Quando si parla di moda è un po’ come camminare in un campo minato, pieno di buche e bombe pronte ad esplodere sotto i piedi. Questo perché la moda è sicuramente un’opinione e non una scienza esatta, eppure c’è chi ha fatto della moda stessa un paradigma universale. Parliamo di Walter Albini, l’italiano di Busto Arstizio per cui fu coniato l’epiteto di stilista e che inventò la moda prêt-à-porter.
La carriera di Walter Albini inizia molto presto. Nato il 3 Marzo del 1941 fu l’unico membro della sua famiglia ad intraprendere una carriera artistica all’istituto d’arte di Torino e , già in giovane età, inizia a collaborare con schizzi e disegni strutturati, con riviste d’arte e di moda specializzate. Giovane artista, già le ’63 inizia a realizzare i primi abiti per Gianni Baldini e, subito dopo, conosce Mariuccia Mandelli, iconica stilista di Krizia. Presso Krizia sperimenta la metodologia dell’industria che va dal capo in maglia allo studio dei filati, dalla produzione, all’abito, allo studio dei tessuti. Verso la fine degli anni ’60 disegna per le principali case di moda italiane, per Billy Ballo, Cadette, Cole of California, Montedoro, Glans, Annaspina, Paola Signorini e Trell, collaborando anche con Gimmo Etro per i tessuti stampati.
Walter Albini ha inventato la nuova immagine della donna in giacca, pantaloni o chemisier, ha riproposto il revival come intelligente forma di ricerca e reinvenzione, ha affermato il total look, con l’estrema cura dei particolari e degli accessori, per lui ancora più importanti dell’abito. Ha ideato un modo nuovo di presentare la moda, alzando il volume della musica durante le sfilate, utilizzando location assolutamente inusuali per l’epoca, dando vita a vere e proprie rappresentazioni, creando il “fashion show” così come è comunemente inteso ai giorni nostri. Ha creato una moda pronta all’uso per tutte le occasioni della quotidianità della donna, ha contribuito a creare l’immagine che la donna ha di se stessa, cercando di non trascendere la praticità dell’abito dalla classe e lo stile.
Inconfondibile rottura degli schemi che combacia con quello che ha donato anche Krizia al made in Italy, uno stile unico e irripetibile che infonde ispirazione anche oggi, una sorta di leggerezza di tessuti non troppo pregiati, combinati tra loro per creare capi unici e personali. Quello che ha fatto Walter Albini alla moda italiana non è l’alta moda che tutti conoscono, ma è la modernità di una idea che cerchiamo ancora oggi, in altri paradigmi.
Se la moda di oggi tende allo stereotipo, quella di Albini, invece, è una moda irripetibile che vuole donare alla donna l’unicità di essere tale. Il prêt-à-porter degli anni ’70 non è quello che intendiamo oggi. In Italia negli anni ’70 si assisteva ad una rivoluzione culturale senza precedenti e, soprattutto, alla volontà femminile di emergere ed essere se stessa contro tutto e tutti. Walter Albini è stato il portavoce di un femminismo di classe che oggi non vediamo più, un oggi in cui assistiamo all’appiattimento dell’originalità e della volontà di dire la propria opinione anche attraverso lo stile e la moda. Imprescindibile paradigma!
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