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WIKILEAKS, 28 NOVEMBRE 2010: QUANDO L’INFORMAZIONE CAMBIÒ IL SUO VOLTO

La data del 28 novembre 2010 sarà sempre ricordata come l’11 settembre del giornalismo informatico.

L’organizzazione senza scopo di lucro WikiLeaks fondata, nel dicembre 2006, dal giornalista australiano Julian Assange con l’intento di ricevere in modo anonimo documenti coperti da segreto (di Stato, militare, industriale, bancario) per poi caricali sul proprio sito omonimo, pubblica online oltre 25.0000 documenti politici segreti.

I documenti messi sul sito sono “cablogrammi diplomatici” inviati al Dipartimento di Stato a Washington dalle ambasciate di ogni parte del mondo, nonché delle oltre 8.000 notifiche inviate come risposta alle sedi diplomatiche.

Contengono principalmente valutazioni dei leader mondiali e il giudizio degli ambasciatori USA sui Paesi nei quali sono stati ospitati ma anche le prove delle ingerenze degli Stati Uniti nella vita politica ed economica degli alleati.

A colpire particolarmente i giornalisti e opinione pubblica sono la franchezza e, in alcuni casi, la brutale spregiudicatezza delle valutazioni contenuti in questi documenti.

I cablogrammi sono consultabili con l’aiuto di parole chiave, annuncia Wikileaks su Twitter, senza precisare se siano stati diffusi in maniera integrale o se alcuni elementi, per esempio certi nomi di persona, siano stati cancellati come avvenuto in passato.

Julian Assange (Copyright immagine)

Sull’Italia, ad esempio, ci sono circa 2.970 documenti inviati per lo più dall’ambasciata a Roma e solo una settantina dai consolati di Napoli, Milano e Firenze e abbracciano un arco di tempo di 22 anni, dal 25 agosto 1988.

La Casa Bianca condanna immediatamente questa clamorosa fuga di notizie contro la sicurezza nazionale definendola sconsiderata e, ovviamente, illegale.

In risposta a queste azioni che avrebbero messo a rischio azioni diplomatiche delicate e la vita di alcune fonti confidenziali dell’amministrazione USA, il soldato Bradley Manning, responsabile di buona parte dei leak, viene condannato a 35 anni di reclusione per la violazione delle norme contenute nell’Espionage Act. mentre Julian Assange è costretto a rifugiarsi nell’ambasciata ecuadoriana di Londra per fuggire da un’accusa -vera o presunta- di stupro che potrebbe costargli l’estradizione negli Stati Uniti dove sarebbe processato per le rivelazioni di WikiLeaks.

Attualmente numerosi attivisti stanno lottando per la scarcerazione dalla prigione londinese di Belmarsh di Julian Assange, considerato tuttora il simbolo della Libertà di stampa internazionale.

 

 

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