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IL SIMPOSIO DI FEUERBACH , IL QUADRO NEOCLASSICO RACCONTATOCI DA AGATONE, IL PADRONE DI CASA DI UNA DELLE CENE PIÙ NOTE DEL MONDO ANTICO

Il tema dell’amore fu l’argomento principale di una cena tenutasi nella mia casa ad Atene  nel 416 a.c.  dove Fedro, Pausania, Eurissimaco, Aristofane e Socrate si sfidarono per il discorso più bello in onore di Eros.

Chi sono io? Il mio nome è Agatone e sono un poeta, drammaturgo greco vissuto a cavallo tra il IV e il V secolo a.C.

Momento di memoria e di conoscenza, ma anche simbolo di ospitalità greca era il simposio.

Volendo definire il simposio nella maniera più semplice possibile si trattava di un banchetto, ma quello greco in particolare aveva delle regole ben precise. Inizialmente ci si lavava le mani, poi gli schiavi portavano il cibo, ci si lavava nuovamente le mani e, infine, ci si deliziava con il dolce suono del flauto. Il momento più importante del banchetto era proprio il finale quando si cominciava a conversare ( e a bere) su un argomento prescelto di interesse comune. I commensali erano soliti indossare una corona di alloro, in onore di Apollo, dopodiché la conversazione aveva inizio.

Come nacque l’idea di questa storica cena?

Innanzitutto, ci terrei a dire che ho trascorso gran parte della mia vita ad Atene e ho avuto modo di incontrare i più grandi intellettuali del V sec., coloro che notoriamente non erano visti di buon occhio dalle precedenti generazioni per le novità che stavano introducendo nel teatro e nella filosofia.

Grazie alla mia poetica intrisa di tropi, inflessioni e metafore, mi conquistai la mia prima vittoria negli agoni delle Lenee ( il festival teatrale dedicato al dio Dioniso Leneo); è Platone stesso a parlarne nel suo Simposio dove descrive il convivio tenuto per l’appunto in onore della mia vittoria.

Anselm Feuerbach, artista tedesco ed esponente della pittura neoclassica tedesca del XIX, ha immortalato su tela quella che potremmo definire una delle cene più note del mondo antico.

Osservate bene il quadro:

feuerbach

Il Simposio di Platone, dipinto di Anselm Feuerbach (1869). Nel dipinto si possono scorgere: Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane, Agatone, Socrate, Alcibiade, Aristodemo

Il fascino del dipinto è dato non tanto dal linguaggio neoclassico ma nel topos filosofico e letterario del simposio. Non viene dipinto l’evento conviviale raffigurante un luogo,  l’antica Atene, o quel preciso periodo storico, ma unicamente si raffigura il dibattito filosofico sull’eros.
È sera e Anselm Feuerbach presenta i personaggi dell’opera ancora sdraiati sui letti triclinari ma il banchetto è finito, è giunto il momento dei brindisi. Non tutti i convitati (filosofi anch’essi) sembrano lieti di ricevere quel chiassoso personaggio che arriva scortato da nudi puttini e fanciulle discinte. Alcuni si girano dall’altra parte, c’è chi ha un’espressione severa e qualcuno addirittura si nasconde. Il padrone di casa, invece, è chiaramente contento di vederlo e lo accoglie con una coppa come a volerla offrire a quel già alticcio ospite e tuttavia, a ben guardare, sembra più probabile che si aspetti piuttosto di vederla riempita dal nuovo personaggio visto che sul tavolo non vi è traccia né di bicchieri né di versatoi da vino.
Il nuovo ospite del resto è proprio Dioniso, il dio del vino mentre il padrone di casa è ovviamente Platone, in toga bianca e serto di alloro. L’incontro Dioniso-Platone è l’espressione del sogno romantico di un pittore che immagina quel celebre simposio concludersi non con i brindisi di ogni altro banchetto ma con l’arrivo di quell’ospite eccezionale, giunto nella notte con il suo corteo.
Il rapporto fra Platone e il vino ha implicazioni assai profonde. Nell’opera platonica infatti Dioniso, lungi dall’essere il dio dell’ubriachezza e l’animatore di festini dissoluti e orgiastici, rappresenta la divina incarnazione dell’ispirazione necessaria ai poeti e agli artisti.
Altrove lo stesso filosofo non manca di annotare come l’eccesso di vino cancelli i sensi, la memoria, le opinioni e l’intelligenza riducendo l’uomo ad una condizione miserrima.
Di questi contenuti è assai probabile che Feuerbach, erudito ed artista, fosse informato e che il dipinto debba intendersi dunque come una celebrazione del furor dionisiaco, per Platone, come forse per lo stesso Feuerbach, fonte di ogni ispirazione poetica.
Il quadro venne rappresentato per la prima volta nel 1869 alla ” Grande Esposizione Internazionale d’Arte” a Monaco di Baviera, in Germania. Ebbe un impatto particolare sul pubblico che lo criticò aspramente:
“Un mare di ghiaccio che si era forzato in una profumeria”.
Un altro critico:
“Un estremo di bruttezza nella forma e nel colore che rasenta la volgarità e la sporcizia, come se Feuerbach avesse messo la sua vernice pennello in inchiostro e acqua di calcio invece di colore.
Feuerbach dipinse un’altra versione più colorata che è, dal 1878, nella collezione della National Gallery di Berlino.
Tuttavia, la prima versione del 1869 è stata considerata da alcuni come il superiore delle due opere sull’argomento.
Nella seconda versione l’arredamento e i costumi sono diventati ancora più elaborati e vittoriani.
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Seconda versione, 1869

” Se la temperanza è il controllo dei piaceri e degli appetiti, ma, come si dice, nessun piacere è più forte dell’amore, allora si può concludere – con una fallacia di equivocazione – che Eros è temperato perché controlla tutti i piaceri ”

Agatone, 416 a.C.

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