Ci sono amori forti, intensi, passionali, in alcuni casi tragici e drammatici. Alcuni hanno segnato intere epoche, diventando stendardo del mondo della musica, quello della drammaturgia e il mondo della letteratura.
Ci sono storie durature e struggenti, altre fugaci caratterizzate da rotture e riprese.
Quelle delineate di seguito hanno come fil rouge la follia, la passionalità sfrenata, la tendenza all’eccesso, alla distruzione reciproca; tutti elementi che hanno poi portato allo sfacelo personale dei singoli elementi della coppia, all’inarrestabile lotta contro se stessi e la fine, in alcuni casi con veri e propri risvolti tragici.
Scopriamo alcune delle coppie del mondo dell’arte che, nonostante tutto, rimarranno immortali nelle nostre memorie.
Scott Fitzgerald e Zelda Sayre
Già prese singolarmente queste due figure erano una matassa irrisolvibile di contraddizioni, l’amore che le mise assieme non fece altro che acuirne pregi e difetti, turbe mentali e instabilità.
Il loro fu un rapporto travagliato, al limite dell’autodistruzione: lui scrittore talentuoso, dedito all’arte, ma anche insicuro e dubbioso di sé; lei enigmatica, fascinosa, vitale, ma profondamente instabile. È la storia tra Scott Fitzgerald e Zelda Sayre.
A Scott bastò un ballo per innamorarsene e un lunghissimo corteggiamento fatto di lettere appassionate, numerosi regali e gesti folli, era il 1918.
Zelda vinse ogni ritrosia solo un paio di anni dopo, Scott si era trasferito a New York ed era già stato consacrato a scrittore di successo dopo la pubblicazione di “Al di là del Paradiso”. Vissero l’era scintillante del jazz, irrorata da fiumi d’alcool, caratterizzata da fama ed eccessi.
Iniziarono, poi, a viaggiare per l’Europa, si stabilirono per un periodo a Parigi dove fecero numerosi incontri con artisti dell’epoca. Questo fu il periodo in cui i loro eccessi aumentarono esponenzialmente: Scott ossessionato dalle sue opere, dormiva poco e beveva eccessivamente, Zelda era sempre più volubile e alla ricerca di nuove emozioni, continuando a coltivare una mania autodistruttiva, si vocifera anche di alcuni presunti tradimenti. Di contro Scott la trattava malissimo e faceva razzia dei contenuti dei suoi diari per inserire delle parti nei romanzi.
Nel 1930 a Zelda fu diagnosticata la schizofrenia e fu rinchiusa in un sanatorio parigino, furono gli anni in cui il loro amore si rivelò più forte di ogni altra cosa, nonostante le contraddizioni.
Dieci anni dopo, nel 1940, Scott Fitzgerald muore consumato dall’alcool, dagli eccessi di un’intera vita, dall’apprensione per le sue opere letterarie; Zelda gli sopravvive per i successivi otto anni, per poi morire tragicamente durante un incendio divampato nell’ospedale psichiatrico in cui era ricoverata.
Maria Callas e Aristotele Onassis
Ci sono storie d’amore paragonabili a tragedie greche, per intensità, per l’epilogo che sembrava già segnato dagli inizi o, in questo caso specifico, per l’ellenica provenienza dei protagonisti. Parliamo della storia d’amore tra il soprano Maria Callas e il miliardario Aristotele Onassis, una delle relazioni più celebri e, al contempo, tormentate.
Quest’unione diede subito adito alle polemiche, sia per la loro situazione coniugale (entrambi sposati), sia per i loro 17 anni di differenza d’età. La relazione durò 10 anni e fu intensa e molto travagliata, piena di tradimenti e litigi, e furenti liti di gelosia.
L’inizio della loro storia allontanò dalle scene la Callas e ne determinò il declino artistico, le cocenti delusioni come la morte del figlio nato da questa unione e il matrimonio promesso che mai arrivò, la resero afona.
Il colpo di grazia per La Divina fu, poi, il matrimonio tra Onassis e Jacqueline Kennedy, da poco vedova di John Fitzgerald Kennedy; probabilmente l’unione avvenne per assecondare un disegno economico, ma determinò il totale decadimento di Maria Callas: dapprima si rifugiò nel suo appartamento parigino, evitando contatti con conoscenti e amici, nel 1974 decise di ritirarsi definitivamente dalle scene e dopo la morte di Onassis cadde in depressione, per poi morire, due anni dopo, a causa dell’eccessivo dimagrimento.
Sid Vicious e Nancy Spungen
Per la sezione amori punk, abbiamo la storia tra Sid Vicious, bassista dei Sex Pistols, e Nancy Spungen. Amore tragico che si conclude in maniera funesta nelle stanze newyorkesi del Chelsea Hotel.
Da sempre considerato un luogo per artisti, il Chelsea negli anni ’60 ha spalancato le porte ad attori e poeti, scrittori e musicisti. Più che un semplice hotel, nel tempo, è diventato il punto di ritrovo di una generazione di personaggi creativi, rivoluzionari, anticonformisti. Tra le sue stanze sono passati diversi personaggi, da Edith Piaf a Janis Joplin, da Bukowski a Frida Khalo.
Un amore perennemente in bilico tra la vita e la morte. Due cuori incatenati da una pura affinità fisica e mentale, fomentata dalla dipendenza da eroina, complice del successivo epilogo.
I due erano inseparabili, con a seguito il fardello delle proprie ombre, desiderosi di trovare una via di fuga da quel baratro che loro stessi si erano creati e continuavano ad alimentare. Una perfetta unione di Eros e Thanatos.
Fu così che in quella stanza numero 100 del Chelsea Hotel, Nancy Spungen viene trovata morta e accoltellata, la storia dice che fu la mano di Sid a darle la morte, ma come poi sia andata realmente non c’è certezza.
C’è addirittura chi è pronto a sostenendo che Sid, quella notte, avesse assunto 12 dosi di Tuinal e altrettante di Dilaudid, narcotici di cui la rock star era dipendente, e che lo avrebbero reso incosciente per ore.
Indipendentemente da come siano andate realmente i fatti, Sid Vicious tentò più volte il suicidio non capacitandosi del fatto compiuto e della perdita della sua amante, fino a quando non riuscì nell’intento il 1 febbraio 1979.
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