ATTUALITÀ

CHE LA BELLEZZA VADA AL POTERE – DALL’OCCUPAZIONE DI EDIFICI ALLA RIGENERAZIONE DELLE AREE PUBBLICHE NELLE CITTÀ

Le città non sono altro che la calligrafia dell’uomo che incide lo spazio circostante costruendo, distruggendo, riedificando. Gli insediamenti urbani, più in generale antropici, quindi non smettono mai di cambiare volto, sono frutto del continuo dialogo tra l’uomo e la storia della civiltà.  Talvolta, tra una cancellatura e un vuoto di senso, la collettività trova il modo di rigenerare le crepe dello spazio urbano con la bellezza.

Con “città” non intendiamo solo un particolare tipo di insediamento umano, un modo di abitare lo spazio in base al sistema produttivo prevalente (agricoltura, commercio, industria), ma anche una forma di governo.  La città industriale, a differenza della polis greca, è abitata da cittadini detentori di diritti, innanzitutto civili e politici, in seguito anche sociali (assistenza, sanità, ecc).

Nell’era industriale la cosiddetta pianificazione urbanistica cambia denominazione e diventa pianificazione territoriale proprio perché è chiamata a tener conto delle istanze e del disagio dei cittadini stipati in quartieri sovraffolati, inquinati e in assenza di servizi igienici. E’ nel cuore dell’Ottocento che ha inizio la dialettica tra cittadini e governo della città, che frutterà grandi opere di riassestamento urbanistico – il sistema stradale, la rete fognaria, le aree verdi – e i primi passi nelle politiche sociali, in Italia il sistema sanitario fu sancito per la prima volta dalla legge Crispi  del 1890.

Negli anni ‘60 e ‘70 del Novecento, gli anni del boom economico e anche edilizio, entra in crisi questa dialettica, scricchiola il sistema di welfare e fiscale dello Stato che assicurava ai cittadini un bisòlo di diritti su cui sedersi ogni sera al tramonto. Viene a mancare la certezza del benessere, le città crescono e continuano a generare aree di conflitto sociale e segregazione. Lo Stato – secondo J. Freund – non appare più una delle formazioni storiche possibili grazie alle quali una collettività afferma la propria unità politica e compie il proprio destino.

Con un universo relazionale frammentato e in assenza di un interlocutore affidabile che prenda in carico le proprie istanze, l’individuo non si dà per vinto, daltronde lo Stato è una sua creazione in quanto homo politicus, con una predisposizione a vivere insieme e ad organizzarsi. Ne sono dimostrazione tutte quelle azioni collettive volte alla ri-appropriazione degli spazi nelle città, dall’occupazione delle case (dei borghi abbandonati o dagli incompiuti edilizi),  ai centri sociali fino a sfociare oggi in un mare di esperienze denominate “rigenerazione urbana”.

Se inseriamo su Google i termini “riqualificazione urbana” e “rigenerazione urbana” notiamo che sono usati spesso come sinonimo l’uno dell’altro. In realtà il primo termine si riferisce agli interventi sul patrimonio edilizio già esistente per limitare il consumo di territorio, mentre la rigenerazione indica un intervento legato agli aspetti sociali, implica un coinvolgimento dei cittadini, un’opera di ri-costruzione del senso di comunità.

Non esiste ancora oggi una definizione condivisa del termine rigenerazione urbana. Nelle numerose esperienze, sia europee che italiane, riscontriamo una valenza sociale (Le Case di Quartiere, Torino), talvolta ambientale o che riguarda la percezione della sicurezza nel quartiere, lo sviluppo locale (Teatro Valle-Roma, Teatro Pinelli-Messina); alcune sono il frutto di un investimento privato (Farm Cultural Park-Favara) altre nascono grazie ad un bando pubblico (Periferica-Mazara del Vallo). Tuttavia le esperienze di rigenerazione urbana non sono solo aree riqualificate e rimesse in gioco, sono progetti – nati in un contesto universitario, o in seno ad un’associazione culturale, ad un collettivo – che hanno come fine quello di rigenerare la comunità, creare un terreno di incontro e di confronto tra gli individui che abitano lo stesso quartiere, frequentano lo stesso parco o percorrono la medesima strada per andare a lavoro. Penso a ReAction City promotore di “azioni brevi per cambiamenti lunghi” in aree da riattivare  a Reggio Calabria, Kiwi –  La Deliziosa Guida un progetto di racconto corale della città di Rosarno, dove i cittadini hanno dato voce ai luoghi e alle loro memorie private; Casa Netural, uno spazio di coworking a Matera che accompagna coloro che vogliono concretizzare le loro idee imprenditoriali passando da un momento comunitario, di condivisione. 

Tutte queste realtà – fiorite in Italia negli ultimi 10 anni – promuovono l’uso del linguaggio artistico come strumento di indagine e di riscoperta sul territorio; operano una ricomposizione del tessuto sociale e culturale attraverso la condivisione di sensazioni, ricordi, idee; utilizzano una metodologia partecipativa che mette l’individuo al centro della città e lo costringe a ripensare al suo modo di fare città e di essere cittadino.

L’età dell’espansione (degli agglomerati urbani, dei beni di consumo) può dirsi conclusa, ed è necessario avviare processi di trasformazione resiliente di ciò che esiste che abbiano come comun denominatore la bellezza. Più che di rigenerazione urbana è il caso di parlare di rigenerazione umana, filantropica dei luoghi che tornino ad essere luogo delle relazioni, dello scambio, della solidarietà, laboratori di cittadinanza in cui valorizzare comportamenti e stili di vita sostenibili.  

FONTI

 L’Essence du politique, J. Freund, parigi, 1965

La questione urbana in Europa. Iniziative comunitarie nel campo dello sviluppo territoriale, Ignazio Vinci, Università di Palermo, 2009-2010

La questione urbana in Europa Negli anni novanta oltre l’80: http://www1.unipa.it/ignazio.vinci/Pdf_09010/SIT_09010_Vinci_02.pdf

Fondi europei per la rigenerazione urbana, ora c’è la piattaforma Urbis: http://www.ppan.it/stories/piattaforma-urbis/

Nascita ed evoluzione della città e il processo di urbanizzazione:  http://people.unica.it/chetipira/files/2012/04/1-Lezione-_Parte-seconda-_-Nascita-ed-evoluzione-della-citt%C3%A0-e-il-processo-di-urbanizzazione.pdf

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