Paolo Fresu ha cinquantotto anni e ne ha percorsi più di quaranta insieme alla sua compagna di strada e di una vita: la tromba.
Oggi – con all’attivo quattrocento dischi e innumerevoli riconoscimenti, collaborazioni anche con i nomi più importanti della musica afroamericana degli ultimi trent’anni, tra cui Omar Sosa, Carla Bley, Steve Swallow, Dave Douglas, ecc e progetti che lo vedono impegnato in ogni parte del globo – è tra i più grandi musicisti jazz viventi.
Paolo Fresu è originario di Berchidda, un piccolo paese in provincia di Sassari di circa tremila abitanti ai piedi del monte Limbara, diventato da trentadue anni una vetrina internazionale nella Sardegna del Nord, grazie al “Time in jazz”, festival di cui è direttore artistico e che ogni anno, ad agosto, è incontro di musica, letteratura, cinema e ambiente.
La Sardegna, quella terra umile e semplice non l’ha di certo abbandonata – anche se si divide tra Bologna e Parigi – ma l’ha protetta, valorizzata e regalata a tutto il mondo.
Fresu infatti pensa in sardo, parla con la musica, e con la sua tromba dal suono caldo e riconoscibile, da voce a quel “rumore dell’anima” conquistando un pubblico sempre più vasto.
Il jazz, stato dell’anima, «la musica della libertà, perché non solo ci rende liberi ma fa bene dentro così che si possa vivere meglio fuori» – per usare le sue parole – genere musicale che ha assorbito e rielaborato impulsi provenienti dalle più diverse culture. Il jazz fotografa il presente e così Paolo Fresu diventa un instancabile poeta- viaggiatore- osservatore. Nella sua musica racconta il mondo ed emoziona.
SUONARE COME SCRIVERE… DA QUI NASCONO LE POESIE JAZZ PER CUORI CURIOSI
Suonare è un po’ come scrivere. Musica e parole sono due linguaggi diversi che si annusano e si toccano.
E così quelle parole, suggestioni, pensieri appuntati su riviste di bordo di aerei e treni, fra uno spostamento e l’altro, sono state raccolte nel volume Poesie jazz per cuori curiosi edito da Rizzoli.
«I testi possibili di un album improbabile di un musicista che suona la tromba». Un taccuino di viaggio intimo da cui affiorano riflessioni sulla musica e sull’arte, sulla diversità e sull’esistenza.
TERRA
C’è un’idea di terra
che accomuna il mondo.
Quella della scoperta e del rispetto.
E non può esserci rispetto dell’altro
se non si prova a conoscerlo.
La musica tende sempre la mano verso il diverso
ed è la buona metafora del viaggio.
E se viaggio è scoperta
la terra ne è l’essenza.
Luogo di tutti e da tutto calpestato
in rotte vicine e lontane.
C’è anche una pagina dedicata all’Aquarius, la nave di soccorso gestita dall’organizzazione umanitaria europea Sos Mediterranee e diventata simbolo della battaglia sui migranti, e che l’artista ha visitato.
(Paolo Fresu è anche testimonial di Amnesty International e Fondazione Francesca Rava, n.d.r)
AQUARIUS
L’Aquarius sbuffa
come un toro nell’arena
perché sa di non poter riposare
perché il mare non attende e non perdona.
Nella sala ci sono i disegni fatti dai bambini.
Un piccolo elefante,
un uccello e una gabbia.
“Bienvenue Aquarius” è scritto con un collage di carta.
Accanto, “Home” è stato aggiunto da qualcuno
che finalmente, si è sentito a casa.
L’odore di cherosene dalla sala motori
sa di vita e sa di morte,
come quel gasolio dei gommoni
che corrode pelle, pensieri e futuro.
Difficile, a volte, riuscire a passare
fra i corpi inermi dei tanti.
Difficile accettare
che tanti non si siano potuti raccogliere.
Né accogliere.
Non mancano, nel suo viaggio, le leggende della musica jazz che hanno cambiato il mondo. John Cage, Billie Holiday, John Coltrane, Charlie Parker, Miles Davis.
Pagina dopo pagina, poesia dopo poesia, racconto dopo racconto, scorrono le illustrazioni eleganti e oniriche di Anna Godeassi, una delle più note e stimate illustratrici italiane, contribuendo ad aprire al lettore scenari insospettati di meditazione e lussureggiante fantasia”.
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