ATTUALITÀ

BLASTATORI FANTASTICI E DOVE TROVARLI – IL CASO MENTANA

Quante volte avreste voluto concludere una discussione con una battuta sagace? Una staffilata finale, carica di ironia e competenza, capace di zittire anche il più irriducibile dei contestatori? Peccato che spesso queste geniali risposte arrivino fuori tempo, lasciandoci il desiderio di essere anche noi dei provetti blastatori. 

Il blastatore, figura nata dall’anarchica discussione digitale, è l’interlocutore che, appunto, sa come vincere un confronto verbale con una battuta sagace, chiudendo irrevocabilmente il discorso e diventando l’alpha della discussione. Su Facebook questo fenomeno è diventato dilagante, tanto che sono nate tantissime pagine dedicate a questa tendenza, legandosi anche a nomi famosi. 

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Uno su tutti, Enrico Mentana. Celebre e osannato giornalista, Mentana è il re della blastata, che per diverso tempo ha esercitato questa sua attività con ironia pungente, mantenendo comunque un limite entro cui contenere la propria vis polemica. 

La blastata in effetti è un’arte difficile da padroneggiare. Dove ci si deve fermare, prima di varcare il segno e diventare offensivi? Bella domanda. L’ironia è un’arma potente se usata bene, la competenza degli argomenti non deve diventare spocchia, il tutto deve essere sia una bonaria presa in giro sia un modo di spiegare posizioni e offrire spunti di riflessioni. 

Ma come diversi elementi della vita digitale, anche la blastata è sfuggita di mano. 

Chi si è creato una propria immagine di blastatore, è divenuto spesso vittima del personaggio che si è creato. I commenti non possono rimanere semplici battute, bisogna spingersi sempre un passo oltre, arrivare a stuzzicare i propri sostenitori con un nuovo livello di sagacia, avvicinandosi sempre di più a quel senso di offesa celata da ironia che tanto piace al popolo del web. 

Perché ammettiamolo, la blastata è una sensazione di condivisione popolare. Tolto il blastato di turno, tutti sono pronti a sorridere del commento affilato che tronca la discussione, si partecipa alla bravura del blastatore e lo si esalta, dando addosso come una massa inferocita alla vittima di turno. Pregando di non esser mai nella posizione di deriso, sia ben chiato. 

Il blastare è un’attività partecipata, due attori, ma mille esaltati partecipanti. È aggregante, si propaga come uno tsunami e crea nuovi idoli per il bulimico pubblico digitale, pronto alla ferocia del web ma spesso incapace di gestire un dialogo reale fatto di contenuti e non di argomenti. 

E questo elemento diventa il lato oscuro in cui vengono attirati anche i blastatori più rispettati. Come Mentana, appunto. 

Da ammiratatore del Chicco nazionale ho sempre seguito con attenzione le sue manifestazioni social, in modo ancora più assiduo con l’uscita di Open, la sua nuova avventura editoriale. Dispiace ammettere che dall’arrivo dell’esperimento di Open, Mentana sia apparso sempre più schiavo del suo personaggio di blastatore e meno di profondo analista della contemporaneità, pregio che gli ho sempre tributato. 

Risposte sempre più acide, discesa nella volgarità e commenti tranchant che nulla hanno in comune con il ruolo di una personalità come quella di Mentana, che dovrebbe essere un esempio e non ‘uno dei tanti’. Se Funari sosteneva che a uno stronzo non gli puoi dire stupido, da Mentana mi aspetto che utilizzi la sua cultura e la sua dialettica per intavolare dialoghi costruttivi e non essere un semplice blastatore seriale. 

Ultimo esempio, pochi giorni fa. Open, giornale ipoteticamente fatto da giovani promesse del futuro giornalismo (ma ben lontano da questo), pubblica un pezzo sull’arrivo in Plague Inc., interessante videogioco sulla diffusione di malattie, il malus dei no-vax. Dopo una consultazione con i proprio giocatori, iniziativa lodevole di Nedmic, la software house che ha creato il titolo. 

Mentana pubblica il pezzo sulla sua pagina di Facebook, intavolando una discussione in cui, anziché essere aperto ed informato, si limita a riportare un solo punto di vista, per altro discutibile già nei suoi presupposti. Ora, anziché accettare altri punti di vista, Mentana inizia a blastare in modo sconveniente chi non la pensa come lui, arrivando anche a trattare in malo modo un apprezzato e competente blogger del settore. 

Era così difficile resistere alla tentazione del blastaggio e intavolare una discussione? A quanto pare, si. Molto più facile passare per il detentore della somma sapienza che accettare una sano confronto, ammettendo anche che ci possa esser qualcuno meglio informato. Invece, piuttosto che ammettere la propria debolezza in questa argomentazione, si torna a utilizzare la battura pungente, infarcita di preconcetti stantii, per zittire il fastidioso contestatore e farsi nuovamente consacrare re della montagna digitale dai propri seguaci adoranti. 

Il fenomeno della blastata può esser divertente, anche un buon modo di comunicare se usato con accortezza, ma sta diventando ora un elemento di allontanamento piuttosto che di inclusione nelle discussioni. Il confronto spesso viene ammazzato da una derisione, il coro di mancati blastatori amplifica l’offesa e rende il tutto ancora più denigratorio. 

Con buona pace dello scambio di vedute. Che per quanto diverse, per quanto a volte ci contrapponga persone palesemente non preparate, non motiva mai un’offesa. Posso accettarlo tra amici, tra internauti che confondono il ‘che’ con le K, o che usano una grammatica che farebbe impiccare Manzoni alla Madunina, ma non da personalità che si vogliono imporre come voci della verità. 

Il blastatore non è la Verità, non è automaticamente il detentore della ragione solo perché zittisce tutti con una bella battuta. È l’antitesi del dialogo, ennesima manifestazione di un’assenza di apertura agli altri e di rispetto dell’interlocutore che investe sempre più aspetti della nostra quotidianità. 

Alla prossima blastata che leggerete, dopo la risata, provate a pensare come reagireste ad esser voi i blastati. Perché oggi siete quelli che ridono, ma con i tempi che corrono domani potreste voi il bersaglio. 

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