Che l’affascinante mondo del teatro sia ricco di superstizioni e riti scaramantici, è risaputo da tempi immemori. Antiche credenze si fondo a manie stravaganti, accompagnate da gesti portafortuna per assicurare il successo dello spettacolo, quasi come se fosse un copione da rispettare per evitarne il flop. In un mondo in cui realtà e finzioni si fondono e confondono, le leggende si autoalimentano.
Meno risapute sono, invece, le ragioni per cui registi e attori vantano un repertorio di piccole e grandi scaramanzie.
Andiamo a conoscerne alcune.
PAESE CHE VAI, COLORE CHE TROVI
Nell’ambiente teatrale ci sono colori che non devono mai essere presenti sul palco, poiché fonte di sventura, ma ogni paese ha un suo colore proibito.
Italia: mai indossare il colore viola! Questa superstizione ha origini in epoca medievale, quando in periodo di Quaresima, pertanto 40 giorni prima della Pasqua, era vietato portare in scena opere teatrali. Questo periodo di fermo non voluto, portava le compagnie teatrali e gli addetti ai lavori, in condizioni economiche abiette.
Ma perché proprio il viola? Poiché questo è il colore usato per i paramenti liturgici durante il periodo di Quaresima.
Francia: il colore sfortunato per le compagni teatrali francesi è, invece, il verde. Fu il colore del costume indossato da Molière durante la sua ultima replica de “Il malato immaginario”, era il 17 febbraio del 1673. Il commediografo si sentì male in scena e morì qualche ora dopo. La causa del decesso fu la tubercolosi, ma il malore avvenne sul palcoscenico, da allora è proibito indossare il verde nei teatri francesi.
Spagna: nella penisola ispanica si sconsiglia di usare il giallo. La superstizione è legata alla tradizione culturale della corrida. Il motivo è che il giallo è il colore della parte interna del capote, il drappo di tessuto con cui il torero si esibisce durante la corrida, quindi questo è l’ultimo colore che il matador vede prima di morire nel caso che il toro lo incorni.
Inghilterra: a portar sventura tra i teatranti inglesi, sarebbe il colore blu. Un tempo le stoffe di questo colore erano molto costose, ma alcune compagnie, per andare incontro al gusto del pubblico, acquistavano ugualmente, pur non potendo permetterselo, stoffe di colore blu. Motivo per cui rasentavano il fallimento per la spesa eccessiva. Se però la compagnia era talmente ricca da potersi addirittura permettere finiture d’argento, allora il rischio di fallimento si riteneva scongiurato.
OPS, IL COPIONE
Attenzione a non far cadere il copione!
Se durante le prove, malauguratamente, cadesse il copione ad uno degli attori, si tratterebbe di una vera e propria sventura. Poiché questo rappresenterebbe la “caduta” dello spettacolo, in altri termini un flop per la compagnia.
Per scongiurare la malasorte l’attore a cui cade il copione deve raccoglierlo e sbatterlo per tre volte a terra nel punto esatto in cui è caduto, in modo da salvare lo spettacolo, ma nessun altro deve intervenire se non il diretto interessato.
“BREAK A LEG!”
Ogni formula augurale prima dell’inizio di uno spettacolo, in ogni tradizione teatrale, è assolutamente vietata. Bandite, quindi, da ogni palco espressioni come “buona fortuna” o “auguri”, poiché non risulterebbero di buon auspicio.
È di origine anglosassone l’espressione che porterebbe bene prima di uno spettacolo teatrale, “Break a leg”, letteralmente “rompiti una gamba”. Il motivo per cui si fa questo bizzarro augurio, è legato alla speranza che lo spettacolo vada talmente bene, che l’attore rischi di rompersi una gamba a forza di inchinarsi per ringraziare il pubblico per i numerosi applausi.
Nei teatri tedeschi, invece, l’augurio è rafforzando aggiungendo anche la rottura del collo, oltre quella della gamba “Hals und Beinbruch!”.
MERDA, MERDA, MERDA
Un rituale comune tra gli artisti prima di ogni rappresentazione, è riunirsi in cerchio e gridare “merda, merda, merda”, come augurio di buona riuscita della spettacolo e come incoraggiamento per l’intera compagnia. Poi ci si continua ad augurare “Tanta merda” gironzolando per il palco.
Questa espressione deriva dall’usanza nell’Ottocento di andare a teatro in carrozza, la presenza di molti escrementi di cavallo nei pressi di un teatro, denotava la partecipazione di un numero elevato di pubblico allo spettacolo. Motivo per cui augurare tanta merda ad un attore, significa augurargli un gran successo per la messa in scena.
MAI FISCHIETTARE
È risaputo che i fischi chiamano altri fischi, e se arrivano dal pubblico non è propriamente positivo per una compagnia teatrale, poiché determinerebbe l’insuccesso dello spettacolo.
L’origine di questa superstizione risale al periodo in cui i tecnici di scena, per comunicare tra loro dietro le quinte, erano soliti comunicare attraverso brevi fischi. Di conseguenza, un fischio fuori campo potrebbe compromettere la buona riuscita dell’intero spettacolo, poiché potrebbe essere interpretato dai tecnici come un segnale.
NON DIRE MACHBET!
Conosciuta con lo pseudonimo di “Dramma scozzese” è una rappresentazione considerata maledetta: archetipo della brama di potere e dei suoi pericoli è Macbeth, la più breve tragedia mai scritta, nonché tra le più importanti e conosciute composta da William Shakespeare tra il 1605 e il 1608.
Sono molte le superstizioni legate a questa tragedia, tanto che pronunciarne ad alta voce il vero nome in un teatro è considerata come un’indelicatezza capace di trasformare qualsiasi spettacolo in un fiasco.
Oltre che il titolo dell’opera, è sconveniente pronunciare le frasi rituali delle streghe, perché secondo la leggenda pare che Shakespeare avrebbe copiato da una congrega di streghe alcuni degli incantesimi riportati nel testo del Macbeth e che, queste ultime, non avendo gradito il gesto, avrebbero maledetto il dramma.
IL CHIODO STORTO
Dopo tanti gesti scaramantici, un po’ di fortuna! Infatti trovare un chiodo storto sul palcoscenico, è un segnale di buon auspicio e quindi della buona riuscita e del successo dello spettacolo. L’origine di questa credenza si pensa che possa derivare dal fatto che i chiodi vengono utilizzati dagli scenografi per fissare le scenografie e dai tecnici per montarle alle assi del palco. Il chiodo storto indicherebbe la fretta che l’attrezzista ha impiegato nel piantarlo, e quindi che lo spettacolo è tremendamente “atteso” dal pubblico.
FARE IL “DIAVOLO A QUATTRO”
L’origine di questo modo di dire, che notoriamente significa fare una gran confusione, ha origini proprio dal mondo teatrale.
In epoca medievale durante le rappresentazioni sacre, uno dei personaggi che non mancava mai era proprio il diavolo, che in scena cambiava repentinamente sembianze, perché così voleva la tradizione. Per far sì che il personaggio cambiasse sembianze da una scena all’altra e non potendo attendere tempi lunghi per i cambi d’abiti, all’epoca molto laboriosi, era necessaria la presenza di ben quattro attori per le diverse interpretazioni. Questo generava una gran confusione dietro le quinte, da qui l’origine del modo di dire “Fare il Diavolo a quattro”.
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