Era uscito lo scorso anno per Mondadori, il romanzo “A un metro da te” di Rachel Lippincott, storia di un amore sofferto e drammatico tra Will e Stella due giovani ragazzi affetti da fibrosi cistica.
La vicenda amorosa che aveva emozionato tanti lettori è al centro dell’omonima pellicola scritta dallo stesso Racheal Lippincott insieme ai due sceneggiatori, Mikki Daughtry e Tobias Iaconis e diretta da Justin Baldoni.
Distribuito in Italia da Notorious Pictures e patrocinato dalla Lega Italiana Fibrosi Cistica Onlus – LIFC, la pellicola punta a stimolare l’attenzione dell’opinione pubblica su una patologia sempre più diffusa ma ancora poco conosciuta.
I protagonisti Will e Stella – interpretati rispettivamente dalle teen star Haley Lu Richardson (Riverdale tra le serie TV Netflix più amate del momento ndr) e Cole Sprouse (The Edge of Seventeen ndr), sono due diciassettenni che si incontrano tra i corridoi dell’ospedale dove sono ricoverati e si innamorano a prima vista.
Contatto fisico. Abbiamo bisogno di quel contatto con la persona che amiamo,
quasi quanto il bisogno di respirare. Non l’ho capito fino al momento in cui non ho più potuto averlo. Questa è la mia vita con la fibrosi cistica.
Per entrambi non sarà facile vivere a pieno la loro storia: a causa della malattia e per non rischiare di trasmettersi tra loro batteri che potrebbero rivelarsi anche fatali (Stella è in attesa di un trapianto polmonare) i due sono costretti a stare ad un metro di distanza l’uno dall’altra.
I due protagonisti, coraggiosi e determinati sopravvivono alla prigionia ospedaliera e trovano il modo di stare insieme. Sono i tipici giovani di oggi: studiano e si confrontano via smartphone, si telefonano e video chiamano per farsi compagnia, videochiamano, si cercano e si negano su whatsapp.
Mantenendo una buona struttura narrativa e alternando il comico al drammatico, il regista Baldoni, riesce a far riflettere sul senso della vita lasciando allo spettatore un compito importante, un messaggio di cui farsi portavoce: dobbiamo ricordarci di vivere nonostante le difficoltà.
LA MALATTIA “INVISIBILE”: LA FIBROSI CISTICA
La fibrosi cistica, è una malattia genetica ereditaria dovuta all’alterazione di un gene, chiamato gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator), che determina alterazione di densità, idratazione e fluidità delle secrezioni di molti organi che progressivamente vengono danneggiati. A risentirne sono soprattutto l’apparato respiratorio e quello digestivo.
Questo muco eccessivamente denso chiude i bronchi causando infezioni respiratorie ripetute, ostruisce il pancreas e impedisce che gli enzimi pancreatici raggiungano l’intestino, di conseguenza i cibi non possono essere digeriti e assimilati.
Seppure la patologia differisca anche notevolmente da persona a persona, la persistenza dell’infezione e dell’infiammazione polmonare, che causa il deterioramento progressivo del tessuto polmonare, è la maggior causa di morbilità nei pazienti affetti da FC.
La malattia, pertanto, non danneggia le capacità intellettive e non si manifesta sull’aspetto fisico né alla nascita né in seguito nel corso della vita, per questo viene definita la “malattia invisibile”.
Secondo quanto riportato sul sito della LIFC, si stima che ogni 2.500-3.000 dei bambini nati in Italia, 1 è affetto da fibrosi cistica (200 nuovi casi all’anno).
La malattia colpisce indifferentemente maschi e femmine. Oggi quasi 6.000 bambini, adolescenti e adulti affetti da FC vengono curati nei Centri Specializzati in Italia. Per merito dei continui progressi terapeutici ed assistenziali il 20% della popolazione FC in Italia, oggi, supera i 36 anni.
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