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UMANITÀ AUMENTATA: LE OPPORTUNITÀ E I RISCHI DEL RAPPORTO UOMO – MACCHINA

Umanità aumentata: le opportunità e i rischi del rapporto uomo-macchina

Il rapporto tra uomo e macchine, dai computer agli smartphone, passando per le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale e dell’Internet delle cose, è sempre più al centro dell’attenzione. La strada che dal presente ci accompagna verso il prossimo futuro passa attraverso delle sfide storiche per l’umanità: riuscirà il genere umano a mettere al proprio servizio la tecnologia, migliorando la qualità della vita e la tutela del pianeta? Oppure è reale il rischio paventato da molti di generare una società sempre più schiava delle macchine?

Da diversi decenni, la tecnologia è entrata in maniera prorompente nelle nostre attività quotidiane, come dimostrano i progetti che hanno sfruttato le possibilità del digitale per rendere disponibile a tutti, e in un istante, il nostro patrimonio culturale a partire dalle migliori e più fornite biblioteche. È il mondo dei cosiddetti big data, termine anglosassone con cui si indica una raccolta di dati così estesa in termini di volume, velocità di accesso e varietà che necessita, per poter essere sfruttata appieno, di tecnologie e metodi di analisi inimmaginabili fino a trent’anni fa.

Nella vita pratica ciò sta portando alla luce quei fenomeni conosciuto come “realtà aumentata” e “realtà virtuale”. Molti di noi ci convivono tutti i giorni e neanche se ne rendono conto: basta guardare con più attenzione a ciò che abbiamo nella tasca. I nostri smartphone, infatti, implementano dei sistemi che aumentano la percezione del mondo, offrendoci delle informazioni che vanno oltre i nostri 5 sensi. Per esempio, tutti usiamo la geo localizzazione e internet, per conoscere istantaneamente dove siamo, trovare il miglior ristorante della zona in pochi secondi e ricevere le indicazioni per arrivarci seguendo il tragitto più breve. Questo tipo di tecnologie aprono a una miriade di possibilità che, innanzitutto nel campo militare e medico (si pensi alla chirurgia robotica a distanza) e successivamente a tutti gli utenti, offriranno tantissimi vantaggi ma anche dei rischi da non sottovalutare.

pexels-photo-756440.jpegFonte: Pexels Autore: mali maeder Licenza: CC0 1.0

UN PUNTO DI SVOLTA

Questa incredibile capacità di raccogliere dati e rielaborarli per dare nuove soluzioni si chiama “machine learning” e sottolinea l’abilità di apprendimento automatico delle macchine, che possono imparare e accrescere le loro funzionalità in maniera sempre più rapida e, forse, imprevedibile. Ciò costringe l’essere umano a prendere delle decisioni cruciali per il futuro della nostra civiltà. 

Tanto che persino il governo e le istituzioni italiane hanno costruito un tavolo di riflessione e di operatività immediata, per monitorare il fenomeno e capire come poter aiutare le aziende ad adeguarsi rapidamente a questa nuova realtà e allo stesso tempo ridurre i rischi che si nascondono dietro l’uso di queste nuove tecnologie. Per questo si è pensato di creare un Istituto italiano per l’intelligenza artificiale, per attrarre le migliori menti mondiali e formare le nuove generazioni che svilupperanno l’IA italiana. Allo stesso tempo si vuole dare un ruolo attivo alla Rai, attraverso campagne informative sui pericoli della tecnologia, con risposte pratiche ai dubbi dei cittadini, puntando sull’educazione digitale per un uso consapevole dell’IA.

Già oggi usando uno smartphone ci si rende conto dei rischi presenti a causa di un uso fuori controllo di questa tecnologia. Si pensi alla violazione della nostra privacy perpetrata attraverso il mondo dei social: in certe situazioni, un utente potrebbe addirittura trovarsi nella spiacevole situazione di essere raggirato da una macchina che, tramite un algoritmo, tenta di prevedere le sue mosse per trarne un vantaggio. Per esempio, è certo che diversi profili social su Twitter, Facebook e Instagram siano interamente gestiti da bot, con l’intento di diffondere notizie false, ma anche rubare foto, liste contatti e altre informazione private. Inoltre, soprattutto dalla presentazione del bot Sophia, tutti si sono resi conto quanto difficile sia distinguere un umano da un chatbot che, se usato con intenzioni malevoli, può essere uno strumento per truffare, spiare o hackerare il malcapitato di turno.

Anche nel mondo dell’i-gaming alcuni utenti usano dei poker bot che giocano in maniera sistemica per cercare di massimizzare le vincite. Per questo la conoscenza di certi meccanismi è fondamentale per poterli riconoscere e, di conseguenza, attuare le giuste strategie per avere la meglio sui loro algoritmi e l’intelligenza artificiale che gli sta dietro.

34328656564_9d90ac8aff_b.jpg >>>>>Fonte: Flickr Autore: ITU Pictures Licenza: CC BY 2.0

IL MONDO DEL LAVORO

I lavoratori, soprattutto nei paesi più sviluppati, si troveranno presto di fronte a sfide importanti. Le nuove tecnologie, anche grazie ai passi avanti dei big data, stanno già ridisegnando i rapporti produttivi, con evidenti ricadute sulla vita di tutti i giorni.

Diversi i punti salienti di questo cambiamento:

  • Efficienza e opportunità mai vissute prima nella storia umana, che porterà l’uomo a superare i propri limiti.
  • Tecnologia vissuta come estensione delle persone, trasformate da produttori a conducenti digitali dei processi gestiti dalle macchine, in interconnessione con l’uomo.
  • Capacità di rispondere in tempo reale e puntuale a ogni nuova sfida, grazie alla profilazione di dati, comportamenti e problemi, anche al momento solo eventuali.
  • Cura automatizzata e predittiva delle persone, grazie all’intelligenza artificiale che sostituirà l’uomo in certe attività delicate.

Tutto roseo, quindi? No. I problemi e i rischi infatti non mancano. Le prospettive più pessimistiche fanno pensare che la maggior parte dei lavoratori diverrà inutile, essendo le abilità umane quasi totalmente replicabili dalle macchine con maggiore efficienza e minor costo. Ciò comporterà necessariamente un adeguamento delle competenze dei lavoratori e, allo stesso tempo, bisognerà fare in modo che i giovani ricevano il giusto tipo di educazione orientata ad acquisire le conoscenze necessarie per gestire l’IA e le nuove tecnologie che verranno. Infatti, per la prima volta nella storia, oggi ci troviamo nella situazione di non poter prevedere quali saranno i reali sviluppi del mondo del lavoro e della società nei prossimi 10/15 anni. La Dell, attraverso il suo programma di monitoraggio del progresso digitale, sostiene che l’85% delle professioni che si faranno nel 2030 non sia stato ancora inventato, il ritmo di cambiamento è così elevato che la capacità di adattarsi e imparare “in corsa”, ricorrendo alla realtà aumentata e virtuale, saranno le uniche abilità che potranno fare di una persona un lavoratore ricercato.

COSA FARE?

I più ottimisti vedono in questa ennesima rivoluzione tecnologica la soluzione di tutti i mali sociali e del pianeta. Per far si che ciò possa davvero avvenire, bisognerà arrivare preparati. Da un lato lavorare per fare in modo che la relazione tra umanità e macchine si evolva verso una reale partnership e non in una competizione uomo VS macchina. Facendo lavorare in sinergia la creatività e la passione umana con l’efficienza, velocità e automazione delle macchine, per uscire da quello scenario da “lotta per la sopravvivenza” in cui il mondo moderno si sta trasformando. Insomma, ora più che mai sarà la nostra coscienza a decidere che direzione intraprendere.

 

 

 

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