Si chiama Woodstock 50 ed è già candidato ad essere l’evento più atteso dell’estate 2019.
L’appuntamento dovrebbe essere previsto dal 16 al 18 agosto per celebrare l’anniversario dei Cinquant’anni del Festival di Woodstock (15 agosto 1969) attraverso un concerto musicale a dir poco epico, in grado di coinvolgere ben sessanta artisti su, forse, tre palchi a disposizione (inclusi Robert Plant, John Forgerty, Carlos Santana, Crosby e altri che si esibirono durante il Festival del ‘69)
Dovrebbe perché, nonostante il suo organizzatore, Michael Lang, si dica certo della sua effettiva messa in atto in un misto di hip-hop, rock e pop con l’obiettivo di ricreare una manifestazione sensibile ad un nuovo attivismo di cambiamento sociale (e lontano, perciò, dalle frivolezze di Woodstock ’99 che Lang ha più volte definito «una grande festa da televisione»), gli impedimenti per la sua realizzazione sembrano assai numerosi.
Il primo degli ostacoli è il luogo.
La Watkins Glen International, il circuito automobilistico nello stato di New York dove si sarebbe dovuto svolgere inizialmente l’evento, ha da poche settimane rescisso il contratto a causa dell’impossibiltà di creare un’adeguata rete di sicurezza per accogliere i più di 150.000 astanti previsti, oltre all’impossibilità di riuscire a fornire aree campeggio a norma.
Questa commemorazione, poi, ha già dovuto affrontare ulteriori battute d’arresto, come le perdite di un partner finanziario e di società di produzione, tanto che i rimandi ai ben più famosi imprevisti del primo Festival si sono sprecati.
Ma, appunto, ritornando alla fonte, com’è nato e si è svolto il più grande raduno rock della Storia ovvero il Festival di Woodstock del 15 agosto del 1969?
Tutto è partito da un semplice annuncio di giornale.
1969: quattro giovanissimi ragazzi di non più di ventisett’anni (John Roberts, Joel Rosenman, Artie Kornfeld e Mike Lang) rilasciano sul New York Times uno stravagante annuncio pubblicitario: “Giovani con capitale illimitato sono alla ricerca di interessanti opportunità di investimento e business, legali.”
Dopo aver scelto di puntare sulla proposta di creare uno studio di registrazione all’avanguardia per i giovani musicisti che affollavano oramai la scena underground di New York, i quattro hanno come idea successiva quella di tirar su un concerto rock in grado di ospitare fino a 50.000 persone la cui finalità sarebbe stata proprio quella di fare pubblicità al loro neonato studio di registrazione.
L’operazione è ribattezzata “An Aquarian Exposition” e Walkill, vicino New York, è ufficialmente scelta come sede per le tre goderecce giornate di puro rock del 15-16-17 agosto 1969, rispettivamente da 7-13-18 dollari a biglietto.
Così come succederà Cinquant’anni dopo, con “Woodstock 50”, a meno di due settimane dall’apertura del Festival i problemi logistici sembrano però sempre più grandi.
La cittadina di Walkill, composta in maggioranza da braccianti e operai, riesce a far approvare il 2 luglio 1969 una legge che vieti il concertone nel proprio circuito e nel raggio di alcune miglia, con la speranza di evitare che “un mucchio di drogati” si riversse nelle loro rispettabilissime strade.
A metà luglio il Festival è ancora in alto mare, nonostante gli oltre centocinquantamila biglietti venduti.
Sarà il proprietario del Motel El Monaco, Elliot Tiber, a suggerire a Mike Lang di interpellare Max Yasgur, proprietario di un caseificio di oltre 600 acri a ridosso di uno stagno (stagno che poi diventerà famoso nei reportage sul Festival per quei bagni svestiti) a Bethel, New York, affinché acconsentisse di ospitare il raduno.
Yasgur accetta immediatamente e suggerisce agli organizzatori, di fronte all’impossibilità di allestire per tempo padiglioni, bagni e recinsioni, di rendere la kermesse totalmente gratuita.
E’ sempre a Yasgur che si deve il nome “Festival di Woodstock”, sostenendo che tutti i popoli del mondo avrebbero dovuto ispirarsi proprio ai giovani spettatori del concertone, in nome di “un futuro più luminoso e pacifico.”
Data di partenza: 15 agosto 1969.
A Woodstock iniziano a radunarsi circa 500.000 partecipanti, forse un milione, visto che le stime son fatte ad occhio.
Nonostante il pasticciaccio organizzativo, l’ingegnere del suono, Bill Hanley, riesce a costruire sulle colline delle strutture speciali per gli altoparlanti, aggiungendone altre in gruppi da sedici in una piattaforma quadrata lungo tutto il restante percorso. Dietro il palco installa anche tre trasformatori che da 2.000 Ampere di corrente per alimentare l’apparato di amplificazione e poter diffondere un suono più nitido possibile.
Venerdì 15 agosto, appunto. Richie Havens sale sul palco e dà ufficialmente il via alla rassegna più importante della Storia della musica rock con il brano “High flyin’ bird”.
Sopra la cover di “Freedom”, cantano e danzano migliaia di giovani hippies, in lotta contro la cultura dominante e a favore della fratellanza, dell’uso di droghe per scopi puramente ricreativi e della pace nel mondo.
La prima giornata, venerdì, è dedicata al folk, musica profondamente intrecciata al movimento hippy.
Salgono sul palco artisti come Bert Sommer, The Incredible Sting Band, Arlo Guthrie …eccetera,eccetera!
Grande assente Bob Dylan, uno dei padri del folk, rimasto quei giorni accanto al capezzale del figlio malato.
La madrina della giornata è Joan Baez, è al sesto mese di gravidanza e ancora non sa che, mentre è sul palco a suonar la chitarra, suo marito David Harris è appena stato arrestato da un’altra parte della città in quanto pacifista e disertore.
La seconda giornata, sabato, si alternano musicisti leggendari da Janis Joplin ai Grateful Dead, dai Creedence Clearwater Revival ai Quill.
Gli ultimi a suonare sono i Jefferson Airplane, fino alle 9 del mattino.
Alle 16;00 raggiungono il palco Gli Who per prendere un’ovazione impressionante, soprattutto sul lancio della chitarra di Townshend fra il pubblico.
L’ultima giornata, domenica, è di David Crosby, Graham Nash, Neil Young, The Band, Johnny Winter e chi più ne ha più ne metta!
Molti partecipanti al festival nell’ultima giornata andarono via molto presto ma, per i 200.000 ascoltatori rimasti, ecco salire sul palco Jimi Hendrix!
La sua Strotocaster urla a squarciagola contro la guerra in Vietnam, le bombe lanciate ed i soprusi sulle minoranze.
Una esibizione che è tuttora considerata fra le pietre miliari della storia del rock (e per quelli che ancora non l’hanno vista, vi consiglio di recuperarla con “Woodstock – Tre giorni di pace, amore e musica” di Michael Wadleigh, documentario del 1970 realizzato grazie alle riprese che migliaia di ragazzi fecero durante le tre giornate)
Ovviamente l’assenza di alcune leggende si farà sentire.
Non solo quella di Dylan ma di John Lennon che rifiuta perché gli organizzatori non avevano approvato la band di Yoko Ono, la Plastic Ono Band, sul palco in quanto poco conosciuta dal pubblico, l’assenza dei Led Zepplin che, al contrario di Lennon, rinunciano proprio per non essere inglobati nelle mischia, dei Jethro Tull, visto che Ian Anderson è del tutto contrario alla cultura hippy e come dimenticare poi quella dei Doors che preferiscono evitare il palco dopo i guai giudiziari per presunti atti osceni in luogo pubblico del buon Morrison?
A questi grandi assenti seguono poi le leggende su Woodstock, così tante che si sprecano, la più buffa è l’ipotesi (ovviamente infondata) che il Festival fosse stato in realtà organizzato dalla CIA per tentare di sterminare più pacifisti possibili a suon di musica, marijuana ed LSD o di quella su due “capellone” che avevano partorito proprio quando il concerto era ancora in corso.
A parte questo, a Woodstock non ci sono stati scontri, litigi o bronci.
Tutti i ragazzi si dedicheranno armoniosamente all’ascolto della musica, delle aperture delle porte della percezione tramite le droghe e alle gioie del sesso libero.
Fa ridere, adesso, che l’unico episodio impetuoso durante il concerto fosse avvenuto proprio sul palco quando Townshend colpisce con la chitarra in testa il leader hippie Abbie Hoffman che gli strappa di colpo il microfono per gridare «Penso che questo sia un mucchio di merda! Mentre John Sinclair marcisce in prigione!».
Insomma il Festival di Woodstock rappresenta uno degli eventi più importanti che siano mai stati realizzati,non solamente a livello musicale ma storico-sociale.
Un momento perfetto dove migliaia di ragazzi, stringendosi le mani e cantando, predicheranno i principi di pace e dell’amore per l’intera umanità.
Un momento perfetto che forse non ritornerà più.
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