Il 19 Novembre del 1901 nacque il caffè espresso, quello che tutti i giorni (o quasi) siamo abituati a bere nel nostro bar di fiducia. In quel giorno di 118 anni fa veniva, infatti, brevettata la macchia per il caffè espresso. A brevettare la macchina che avrebbe cambiato per sempre le abitudini di milioni di persone fu il milanese Luigi Brezzera.
La macchina per il caffè espresso degli inizi del Novecento era molto diversa da quella che conosciamo oggi. Si trattava, infatti, di un grosso cilindro verticale con all’interno una caldaia in ottone, mantenuta in pressione da un fornello a gas. Lateralmente alla caldaia erano posizionati dei gruppi in cui veniva messo il caffè. Per ottenere un espresso, bisognava girare un rubinetto: l’acqua in ebollizione e il vapore passavano attraverso il caffè e l’estrazione durava circa un minuto. La macchina fu presentata al pubblico per la prima volta durante l’Esposizione Universale di Milano nel 1906.
Già a fine Ottocento, precisamente nel 1884, Angelo Moriondo aveva brevettato una macchina per il caffè istantaneo. Quella di Brezzera però era molto diversa e innovativa soprattutto e pensiamo al prodotto finale. La macchina di Brezzera, infatti, regalava un caffè cremoso e dal gusto e dall’odore intenso, molto più della macchina di Moriondo.
Luigi Brezzera, poi, capendo la grande innovazione della sua macchina per il caffè espresso, nel 1902 vendette il brevetto ad un’altra grande azienda milanese, La Pavoni, che iniziò a produrre una macchina per il caffè al giorno, cambiando radicalmente le abitudini degli italiani. È però nel 1945 che, grazie ad Angelo Gaggia , la macchina del caffè assume le sembianze che conosciamo oggi. La macchina di Gaggia funzionava con un sistema a leve.
La grande tradizione italiana del caffè espresso è, quindi, frutto di ricerca, creatività e innovazione ingegneristica.
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