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RITRATTO D’ARTISTA: FRANCA RAME

Attrice, drammaturga e politica, Franca Rame è stata una grande donna, diventata un’icona del femminismo, segnando con le sue performance teatrali e con le sue battaglie politiche e sociali, il Novecento italiano.

 

Franca Pia Rame, questo il suo nome per esteso, nasce a Villastanza, frazione di Parabiago, alle porte di Milano, il 18 luglio 1929, “in una famiglia con antiche tradizioni teatrali, maggiormente legate al teatro dei burattini e delle marionette”, calcando la scena sin da bambina. All’età di 21 anni, assieme alla sorella, si dedica al teatro di rivista, collaborando con il grande comico e sceneggiatore teatrale Marcello Marchesi. L’incontro e il matrimonio con Dario Fo, avvenuto il 24 giugno 1954, da cui nel ’55 nacque il loro unico figlio Jacopo, la consacra definitivamente al teatro e all’impegno politico e sociale. Nel 1958, la coppia, istituisce la Compagnia omonima Dario Fo – Franca Rame, ottenendo un grande successo negli anni a seguire all’interno dei più importanti teatri italiani e del mondo. Nel 1968 aderirono e sostennero vari gruppi di protesta, dal collettivo Nuova Scena all’organizzazione Soccorso Rosso Militante. Il sodalizio artistico della coppia durerà per oltre cinquant’anni, con centinaia di spettacoli che spaziano dalla farsa alla commedia dell’arte al teatro politico civile e sociale (Morte accidentale di un anarchico defenestrato, Non si paga, Mistero Buffo, Il Fanfani rapito…)

LA VIOLENZA E LO STUPRO

Il 9 marzo 1973 l’attrice fu aggredita da cinque uomini che la sequestrarono e stuprarono a turno, abbandonandola in strada in stato confusionale. Il piano, nato negli ambienti di estrema destra, per colpire l’attrice “la compagna di Dario Fo” che collaborava con Soccorso Rosso nelle carceri e che si era esposta sul caso Pinelli. Per quello stupro non c’è mai stata nessuna condanna: a 25 anni dal fatto, solo la prescrizione. Un evento drammatico e brutale che la segnò profondamente e che ebbe la forza di raccontare, otto anni dopo, nello spettacolo teatrale “Tutta casa, letto e chiesa” con il monologo “Lo Stupro”, e nel 1988, in diretta Rai nella trasmissione Fantastico condotta dall’amico Adriano Celentano. E’ il grido dignitoso a tutte le donne vittime di violenza.

 

GLI ULTIMI ANNI

Nel 2006 fu eletta senatrice in Piemonte per l’Italia dei Valori, decidendo di lasciare poi l’incarico nel 2008, non condividendo più gli orientamenti governativi.Le «istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato».

Nel 2009 scrisse assieme al suo compagno di vita e di teatro, la sua autobiografia intitolata “Una vita all’improvvisa” pubblicata dalla casa editrice Guanda. Il 19 aprile 2012 l’attrice fu colpita da un ictus e ricoverata d’urgenza, malattia che ha portato poi alla sua morte avvenuta il 29 maggio 2013.

Franca Rame è stata una donna di lotta e di palcoscenico che ha contribuito e non poco all’emancipazione femminile come autrice, attrice e attivista politica, raccontando e dando voce- insieme al marito Dario Fo – alle problematiche del nostro tempo.

LA LETTERA D’AMORE A DARIO SCRITTA QUALCHE MESE PRIMA DI MORIRE

Dal blog di Franca Rame sul Fatto Quotidiano, 30 gennaio 2013:

«Sono felice di aiutare Dario che è il MIO TUTTO, curare i suoi testi, prepararli per la stampa, ma mi manca qualcosa… quel qualcosa che non mi fa amare più la vita. È per questo che voglio morire. Ma non so come fare. Immersa nella vasca da bagno e tagliarmi le vene? Poi penso allo spavento di chi mi trova in tutto quel rosso. Buttarmi dalla finestra, ma sotto ci sono gli alberi e finisce che mi rompo tutta senza morire: ingessata dalla testa ai piedi. Avvelenarmi con sonniferi…ci ho già provato una volta…tre, quattro pastiglie e acqua… avanti così per un po’ e mi sono addormentata con la testa sul tavolo… Insomma, morire è difficilissimo! A parte che mi ferma anche il dolore che darei a Dario a Jacopo alla mia famiglia, Nora, Mattea, Jaele (la più bella della famiglia) e tutto il parentado…alle amiche, amici. Penso anche al mio funerale e qui, sorrido. Donne, tante donne, tutte quelle che ho aiutato, che mi sono state vicino, amiche e anche nemiche… vestite di rosso che cantano “bella ciao”. (…) “Ah sì…Hai ragione…Sì, potrei farlo…ma poi penso a Dario la sera sperduto davanti alla tv… che se ne va a letto senza chiudere né tapparelle, né porta. Lo sento che si gira e rigira tra le lenzuola pensandomi…preoccupandosi e…quindi sto qui, accanto a lui. Lo amo tantissimo…ma sono proprio triste… infelice…ciao me ne vado… ”Ma dove vai? Ti vuoi nascondere a piangere? Piangi qui piccola…tra le mie braccia…” All’improvviso si ingrandisce a vista d’occhio si trasforma in una coperta di lana morbida lucente e mi avvolge tutta. Un brivido di piacere attraversa il mio corpo… mi sento via via rilassata e sulla bocca mi spunta un sorriso…il più dolce della mia vita. Caro Dario tutto quanto ho scritto è per dirti che se non torno in teatro muoio di malinconia. Un bacio grande…».

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