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CACAO EQUO E SOLIDALE: UN’IMPRESA SENZA FRONTIERE. INTERVISTA A ESTELLE KONAN

“Poisson!” esclama Estelle e mi chiede gentilmente di parlare appena finito di mangiare. Inizia così, davanti ad un bicchiere di vino, l’intervista alla responsabile della Coop Scay, 36enne ivoriana che coordina piantagioni di cacao biologico nell’Africa Occidentale. Mentre lei si gode il suo pesce stocco a ghiotta (che scoperta!) scambio due chiacchiere con Rosario D’Angelo, il gelatiere che si è appena classificato terzo allo Sherbeth festival. Rosario, cresciuto tra i bignè, ha dedicato gli ultimi due anni a perfezionarsi nella lavorazione del gelato, corteggiando le migliori materie prime che il mercato offra. Prova ne è che la sua gelateria a Milazzo, nel messinese, è diventata punto di incontro e laboratorio aperto agli artigiani del gelato.

Estelle Konan, appena rientrata dal Salone del Gusto, kermesse enogastronomica internazionale appena conclusa a Torino, è diretta con D’Angelo allo Sherbeth, nel capoluogo siciliano, a raccontare le qualità del cacao ivoriano.

La cooperativa Scay opera nella filiera del cacao, di cui la Costa d’Avorio produce il 60% del fabbisogno mondiale, di cosa si occupa esattamente?

In Costa d’Avorio i produttori di cacao sono molti e la filiera di questo prodotto, così come quella del caffè, è gestita direttamente dallo Stato che fissa il prezzo al chilo della materia prima.

Scay riunisce circa 500 produttori di cacao, si tratta di piantagioni gestite da famiglie proprietarie dei terreni ognuna delle quali coinvolge almeno altre 2/3 persone oltre al produttore, a seconda dell’estensione della piantagione.

Come nasce l’idea di mettere insieme tutte queste piantagioni di cacao?

La prima cooperativa è nata nel 2008 come progetto pilota promosso da un chocolatier francese, Ethiquable, che acquistava regolarmente cacao nel Paese. Lui sceglie per la prima volta di acquistare direttamente dai produttori senza intermediari e suggerisce di investire nell’agricoltura bio ed equa. E’ nata così in Costa d’Avorio la prima cooperativa che produce cacao secondo le regole dell’agricoltura biologica con un’attenzione anche alle condizioni di trattamento equo dei produttori. 

Cosa significa “essere bio” in Costa d’Avorio, il gioco vale la candela?

Negli ultimi anni è scoppiato il boom del bio, non solo da noi, e non solo nel settore del cacao. A furia di fare agricoltura intensiva, con l’uso di pesticidi, non riusciamo più a nutrirci di cose naturali, tutto ciò che mangiamo ci distrugge, invece bisogna proteggere noi e l’ambiente. Lo Stato non mostra ancora un coinvolgimento in questo senso, ma saranno i produttori e i consumatori stessi stessi a portare gli enti statali a guardare con interesse al bio.

 Seguire la regolamentazione della produzione biologica è vincolante e complesso, noi  rispettiamo la legislazione europea rispetto all’agricoltura biologica. Tutti i nostri sforzi sono ricompensati dai ricavi poichè il nostro cacao ha un prezzo differente da quello prodotto diversamente. Attualmente lo Stato ha stabilito il prezzo di 700 franchi CFA /kg mentre i produttori Scay guadagnano 1.100  franchi CFA/kg, quasi il 40% in più (1€ =655,597 CFA tasso fisso).

Domori, eccellente produttrice italiana di cioccolato, ha creato una linea bio, la LAND, dedicata alle vostre fave di cacao, è motivo d’orgoglio immagino..

Si, lo è perchè con Domori la coop ha avuto un’importante espansione, la domanda della materia prima è cresciuta facendo si che altre piantagioni aderissero alla nostra rete fino a diventare l’attuale Scay, fondata nel 2016.

Il valore aggiunto delle piantagioni Scay

Alla certificazione biologica e all’attenzione posta nei confronti dei lavoratori, di cui si è già parlato, si aggiunge il fatto che abbiamo recuperato una varietà tra le più antiche di cacao, il Forastino. 

La varietà più diffusa è Mercedes, una pianta che produce più velocemente ma che non si adatta al clima – anche se lo Stato non lo dice – e per questo ha bisogno di pesticidi.

Infine, agli acquirenti viene chiesto di versare direttamente ai produttori un “premio di equità”  in base alla quantità acquistata, ovvero una somma in denaro che viene spesa secondo le esigenze di ciascuna comunità per la costruzione di scuole o strutture sanitarie e avere così un effetto positivo sull’intero villaggio. 

Quante donne lavorano nelle piantagioni? Cosa vuol dire essere donna e gestire una cooperativa in Costa D’Avorio?

A capo delle piantagioni ufficialmente ci sono spesso uomini, tranne nel caso di vedove che ereditano la proprietà, ma in realtà sono le donne a fare il lavoro duro. Ultimamente però il numero di donne produttrici sta aumentando. 

Per quanto mi riguarda, ho finito i miei studi in finanza e contabilità nel 2008, proprio quando aveva inizio il progetto pilota, così mi sono candidata per il ruolo di amministratrice e ho avuto la mia occasione. Il fatto che io sia una responsabile donna non crea nessun problema, anzi, le migliori cooperative in Costa d’Avorio sono gestite dalle donne (sguardo fiero).

Il mio sogno era comunque di lavorare nelle finanze, quando ho iniziato non conoscevo questo settore, ho imparato ad amarlo. Questo lavoro mi gratifica perchè sento di dare qualcosa in più agli altri, posso aiutare  i produttori a crescere e vederli soddisfatti del loro lavoro, soprattutto quando ricevono visite e vengono apprezzati allora si che tutti i loro sforzi valgono.

Cosa vuol dire Scay? 

Società Cooperativa Yaffitenou che nella lingua Baoulé significa Abbiamo trovato la soluzione ai nostri problemi” (sorride).

Progetti futuri?

Come dicevo, si produce tantissimo cacao in Costa d’Avorio ma c’è soltanto una seconda cooperativa oltre la nostra che produce cacao bio. L’ideale sarebbe di sensibilizzare altri produttori per stimolare la nascita di nuove cooperative, fare rete, creare un’Unione di Cooperative per poter esportare direttamente i nostri prodotti in Europa. Diventare numerosi significherebbe poter rispondere alla domanda crescente, poter sostenere i costi dell’export e farsi conoscere dalla Commissione Caffè/Cacao (questo crea problemi ancora problemi al porto). 

Cosa hai apprezzato dell’Italia

La famiglia che mi ha accolto durante la partecipazione a Terra Madre (Salone del Gusto a Torino) mi ha fatto sentire davvero molto amore e calore. Le persone che ho incontrato sono state davvero gentili, è un paese “facile”, non ho percepito nessun razzismo, nessuna pressione in questo senso, si sente che siete abituati a convivere con altre etnie, culture..  E poi adoro le lasagne!

Erika Bucca

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