Era il 4 Agosto del 1950 quando Viale Del Tramonto (Sunset Boulevard) faceva il suo debutto nelle sale cinematografiche. Quello che va dalla fine degli anni ’30 del ‘900 fino agli anni ’50 è sicuramente uno dei momenti più strani della storia di Hollywood. Dopo lo sforzo bellico e la crisi dell’industria cinematografica, Hollywood andava, a poco a poco, riprendendosi. Si riprendeva soprattutto dopo la grande condanna del 1948, passata alla storia come il Caso Paramount.
A partire dagli anni Dieci, gli Studios di Hollywood si erano sostenuti a vicenda nella creazione di un monopolio trasversale, giungendo a controllare l’intera industria cinematografica statunitense. Il governo americano aveva già segnalato questo gravissimo problema, ma solo nel 1938 il Ministero della Giustizia avviò una causa legale dove accusava le “cinque grandi” (Paramount, Warner Bros., Loew’s – MGM, 20th Century Fox e RKO) e le “tre piccole” (Universal, Columbia e United Artists) di violare le leggi antitrust appoggiandosi l’una con l’altra per monopolizzare il mercato cinematografico. Nel 1948, dopo una complessa serie di decisioni, appelli e manovre legali, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò le otto società colpevoli di condotta monopolistica.
Ovviamente, in un clima come quello accennato, un regista come Billy Wilder, un veterano del cinema attivo nell’industria già dagli anni ’30, non poteva non far sentire la propria opinione in merito allo star system dell’epoca. Dopo il grande sforzo artistico del 1944, quando Wilder realizza uno dei migliori film della storia del cinema, Double Indemnity (conosciuto in Italia con il titolo La Fiamma Del Peccato), era giunto il momento di concentrarsi su una storia diversa, una storia alla stregua di un film di denuncia: Viale del Tramonto. Il soggetto è originale di Wilder. Si tratta di un durissimo colpo per i produttori di Hollywood. In realtà, non avvertendo le differenze tra i generi (comici e tragico) Wilder sosteneva di “fare film e basta”. Un film, quindi, su Hollywood, non di esaltazione della sua grandezza, ma volto a mettere in evidenza l’ipocrisia dei personaggi di quel mondo.
Gloria Swanson e William Holden interpretano Norma Desmond e Joe Gillis e la storia di Viale del Tramonto è quella di uno sceneggiatore, sempre in crisi e alle prese coi creditori. Un giorno si trova casualmente in una villa, che sembra disabitata e in abbandono, ma che si rivela essere la casa di Norma Desmond, diva del cinema muto degli anni ’20-’30. Ella vive nella completa illusione di essere ancora sulla cresta dell’onda (il 1950 fu davvero uno snodo cruciale nella storia del cinema, per cui l’ormai consolidato passaggio dal muto al sonoro, avvenuto negli anni ’30, aveva imposto da tempo un cambio di gusti e di volti ad Hollywood). Il film, però, al di là di questi aspetti specifici sul mondo del cinema, quasi metacinematografici, è il dramma umano della follia e della paura del passare del tempo e dell’approssimarsi della fine, paura che è in ognuno di noi. Realizzato con un’atmosfera rarefatta,resa anche grazie alla polvere di magnesio opportunamente gettata in aria davanti alla macchina da presa durante le riprese, in una dimensione onirica, fiabesca, surreale, decadente, questo film poteva essere realizzato solo in bianco e nero.
Tralasciando per un attimo gli espedienti tecnici, volgiamo il nostro sguardo alla struttura narrativa, così potente e innovativa da sembrare quasi un sogno. La prima scena del film è quella del ritrovamento di un cadavere nella piscina di una villa sul Sunset Boulevard di Hollywood. Il corpo è quello di Joe Gillis, il protagonista del film, lo sceneggiatore. La storia poi è raccontata il flashback dalla voce fuori campo proprio di Gillis. La narrazione fatta da un personaggio morto, ma anche il personaggio di Salomè, che Norma Desmond crede di dover impersonare in un ipotetico nuovo film di imminente produzione, ma che mai si girerà, sono le voci e i volti di un mondo che al suo centro ha l’elemento della decadenza, del disfacimento.
Possiamo così dire che la vera protagonista del film è, appunto, la decadenza. Quella di Hollywood, quella dello Star System, quella dell’arte in generale. Ed è così che il film diviene opera d’arte: trasfigura la semplice vicenda umana e diviene universale, travalica i tempi e le situazioni. Se non fosse stato realizzato nel 1950, Viale del Tramonto potrebbe essere un film di denuncia contemporaneo. Denuncia del sistema hollywoodiano, lo show biz che fagocita l’arte creando star, ombre umane di esseri in celluloide.
Ma, nell’era del digitale, la celluloide non esiste più. Le star create dal cinema contemporaneo potrebbero essere definite caricature della loro vita privata. I divi inarrivabili di Hollywood sono stati sostituiti dai loro profili Twitter,Facebook, Instagram. Ciò non accadrà mai a Norma Desmond, che rimarrà per sempre l’icona di una vecchia religione
“Io sono sempre grande. È il cinema che è diventato piccolo”.
Joe Gillis a Norma Desmond
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