Era l’undici Marzo del 1818 quando Mary Shelley vide il compimento delle sue fatiche: il suo romanzo gotico, Frankenstein, era terminato!
«Fu in una tetra notte di novembre che vidi il compimento delle mie fatiche. Con un’ansia simile all’angoscia radunai gli strumenti con i quali avrei trasmesso la scintilla della vita alla cosa inanimata che giaceva ai miei piedi.»
M.S.
Come sappiamo, Frankenstein è uno dei romanzi gotici più amati e letti della storia della letteratura. Quindi, da semplice esperimento letterario, quasi un esercizio di stile quale fu, il pretesto iniziale portò a compimento uno dei capolavori della letteratura di tutti i tempi, Frankenstein è un’opera modernissima, scritta da una donna altrettanto moderna e al passo con i tempi.
Il libro ha per protagonista il medico Victor Frankenstein, che, assemblando pezzi di cadavere raccolti negli obitori, costruisce una creatura deforme cui dà vita attraverso una scarica elettrica. Il mostro sfugge al suo controllo, perpetrando omicidi e violenze in tutta Europa, fino al tragico epilogo al Polo Nord.
È molto curiosa anche la storia che riguarda la genesi del romanzo. La Shelley, insieme a suo marito Percy Bysshe Shelley, e la sua sorellastra Claire Clairmont, si trovavano ospiti presso la grade villa del poeta Lord Byron. Gli amici si trovavano nei pressi di Ginevra e, essendo una stagione meteorologica poco soleggiata e molto piovosa, si trovavano spesso in casa a discutere delle loro più grandi passioni, una di queste, ovviamente era la letteratura. Mary Shelley fu ispirata da una discussione sulla possibilità di creare vita senza Dio ma utilizzando una diversa fonte di energia con provenienza divina.
Proprio come un moderno Prometeo, questo infatti è il sottotitolo dell’opera, Frankenstein nel romanzo di Mary Shelley, dona agli uomini una fonte di sapere, una consapevolezza maggiore, si sostituisce, proprio come fece Prometeo, alla volontà divina. Il dottor Frankenstein, non donò alla civiltà il fuoco, ma la consapevolezza che la vita umana non viene donata solamente da Dio.
La grandezza e la modernità di questo romanzo sta proprio in questa volontà dell’uomo di sostituirsi a Dio, di non accettare il mistero alla base della vita, quella scintilla che noi chiamiamo anima. Ed è per questo che Frankenstein non è un semplice romanzo gotico, ma è un monito e una profezia su una scienza che pretende di sostituirsi a Dio. La solitudine che la creatura denuncia è l’alienazione dell’uomo contemporaneo di fronte a un destino senza Dio.
Quando il trascorrere del tempo ci mostra la realtà del male, allora comincia il vero dolore.
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