Batti la terra dura dell’autunno tornando a casa
rallenti la corsa e pieghi dove foglie e foglie portano dietro,
a un tuo rifugio fra gli alberi
è passata l’estate e passa ormai questo tempo di quiete giornate che segna appena il tuo
piede impaziente
ad un sole che si vela abbandonandoci
dove le viole sfioriranno a mucchi
selvatiche
e le lucciole seguirono e si persero anch’esse
ora solleciti lumi e fumi
presagio dell’inverno.
Attilio Bertolucci, A Bernardo
Era cresciuto insieme alla poesia, Bernardo Bertolucci, l’ultimo imperatore del cinema italiano scomparso il 26 novembre 2018 all’età di 77 anni.
Suo padre Attilio, considerato dalla critica tra i più grandi poeti del Novecento italiano, gli dedicò la lirica A Bernardo, contenuta nella collana La capanna indiana pubblicata dalla casa editrice Sansoni nel 1951.
E lo stesso Bernardo Bertolucci ricordava con piacere il suo primo amore per la scrittura in versi, la sua esperienza da poeta con la pubblicazione della raccolta In cerca del mistero (Longanesi).
Dedicata all’attrice Adriana Asti di cui si era innamorato sul set di Accattone di Pier Paolo Pasolini, dove mosse i primi passi come aiuto regista, la raccolta vinse il premio Viareggio nel 1962, lo stesso anno de La commare secca, film d’esordio che avvenne sotto l’ala protettrice di Pasolini, il quale collaborò alla sceneggiatura insieme a Sergio Citti.

Bernardo Bertolucci e Pier Paolo Pasolini sul set di Accattone
Qualche tempo prima Bernardo Bertolucci aveva girato nella campagna parmense, alcuni cortometraggi con una cinepresa da 16mm ma fu il trasferimento a Roma, a sancirne il destino di poeta del cinema. Non a caso, il grande regista Jean-Luc Godard classificò – nei Cahiers du Cinema– le opere di Bernardo Bertolucci come “Cinema di poesia”.
Nato a Parma nel 1941 da una famiglia dell’alta borghesia agraria, Bernardo Bertolucci è stato tra i registi italiani più rappresentativi e conosciuti a livello internazionale, grazie a film quali L’ultimo imperatore (Oscar al miglior regista e alla migliore sceneggiatura non originale), Il te nel deserto, Piccolo Buddha.
Nel 2007 ricevette il Leone d’oro alla carriera alla 64ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e nel 2011 la Palma d’oro onoraria al 64º festival di Cannes.
Non sono però i premi a farne la sua grandezza ma l’opera di tutta la sua vita (regista, produttore, autore, poeta) che abbraccia un arco di tempo di circa cinquant’anni.
LA LUNGA CARRIERA DI BERNARDO BERTOLUCCI
Il Cinema lo chiamerei semplicemente vita. Non credo di aver mai avuto una vita al di fuori del cinema; e in qualche modo è stato, lo riconosco, una limitazione.
Sono 16 i film realizzati nella sua lunga carriera iniziata come assistente alla regia di Pier Paolo Pasolini e come documentarista. Pasolini tra l’altro, aveva preso casa nel quartiere romano di Monteverde Vecchio, in via Carini 45, proprio dove abitava la famiglia Bertolucci.
Dopo La commare secca, il cinema di Bertolucci cambierà pelle e si staccherà dalla poetica pasoliniana per inseguire una linea diversa incentrata sull’esistenza umana. Vuole analizzare l’individualità della gente di fronte ai cambiamenti della vita e del mondo circostante, sia a livello esistenziale sia politico, interrogandosi su quelle questioni alle quali non si può o non si vuole cercare una risposta.
Questa tematica sarà presente in molti dei suoi film da Prima della rivoluzione (1964), in cui ci racconta la storia di un giovane appartenente alla borghesia agricola medio-alta di Parma che incapace di reagire alla morte suicida di un suo caro amico, si getta a capofitto in una relazione con una piacente zia giunta da Milano. Una relazione destinata a finire e che culminerà come da copione, secondo la mentalità borghese, con la separazione dei due amanti e il matrimonio del giovane con la sua ex fidanzata.
Seguiranno Partner (1968) , e i capolavori Strategia del ragno, ispirato ad un racconto di Jorge Luis Borges e il Conformista, tratto dall’omonimo romanzo dell’amico Alberto Moravia, entrambi del 1970.
La sua notorietà arriverà due anni dopo, nel 1972, con la regia di Ultimo tango a Parigi, pellicola che subì censure e processi scandalo (sequestrata e ritirata dalla Cassazione il 29 gennaio del 1976 e dissequestrata nel 1987) per le numerose scene di trasgressione e sesso tra cui una in particolare, in cui Paul (Marlon Brando), sodomizza Jeanne (Maria Schneider) utilizzando un panetto di burro come lubrificante.
Un episodio spiacevole e che turberà per sempre la Schneider come dichiarerà nel 2007:
Mi sono sentito umiliata e a essere onesti, mi sentivo un po’ violentata, sia da Marlon e Bertolucci.
Seguirà Novecento, pellicola realizzata nel 1976 e ambientata in Emilia, dramma storico che racconta le lotte contadine da inizio secolo sino alla Seconda Guerra mondiale. Un cast stellare internazionale di cui fanno parte Robert De Niro, Gérard Depardieu, Donald Sutherland, Sterling Hayden, Burt Lancaster e Dominique Sanda.
Nel 1981 è la volta di La tragedia di un uomo ridicolo, con Ugo Tognazzi, premiato a Cannes. Il 1988 lo vede trionfare ad Hollywood con L’ultimo imperatore, film che si aggiudica 9 oscar.
La sua carriera è un lungo viaggio in Italia e nel mondo.
Nel 1990 fa tappa in Marocco per girare Il tè nel deserto, tratto da un romanzo di Paul Bowles, nel 1993 è in Nepal e negli Stati Uniti con il Piccolo Buddha.
Dopo la parentesi internazionale, Bertolucci torna a girare in Italia. Da Io ballo da sola (1996) a l’Assedio (1998), fino ad arrivare a The dreamers – I sognatori (2003), raccontando in quest’ultimo, le vicende di tre ragazzi che si lanciano in esplorazioni sessuali mentre il 68 francese esplode nelle strade.
L’ultimo suo film dal titolo Io e te del 2012, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti, è un ritorno alla vita dopo nove anni vissuti nel torpore a causa della sua disabilità che lo costringeva ad essere su una sedia a rotelle, un ritorno al cinema a cui ha dedicato tutta la sua vita.
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