Deve la storia essere veramente lo specchio della vita umana, non per narrare asciuttamente i casi occorsi a un principe o a una repubblica, ma per avvertire i consigli, i partiti ed i maneggi degli uomini, cagione poi delle felici od infelici azioni.
Numerosi furono i viaggi che intrapresi tra Roma, Firenze, Arezzo e Venezia dipingendo diverse opere e intensificando sempre più la mia produzione di pale d’altare. Ad Arezzo mi dedicai alla decorazione della mia personale abitazione, trasformata oggi in un museo.
Nel 1550 uscì la prima edizione dell’opera a cui è più legata la mia fama – le Vite de’ più eccellenti architetti, pittori e scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri – in cui riordino tutto il materiale raccolto dal 1540 sulla vita e sulle opere degli artisti da Cimabue in poi.
Essa rappresenta il primo esempio grandioso di moderna storiografia.
Probabilmente molti non sanno che contribuii persino alla costruzione degli Uffizi a Firenze su richiesta di Cosimo I de’ Medici e alla ristrutturazione di Palazzo Vecchio.
Nel 1568, intanto, portai a compimento la seconda stesura delle Vite, che rispetto all’edizione d’esordio, la successiva presenta l’aggiunta di numerose integrazioni e correzioni sia sotto il profilo stilistico che critico.
Con le sue 18 edizioni italiane e 8 traduzioni straniere, il libro riscosse un grande successo nella sua nuova veste arrivando a rappresentare una pietra miliare della storiografia artistica: un punto di riferimento ancora oggi fondamentale per lo studio della vita e delle opere degli oltre 160 artisti che vi sono descritti.
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