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MARCELLO MASTROIANNI: IERI, OGGI E DOMANI

Un viso dai bei lineamenti, uno sguardo seducente, intenso, ma velato da quella malinconia che lo ha sempre caratterizzato.  Quella voce “timbrata… leggermente velata, in grado di far vibrare all’istante una preziosa corda malinconica” per citare le parole del gigante della critica cinematografica italiana, Tullio Kezich.

Sono questi i segni particolari di Marcello Mastroianni, attore tra i più amati del nostro cinema.

Nato a Fontana Liri, nel frusinate, il 26 settembre del 1924 ma registrato all’anagrafe solo due giorni più tardi il 28, Marcello cresce in una famiglia di umili origini vivendo dapprima a Torino e poi trasferendosi definitivamente a Roma nel quartiere San Giovanni. Comincia giovanissimo a dedicarsi al mondo dello spettacolo: è in “Marionette” di Carmine Gallone, “La corona di ferro” di Alessandro Blasetti, “I bambini ci guardano” di Vittorio De Sica, fino all’incontro con Luchino Visconti avvenuto negli anni del Centro Universitario Teatrale, frequentato anche da Giulietta Masina e Silvana Mangano.

Sarà proprio il regista di “Ossessione” a decretare il suo ingresso nel mondo del teatro offrendogli il primo ruolo da professionista in lavori come “Rosalinda o Come vi piace” e “Un tram che si chiama desiderio”, entrambi andati in scena al Teatro Eliseo di Roma.

Parallelamente al mondo teatrale interpreta diversi ruoli sotto la regia di Luciano Emmer (“Domenica d’agosto”, “Parigi è sempre Parigi”, “Le ragazze di piazza di Spagna”), Carlo Lizzani (“Cronache di poveri amanti”) ancora Luchino Visconti ne “Le notti bianche” tratto dall’omonimo romanzo di Fëdor Dostoevskij.

In “Peccato che sia una canaglia” (1954) di Alessandro Blasetti nel ruolo di Paolo Silvestrelli, un ingenuo e comico tassista romano, Mastroianni incontra per la prima volta Sophia Loren. Il primo di una lunga serie che li vedrà nuovamente insieme: la coppia infatti reciterà in altre dodici pellicole tra i quali spiccano “Ieri, oggi e domani” (1963), “Matrimonio all’italiana” (1964), entrambi diretti da Vittorio De Sica e “Una giornata particolare” (1977) di Ettore Scola. Un’amicizia profonda, un sodalizio artistico tra i più riusciti del cinema italiano.

 

 

 

L’INCONTRO CON FEDERICO FELLINI, SUO ALTER EGO, E I SUCCESSI.

Nel 1958 Marcello Mastroianni è nel cast del film “I soliti ignoti” diretto da Mario Monicelli e due anni dopo in quello di “Adua e le compagne” (1960) per la regia di Antonio Pietrangeli al fianco di Simone Signoret e Sandra Milo. Tuttavia raggiunge l’apice della carriera negli anni Sessanta con due capolavori firmati da Federico Fellini, “La dolce vita” (1960) e 8 ½ (1963).

 

 

Mastroianni, grazie a Fellini, incarna il mito della dolce vita e del “latin lover”, etichetta che lui stesso cercò di scrollarsi interpretando le parti più diverse: il marito impotente ne “Il bell’Antonio” diretto da  Mauro Bolognini, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati, il prete ricattatore Don Gaetano in “Todo Modo” (1976) di Elio Petri ispirato al romanzo omonimo di Leonardo Sciascia e infine un omosessuale in “Una giornata particolare” di Ettore Scola (1977), senza dubbio una delle sue prove migliori.

Con il regista surreale, poetico e visionario, Mastroianni lavorerà anche ne “La città delle donne” (1980) nel ruolo di Marcello Snaporaz che era il fumettistico soprannome che Fellini gli aveva dato, “Ginger e Fred” (1986) e “Intervista” (1987).

Una vita tra parentesi come la definì lui stesso tra un set e l’altro. Oltre 160 pellicole, un susseguirsi di successi a fianco dei più grandi registi: Visconti, Ferreri, Monicelli, Bellocchio, De Sica, Comencini, Bolognini, Scola. Tanti i riconoscimenti: 2 Golden Globe, 2 Premi BAFTA, 8 David di Donatello, 8 Nastri d’argento, 5 Globi d’oro e un Ciak d’oro. Nel 1990 gli venne conferito anche il Leone d’oro alla carriera.

 

LE SUE TANTE DONNE 

Nel 1945 il bel Marcello ebbe una relazione con una giovane aspirante attrice destinata a diventare un’icona, Silvana Mangano, conosciuta al Centro Universitario Teatrale. Un amore giovanile, spensierato lei aveva 19 anni, lui 22. Con Flora Carabella, attrice teatrale e cinematografica, convola a nozze nel 1950. La coppia si separerà nel 1970 senza mai divorziare, e da cui ha avuto la figlia Barbara, costumista scomparsa nel 2018. Sul set di “Amanti” (1968), storia d’amore diretta da Vittorio De Sica, conobbe con Faye Dunaway, con la quale ebbe un rapporto intenso e sofferto durato tre anni.

Nel 1972 sul set del film “La cagna” di Marco Ferreri, conobbe Catherine Deneuve. Un amore vissuto alla luce del sole da cui nascerà, Chiara, la sua seconda figlia. Ma Marcello non si sarebbe mai separato dalla moglie e così l’attrice francese lo lascia. Poi la volta di Anna Maria Tatò, autrice di “Mi ricordo, sì… io mi ricordo”, considerato il testamento emotivo dell’attore, compagna che gli resterà accanto per 22 anni, fino alla scomparsa, avvenuta nella sua casa di Parigi il 19 dicembre 1996.

In un’intervista a Oriana Fallaci confesserà:

«Ne ho avute molte, è vero. E quasi sempre attrici dei miei film, è vero. Il motivo è duplice. Primo: al di fuori della gente con cui lavoro in un film, non incontro nessuno. Secondo: le attrici sono belle e io sono attratto dalla bellezza».

 

 

 

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