quella di Ulisse.
Penelope e Ulisse sono immagini archetipiche della relazione dell’essere umano con il mondo, una delle incarnazioni più felici dell’opposizione fra entità complementari, e anche un’ottima rappresentazione in chiave simbolica del cerchio protetto dinamico: Penelope è la madre-casa, luogo della certezza e della solidità indistruttibile, del radicamento nella terra (simboleggiata dal letto-albero); Ulisse è il desiderio di affrontare l’ignoto, ma sempre con la nostalgia della casa, del cerchio originario delle certezze.
(Paola Magi)
Penelope è colei che Ulisse ha scelto quale compagna per la vita, la moglie paziente e fedele alla quale ha affidato la custodia e la protezione del focolaio domestico durante la sua lunga assenza, certo di aver correttamente riposto in lei la sua fiducia.
Qualunque donna Ulisse abbia incontrato nel corso del suo lungo viaggio, questa non è mai riuscita a distogliere l’eroe greco più famoso di tutti i tempi dal desiderio di tornare a casa dalla sua dolce Penelope.
La pazienza e la temperanza sono doti innegabili di cui Penelope fa il proprio punto di forza, ingannando l’attesa e i Proci con lo stratagemma della tela, che le consente di attendere e sperare nel ritorno dell’uomo a cui ha deciso di donarsi in via esclusiva, a lui solo concedendo la sua più totale devozione.
Penelope è per Ulisse Metà e al contempo Meta, destinazione agognata che segnerà la fine delle sue peripezie e dei viaggi avventurosi nel Mediterraneo per concedersi, dopo la spossatezza di cotanto girovagare, il meritato amorevole abbraccio di colei che ha continuato ad aspettarlo e a cui è stato ininterrottamente rivolto il pensiero quotidiano del suo animo esploratore.
Sarà il segreto del talamo nuziale a consentire alla virtuosa Penelope di riconoscere il suo sposo nell’uomo che si presenta al suo cospetto come Ulisse dopo tutti quegli anni trascorsi altrove, un segreto che rimanda alla legittimità dell’amore coniugale, quell’amore che può concedersi solo a chi è attinto (e avvinto) da un vincolo sacro e indissolubile e che, al contempo, rende onore al privilegio di cui si gode quando si incontra l’anima gemella, quella che, a prescindere da ogni contingenza, si (ri)sceglierebbe dopo cent’anni ancora per condividere le gioie e i dolori della vita terrena.
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