Con la nostra sezione Humor di questo mese faremo un salto nel tempo dove ritroveremo personaggi storici come Marco Antonio e Cleopatra e ci imbatteremo persino in un istituto giuridico antico – la damnatio memoriae – davvero affascinante. Tutto questo verrà riproposto in un’ironica chiave moderna intrisa di un ”male” piuttosto comune: la dipendenza dai social.
Da un’idea di Michele Porcaro
Vignetta realizzata da Francesco Coscarella
CHE COS’È LA DAMNATIO MEMORIAE?
Quando Caracalla, figlio dell’imperatore Settimio Severo, ascese alla porpora imperiale, in un primo periodo dovette dividere il potere con il fratello Geta. Tra i due c’erano contenziosi e dissapori, ma soprattutto Caracalla voleva Roma e l’intero Impero tutti per sé.
Nel febbraio del 212 dunque, Caracalla assoldò un manipolo di centurioni per uccidere Geta, il quale fu pugnalato a morte tra le braccia della madre Giulia Domna. Ma non pago del fratricidio, l’oramai unico imperatore Caracalla volle sbarazzarsi di ogni immagine o documento che riportasse il nome e l’immagine di Geta, attraverso il rito della “damnatio memoriae”, ovvero la condanna della memoria.
Così come oggi, quando vogliamo disfarci di qualcuno eliminiamo ogni foto che ci ritragga assieme a lui e lo depenniamo da ogni social network, Caracalla, per accertarsi che venisse cancellata ogni traccia di Geta, fece rimuovere il suo nome da ogni iscrizione, fece distruggere ogni sua statua o busto e fece addirittura raschiare il suo ritratto negli affreschi di famiglia!
Col senno di poi… è più facile oggi!
Michele Porcaro
Da un’idea di Luana Casalnuovo
Vignetta realizzata da Pietro Clemente
Non c’è poeta nella storia che non abbia espresso un pensiero su di lei. Da Ovidio, Svetonio, Orazio fino a Shakespeare molte sono state le parole di ammirazione ma anche tanto amare su colei che dominò la scena politica all’incirca 2000 anni fa.
Cleopatra VII, nata da una concubina del faraone Tolomeo XII ( gennaio 69 a.C.) fu l’ultima regina d’Egitto.
Considerata una delle donne più importanti della storia grazie al suo fascino sensuale, al carisma e all’acutezza mentale; definita, probabilmente, la femme fatale più nota di tutti i tempi, ha ispirato drammi, opere teatrali, romanzi e innumerevoli film.
Condannata prima dalla propaganda di Ottaviano che la considerò una nemica di Roma, poi, successivamente dai cristiani, fino al 1600 incarnò la figura di peccatrice. Solo dall’Ottocento in poi divenne un’eroina romantica, una caratteristica che, poco più avanti, piacque molto al cinema.
Amata da due degli uomini più potenti del suo tempo – Giulio Cesare e Marco Antonio – fu da molti temuta ed invidiata. Tra amore, sesso e potere la regina d’Egitto ha attraversato le sabbie del tempo per reclamare a distanza di secoli la sua gloria.
Ma al di là della sua fama, cosa ci rimane storicamente parlando della fascinosa Cleopatra?
In molti ricorderanno i tristi giorni che precedettero la sua nobile morte avvenuta il 12 agosto del 30 a.C., ma da quel momento in poi, scarsissime sono state le notizie giunte fino a noi sul luogo dedito al sonno eterno di colei che in terra veniva considerata l’incarnazione vivente della Dea Iside.
Ecco perché la notizia giunta poche settimane fa sul ritrovamento del suo sarcofago nei pressi di Taposiris Magna (Abusir), a circa 50 chilometri da Alessandria, ha destato scalpore, venendo addirittura definita come la scoperta più sensazionale del ventunesimo secolo.
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