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NON DIRE MACBETH!

“La vita non è che un’ombra in cammino; un povero attore che si agita e si pavoneggia per un’ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. È un racconto narrato da un idiota pieno di strepito e di furore senza alcun significato”

Atto V Scena V di Macbeth

Conosciuta con lo pseudonimo di “Dramma scozzese” è una rappresentazione considerata maledetta: archetipo della brama di potere e dei suoi pericoli è Macbeth, la più breve tragedia mai scritta, nonché tra le più importanti e conosciute composta da William Shakespeare tra il 1605 e il 1608.

Sono molte le superstizioni legate a questa tragedia, tanto che pronunciarne ad alta voce il vero nome in un teatro è considerata come un’indelicatezza capace di trasformare qualsiasi spettacolo in un fiasco.

La trama

La vicenda si svolge nella Scozia del IX secolo, gli interpreti principali sono il re Duncan e i suoi due generali: Macbeth e Banquo.

Usciti vittoriosi dalle battaglie sostenute contro le forze congiunte di Norvegia e Irlanda, i due generali, passeggiando, incontrano le tre streghe che profetizzano il loro futuro.

La prima saluta Macbeth come barone di Glamis, la seconda come barone di Cawdor e la terza annuncia che diverrà re, mentre per Banquo prevedono che sarà capostipite di una dinastia di re.

La profezia delle streghe si realizza quando Macbeth uccide Duncan, diventando re di Scozia. Poi deve uccidere i testimoni del delitto e coloro che lo sospettano. Poi i figli e gli amici di quanti ha ucciso prima. Infine deve uccidere tutti perché ha tutti contro di lui. Perfino l’amico Banquo che, secondo la profezia delle streghe, sarebbe diventato capostipite di una dinastia reale. Solamente il figlio di Banquo, Fleance, riesce a fuggire.

Varcata la soglia del primo omicidio tutto sembra diventare facile. Invece si procede come in una catastrofe oscura, con la coscienza di Macbeth tormentata all’idea di aver ucciso e, allo stesso tempo, di mostrare codardia di fronte a Lady Macbeth, sua moglie.

La Scozia guidata da Macbeth è una terra bagnata dal sangue di tutti coloro che vengono sospettati di ordire complotti contro la corona. Il nuovo re diviene presto un tiranno divorato dalle sue stesse insicurezze.

I sensi di colpa cominciano a manifestarsi a Macbeth sotto forma di allucinazioni. Ossessionato dal fantasma dell’amico, Macbeth interroga nuovamente le streghe che profetizzano enigmaticamente che nessun nato di donna potrà nuocergli e che non sarà vinto finché la foresta di Birnam non giunga a Dunsinane.

Macbeth comincia a comportarsi sempre più come un vero tiranno, costringendo tutti a congiurare contro di lui.  Alla fine della tragedia è decapitato ed è dalla stirpe di Banquo che, successivamente, discenderà re Giacomo I.

Superstizioni legate al Macbeth

Diverse sono le vicende che il dramma si trascina dietro con l’alone della cattiva sorte: in effetti l’opera è stata responsabile di una sbalorditiva serie di funesti incidenti, anche mortali.

Gli attori che portano in scena l’opera si limitano a chiamarla “dramma scozzese” tacendone il titolo, ed evitando di pronunciare le frasi rituali delle streghe, perché secondo la leggenda pare che Shakespeare avrebbe copiato da una congrega di streghe alcuni degli incantesimi riportati nel testo del Macbeth e che, queste ultime, non avendo gradito il gesto, avrebbero maledetto il dramma.

Fin dalla prima messa in scena, avvenuta dinnanzi alla regale presenza di Giacomo I nel 1616, “Il dramma scozzese” avrebbe dato prova della sua funesta potenza con l’accadimento di oscuri avvenimenti.

Da strutture scenografiche che misteriosamente cedono, oggetti di scena che arrecano danni reali a persone o cose, a misteriose febbri che rendono muti gli attori e malattie che preannunciano l’incombere di oscuri disastri.

Macbeth è stato responsabile di incidenti teatrali così funesti da causare la morte di  scenografi e costumisti in circostanze misteriose, o dello stesso regista John Gielgud durante la produzione del 1930. Mentre nel 1948 è la volta di Lady Macbeth, interpretata dall’attrice Diane Wynyard, che cadde da più di cinque metri mentre inscenava il sonnambulismo del personaggio interpretato.

La più accreditata spiegazione della malasorte teatrale del Macbeth è che da sempre fu considerato un sicuro successo al botteghino, proprio per tutti i misteri che aleggiano sulla tragedia stessa, e così si dice che per questa ragione i managers ricorrono ad esso come ultima risorsa, per tentare di risollevare le sorti della compagnia, ma senza un’adeguata programmazione a supporto, spesso resta condannata alla chiusura e al fallimento.


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